Carolina Orlandi, 25 anni, esordisce oggi con il suo memoir: la storia di David Rossi raccontata da sua figlia. Rossi, responsabile dell’area comunicazione Monte dei Paschi, morto il 6 marzo 2013 nel mezzo della bufera della banca senese, era il marito di sua madre e, per Carolina, un punto di riferimento, un padre. David Rossi diventa così il protagonista di una storia familiare da oggi in tutte le librerie per Mondadori Strade Blu.
“Se tu potessi vedermi ora”: da dove nasce questo titolo?
"Il titolo nasce da una canzone dei The Script che ascoltavo nei giorni successivi alla morte di David. Con lui ho sempre parlato di quello che avrei fatto nella vita: nonostante lui avesse fantasticato con me sul mio futuro è mancato proprio quando io ho iniziato a percorrere la mia strada".
Un titolo che non parla di cronaca ma del rapporto con tuo padre.
"La volontà mia era far conoscere l’uomo ancor prima di sapere come era morto e perché. Volevo che tutti conoscessero chi era David davvero al di là di “quello che era precipitato da un ufficio di Montepaschi”.
Quanto ci è voluto per capire che bisognava raccontare questa storia?
"Ci ho messo tre anni. Avevo sempre sperato che qualcuno mettesse nero su bianco tutti gli elementi. A un certo punto ho deciso di usare il veicolo della narrazione che, in Strade Blu, è lo strumento per dare forza ai fatti. Volevo raccontare in prima persona cosa voglia dire per una famiglia normale ritrovarsi da un giorno all’altro in una vicenda come questa: era necessario farlo per esorcizzarla e riuscire a razionalizzarla".
C’è stato un momento in cui c’è stato questo scatto?
"Ero a una lezione del mio corso di giornalismo e, assorta nei miei pensieri, è arrivato un lampo. Ho capito che la mia verità, al di là delle carte e del tribunale, doveva essere raccontata".
Quello che racconti è la tua verità: ma qual è la verità rispetto al caso David Rossi?
"Mi attengo agli elementi che ormai conoscono tutti: la caduta dell’orologio trentatre minuti dopo che David impatta sul selciato, le ferite sulla parte anteriore del corpo non compatibili con la caduta, il fatto che la Procura non abbia mai richiesto i filmati delle telecamere interne alla Banca. Davanti a queste evidenze e a molti altri aspetti mai chiariti, non ho bisogno di appellarmi alla mia visione personale per dire che David non si è suicidato".
Cosa speri che porterà questo libro?
"Innanzitutto consapevolezza negli altri per quanto riguarda la nostra storia così come per tante altre. Spero che davanti a situazioni simili non possa più esserci indifferenza".
si ringrazia Eugenio Damasio per la collaborazione