Fino a una settimana in pochi sapevano della loro esistenza, ma da lunedì gli italiani, soprattutto pendolari, hanno fatto - loro malgrado - la conoscenza delle scaldiglie. Perché è (anche) loro la ‘colpa’ della paralisi dei treni a Roma Termini, nel Lazio, e di conseguenza in gran parte d’Italia per quanto riguarda i convogli provenienti e diretti nella capitale. Il problema però non è che non hanno funzionato, ma che non sono state installate affatto. Ma cosa sono esattamente? E perché sono fondamentali?
#Maltempo, chiusa autostrada #A1 tra Milano e Bologna. Autostrade: "Non mettetevi in viaggio in Emilia Romagna". Treni sospesi sulle linee Genova-Milano, Genova-Torino a causa delle linee di alimentazione elettrica ghiacciate → https://t.co/s86YuMp94y pic.twitter.com/WKnj1anqbr
— Rainews (@RaiNews) 2 marzo 2018
Cosa sono
Le scaldiglie sono delle resistenze elettriche che vengono installate intorno agli scambi dei binari. Il loro scopo è quello di scaldarli quando la temperatura scende troppo e c’è il rischio che si formi il ghiaccio. A quel punto le scaldiglie si attivano e iniziano a scaldare i gli scambi: i punti di giunzione che permettono alle rotaie di riallinearsi. “Le scaldiglie non sono una cosa marginale”, ha detto nei giorni scorsi Renato Mazzoncini, amministratore delegato di Ferrovie dello Stato. “Sono delle resistenze ognuna delle quali assorbe la stessa energia di un appartamento con un impianto da 3 kWh”.
#Maltempo oltre 200 tecnici RFI al lavoro per liberare dal ghiaccio le linee di alimentazione elettrica del nodo di #Genova, che impedisce la captazione dell’energia. https://t.co/AUlDsayuhh pic.twitter.com/MPrQHoH1Np
— FSNews (@fsnews_it) 2 marzo 2018
Cosa è andato storto?
Lunedì scorso, quando il Burian ha imbiancato la capitale, gli snodi della stazione di Roma Termini sono andati in tilt, tanto da rendere necessario l’intervento degli operai per la pulizia degli scambi. Nello scalo ferroviario si contano 300 scambi ma solo la metà sono dotati di scaldiglie. Per quelli che ne sono sprovvisti si è dovuto provvedere con la pulizia manuale del ghiaccio, che ha comportato ritardi fino a 8 ore al flusso ferroviario.
#Maltempo, trasporti ancora nel caos per la #neve e la #pioggia gelata cadute al nord. Cancellati diversi treni in Liguria. Riaperte le autostrade chiuse in mattinata. In Piemonte è allerta #valanghe. Tra poco al #Tg3 pic.twitter.com/Jb67ipm2SD
— Tg3 (@Tg3web) 2 marzo 2018
Leggi anche: Vi sposterete in treno per votare? Non dovreste avere (troppi) problemi
Gelo e caos treni, le Ferrovie dello Stato: "Chiediamo scusa" #Maltempo https://t.co/VlGVF8H9kj pic.twitter.com/smCbPj4kAp
— Tgcom24 (@MediasetTgcom24) 28 febbraio 2018
Il piano scalda-binari
L’odissea vissuta dai pendolari di Trenitalia ha fatto finire le Ferrovie nella bufera, con tanto di richiesta di dimissioni di Mazzoncini. L’ad rimane al suo posto ma alla fine sono arrivate le scuse, così come ha fatto mea culpa Maurizio Gentile, amministratore delegato di Rfi, la società delle ferrovie che gestisce la rete. “La nevicata attesa su Roma era debole. Siti meteo qualificati stimavano 3 centimetri al suolo con esaurimento del fenomeno alle 7 di mattina. Su questa base abbiamo oggettivamente commesso un errore: non abbiamo ridotto l’offerta di treni, come facciamo nei casi più gravi. In realtà i centimetri di neve sono stati 15 e ha nevicato fino alle 10”. Se ci fossero state tutte e 300 le scaldiglie “fino a 20 centimetri di neve non ci sarebbero stati problemi”, ha spiegato al Corriere. Il piano ora è quello di completare la messa in opera. “Non dobbiamo metterle solo a Roma, ma dobbiamo coprire tutto il Lazio. Ci vogliono circa 100 milioni”. Quanto ai tempi, “per Termini ci vorrà un anno, per il Lazio un paio d’anni”. Questo perché “Ogni scaldiglia consuma energia quanto un appartamento. In caso di necessità tutte le scaldiglie devono funzionare contemporaneamente. Servono quindi delle linee elettriche supplementari”.