Un modello educativo per proteggere bambini e adolescenti dai pericoli derivati dagli usi impropri delle tecnologie ma anche per cogliere le straordinarie opportunità della vita davanti allo schermo: sono le linee guida “App” (Accompagnare, proteggere, proporre) elaborate dal Centro Studi Psichedigitale, associazione fondata a Cesena cinque anni fa da alcuni psicologi specializzati nello studio dell’interazione tra tecnologie digitali e sviluppo psico-emotivo dell’individuo nell’intero ciclo di vita.
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Si tratta di una serie di indicazioni pratiche per gestire le tecnologie in famiglia, dall’infanzia all’età adulta. Il vademecum per i ‘nativi digitali’ ma anche per nonni, genitori ed insegnanti, sarà presentato durante il primo Festival della salute digitale in programma nella città romagnola dal 5 al 12 febbraio. Linee guida, frutto delle competenze messe a punto dall’associazione e colonne portanti del libro “Mio figlio è stato rapito da internet”. Il titolo del volume prende spunto dal grido di allarme di una mamma preoccupata, un genitore ‘simbolo’ dell’inadeguatezza di una generazioni di adulti di fronte ai progressi ‘turbo’ del digitale.
Non per demonizzare
Francesco Rasponi, Michele Piga ed Elvis Mazzoni sono i tre autori nonché fondatori dell’associazione Psichedigitale: solo nel 2007 hanno dato vita ad una cinquantina di eventi formativi incontrando centinaia di genitori, educatori, ragazzi in cerca di soluzioni per vivere meglio il proprio rapporto con le tecnologie.
“La nostra visione della tecnologia – ha spiegato all’Agi Francesco Rasponi, presidente dell’Associazione Psichedigitale – è molto lontana dalla demonizzazione. Il concetto di salute digitale è legato alla possibilità di saper cogliere il meglio dalle tecnologie. Il tutto nella consapevolezza che occorre ‘educare’, bambini e ragazzi ma soprattutto gli adulti, all’utilizzo di internet, videogiochi e smartphone. Il Festival della Salute Digitale rappresenterà un momento di riflessione: siamo noi a dover ‘dominare’ le tecnologie e non viceversa”.
Niente smartphone fino a 9 anni
Le linee guida “App” si declinano nelle diverse fasce di età e prendono in considerazione vari parametri (tipologia di schermo, contenuti, tempi, spazi, ruolo dei genitori). Punto fermo (trasversale dai 0 ai 18 anni) è la necessità di una presenza costante del genitore che, secondo gli esperti, non dovrebbe abdicare al difficile compito di ‘educatore digitale’ fino al raggiungimento della maggiore età da parte dei figli.
In particolare, si legge nel vademecum, prima dei due anni è consigliato non esporre il bambino ad alcuno schermo; fino ai 6 anni l’utilizzo del tablet dovrebbe sempre essere accompagnato da un adulto; fino a 9 anni sarebbe bene evitare l’uso personale dello smartphone e dar sempre più spazio ai cosiddetti ‘tech talk’, momenti di confronto sull’uso della tecnologia e sulle regole da condividere.
E ancora: prima degli 11 anni la navigazione autonoma su internet e l’uso dei sistemi di messaggistica possono essere concesse, ma richiamando ad un uso responsabile e tenendo sempre aperto il dialogo. Infine, arriva la fase adolescenziale in cui è bene mettere in guardia sui pericoli del cyberbullismo e tenere gli occhi aperti per saper leggere i segnali di possibili criticità.
“Spesso l’adulto, davanti a queste tecnologie molto seduttive – spiega Rasponi - si trova in difficoltà per l’assenza di un modello di riferimento. Ormai gli strumenti digitali - continua il presidente di Psichedigitale - sono diventati delle protesi di noi stessi ed occorre utilizzarli in sicurezza senza esserne travolti. Ad esempio uno dei rischi maggiori è rappresentato dalla dimensione tempo. Rimanere troppo a lungo davanti ad uno schermo - osserva l’esperto - ci preclude altre attività fondamentali. Ad esempio i videogiochi non sono più quelli a ‘gettone’ ma sono diventati una sorta di ‘lavoro’ e richiedono ore e ore di applicazione”.
Il Festival
Festival della Salute Digitale, ( http://www.psichedigitale.it/news/festival-della-salute-digitale-2018-2/) prima rassegna in Italia nel suo genere promossa dall’associazione Psichedigitale, ha preso forma con il boom tra le mura di casa, e non solo, dei dispositivi mobili e si propone, appunto, di sviscerare il nuovo concetto di “salute digitale” per riflettere sul ruolo delle tecnologie nello sviluppo psico-fisico nei bambini e negli adolescenti e nel benessere dell’adulto. Il primo smartphone come regalo della prima comunione, a otto anni; il primo tablet? Quasi sempre prima dei 2 anni: questi alcuni esempi della rivoluzione digitale in famiglia.
Il programma prevede dieci incontri gratuiti (conferenze, seminari, tavole rotonde, laboratori ma anche cineforum, attività teatrali, presentazione di libri) rivolti ad un ampio pubblico che spazia dai ragazzi, agli insegnanti, ai genitori, fino agli educatori e professionisti del settore, per esplorare un tema quanto mai attuale in tutte le sue molteplici sfaccettature. Il Festival, insomma, si propone di fornire chiavi di lettura della vita ‘davanti allo schermo’ prendendo in considerazione sia i rischi che i vantaggi della trasformazione in corso.
Si parlerà di cyberbullismo, sicurezza in rete, di videogiochi, delle varie forme di dipendenza da schermo, di suggerimenti per regolamentare l’uso delle tecnologie per una equilibrata vita di famiglia, con uno sguardo rivolto a come prevenire criticità e patologie dell’era digitale, ma anche con l’obiettivo di mostrare il ruolo straordinario delle tecnologie nel migliorare tanti aspetti della vita.
Tra gli appuntamenti inseriti nella kermesse l’incontro formativo rivolto ad oltre 400 ragazzi delle scuole di Cesena in collaborazione con la Polizia di Stato e la Questura di Forlì Cesena in occasione, il 6 febbraio, del 'Safer Internet Day', la giornata mondiale della sicurezza su internet. Prevista, poi, l’inaugurazione (10 febbraio) del Centro di ascolto Psichedigitale, un servizio rivolto alle famiglie per affrontare le criticità della vita digitale di bambini, adolescenti e adulti.
Il Festival della Salute Digitale è stato organizzato dall’associazione Psichedigitale in collaborazione con il dipartimento di Psicologia dell’università di Bologna, Asl Romagna, Comune di Cesena, numerose scuole del territorio e con il supporto del Credito Cooperativo Romagnolo.