Dalla fine del diciannovesimo secolo a oggi la temperatura del pianeta è aumentata mediamente di circa 1,1 gradi celsius, e questo cambiamento è imputato principalmente all’incremento delle emissioni derivanti dall’attività umana. Secondo la Nasa, “Il grosso del riscaldamento è avvenuto negli ultimi trentacinque anni, nei quali si sono registrati sedici dei diciassette anni più caldi dal 2001”.
Eppure fuori fa più freddo. Il dubbio può venire a chiunque: come è possibile che gli inverni siano più rigidi quando la temperatura complessiva è aumentata? La risposta non è banale. New York e tutta la costa orientale del Nord America stanno sperimentando uno degli inverni più rigidi mai visti dagli anni sessanta. Ed è scettico anche il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che in un tweet del 29 dicembre ha ironicamente suggerito di utilizzare gli stanziamenti governativi per il contrasto alle emissioni per affrontare le sfide di questo inverno particolarmente rigido.
In the East, it could be the COLDEST New Year’s Eve on record. Perhaps we could use a little bit of that good old Global Warming that our Country, but not other countries, was going to pay TRILLIONS OF DOLLARS to protect against. Bundle up!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) December 29, 2017
Ma secondo gli studiosi, gli inverni rigidi sono proprio una conseguenza del riscaldamento globale, che influisce sulle correnti d’aria artiche. Secondo Marlene Kretschmer, ricercatrice del Centro di ricerca sull’impatto climatico dell’Università di Potsdam in Germania, l’indebolimento di tali correnti potrebbe essere una delle principali cause della dispersione di aria fredda che conseguentemente genera gli inverni rigidi che si stanno sperimentando nel nord Europa e in Russia.
“Molti concordano sul fatto che l’Artico abbia un ruolo importante, solo che ancora non sappiamo esattamente quanto”, ha spiegato Kretschmer al New York Times. In uno studio pubblicato dalla ricercatrice lo scorso autunno e riferito a Europa e Russia, si ipotizza che le cosiddette ‘correnti a getto’, che si muovono circolarmente da ovest verso est e che seguono un andamento ‘a serpente’ intorno alla Terra, si siano indebolite, facendo sì che l’aria fredda potesse ‘evadere’ dall’Artico, muovendosi verso sud.
Secondo Timo Vihma, a capo del Gruppo di climatologia e meteorologia polare dell’Istituto Meteorologico Finlandese, l’indebolimento delle correnti a getto, causato dall’incremento della temperatura nel Circolo Polare Artico, dove è aumentata in media più che nel resto del mondo, ha fatto sì che questi venti si muovessero con un moto più simile a quello di un serpente, consentendo all’aria più fredda di raggiungere latitudini più basse. Nessun mistero quindi secondo gli scienziati, per i quali l’enigma della convivenza tra inverni più rigidi e temperature più alte trova risposta nei loro studi.
La domanda non è cosa causi alcuni fenomeni, ma più che altro in quale misura ciascuna delle possibili cause influisca su un sistema estremamente complesso come quello del clima.