Il mondo dello sport, dell'innovazione, della ricerca e della cultura: diciannove millennials italiani raccontano ad Agi cosa si aspettano dal 2018 e cosa l'anno che si apre deve aspettarsi da loro. Un mondo di sogni, ambizioni e progetti, ma anche di concretezza.
Andrea Giarrizzo, mi batterò perché i giovani facciano la differenza
Nel 2018 mi sono trovato a rappresentare la “voce della speranza” dei giovani italiani o di essere un “punto di riferimento” per i giovani che vogliono iniziare un’avventura imprenditoriale” dice all'Agi Andrea Giarrizzo, fondfatore di Startup Super School, un programma di accelerazione imprenditoriale per giovani studenti di scuole ed università, under 25. “Questo sarà per me la base da cui partire per l’avventura del 2018. Il mio obiettivo principale sarà quello di confermare le belle parole delle tante persone che credono in me e quindi porterò, sempre con più convinzione, il mio pensiero avanti. Mi batterò affinché si capisca che i giovani possono realmente fare la differenza”.
“Tenterò di coinvolgere più entità e personaggi importanti per supportarmi in questa “marcia per il diritto dei giovani di essere considerati”. Sarebbe incredibile poter coinvolgere il Papa in un progetto di educazione all’imprenditorialità sociale come motivatore ed insegnante di vita, per esempio, ma non sarà facile. Il nostro Paese straripa di giovani che non cessano mai di pensare.
L’unica cosa da fare è essere furbi e capire di cosa il mercato del lavoro ha bisogno e fissare un obiettivo da raggiungere in merito alle nostre competenze. Il mondo dell’imprenditorialità e del lavoro non sembra essere un posto bello né tantomeno divertente ma può essere un posto giovane ed i giovani sono i primi a capire il trucco di un prestigiatore perché pensano senza filtri”.
Andrea Pusateri, spero che le tecnologie e lo Stato aiutino i para-atleti
“Il mio sogno per il 2018? Fare un bellissimo risultato al mondiale che si farà in Italia”. Andrea Pusateri ha 24 anni ed è un paraciclista della Nazionale. “A livello personale so che sarà un anno in cui mi dovrò impegnare di più perché da grandi doveri arrivano grandi responsabilità, e rappresenterò la Nazionale”. Più in generale invece, “Dal 2018 invece mi aspetto che in questo mondo dei cambiamenti tecnologici arrivino degli aiuti agli atleti del mondo para-olimpico, ma che anche lo Stato italiano dia un poi più di attenzione al nostro mondo”. Infine un augurio: “Il messaggio che do a tutti è di non mollare mai, di reagire e di combattere sempre”.
Bebe Vio, "2018? Non vedo l’ora che arrivi, cambierà tutto"
“Non vedo l’ora che arrivi il 2018, ho migliaia di cose da fare”. Bebe Vio, 20 anni, campionessa paraolimpionica di Fioretto racconta ad Agi cosa si aspetta dal prossimo anno. “. Comincerò l’università, andrò a vivere da sola, e poi comincerò ad allenarmi con le Fiamme oro e mi aspetto di divertirmi tanto, perché le cose vengono bene solo se ti diverti”. “Ma l’unico vero modo di divertirsi è impegnarsi, dico a tutti andate a prendervi quello che volete”. Come sarà il 2018? “Non sono una veggente, ma mi auguro il bene per tutti quanti e che si possa parlare sempre di più di cose belle”.
Gabriele Detti, Ragazzi impegnatevi al massimo, e testa a posto
“Spero di riprendermi dai problemi alla spalla e di divertirmi come ho sempre fatto per arrivare pronto a Glasgow”. Gabriele Detti, 23 anni di Livorno, è campione mondiale in carica 800 stile libero. Racconta cosa si aspetta dal suo 2018: “Dobbiamo vivercela giorno per giorno e sperare che le cose brutte successe nell’ultimo anno non succedono più. Ai miei coetanei dico: imparate a mettere la testa a posto e evitare di fare cavolate, impegnatevi al massimo in quello che fate, sempre”.
Ivan Zaytsev, spero che l'Italia torni a essere una potenza
“Da me stesso mi aspetto molto, mi auguro di lavorare ad obbiettivi che non ho mai raggiunto come vincere qualcosa di importante, come una Champions League. E poi mi aspetto una grande estate con l’Italia ai mondiali di volley”. Ivan Zaytsev, 29enne italo russo della Sir Safety Umbria Volley e della Nazionale racconta quello che si aspetta dal prossimo anno. “Per me e la mia famiglia sarà un anno importante, aspetto una bambina che arriverà a giorni e sarà un bell’anno sicuramente. Ma spero soprattutto che l’Italia si riprenda il posto che merita tra le potenze mondiale, spero in una rinascita delle piccole e medie imprese perché mi accorgo di quanto faticano”. Il messaggio che invece vuole mandare ai suoi coetanei è di “crederci sempre e di rimanere se stessi in tutto quello che si fa perché solo così ci si può svegliare al mattino a testa alta e essere fieri di se stessi”.
Marco De Rossi, opportunità sono ovunque ma l’Italia cambi
“L’Italia sarà anche il peggior posto dove fare impresa. Ma fare impresa rimane il miglior lavoro che vedo in circolazione”. Marco De Rossi ha 27 anni ed è il fondatore di Oiproject e WeSchool, due piattaforme digitali pensate per il mondo della scuola che offrono a circa 2,5 milioni di studenti italiani la possibilità di studiare dallo smartphone con contenuti creati da una redazione interna composta dalla stessa community e da docenti. “È un momento isterico ed emozionante per chi prova a creare aziende e inventarsi cose nuove” racconta ad Agi.
Il merito è delle nuove tecnologie promettono una rivoluzione del modo in cui interagiamo: “Con gli smart contracts persone e aziende potranno per la prima volta nella storia dell’umanità – gestire e regolare in modo automatico contratti e accordi senza dover più ricorrere a terze parti fidate (notai, tribunali, arbitri, intermediari finanziari, stock exchange). A questo serve la blockchain”, riferendosi al protocollo che ha permesso la nascita di Bitcoin come strumento di pagamento senza fare ricorso alla fiducia nelle istituzioni come le banche centrali. “Va tutto così veloce che [all’Italia] ormai non basta più correre”, continua De Rossi. “Come dice la Regina Rossa ad Alice in “Attraverso lo specchio” di Lewis Carroll: se stai ferma, allora torni indietro. Se corri, rimani dove sei. Se invece vuoi andare da qualche parte… devi correre il doppio di quanto stai facendo”.
Cacitti La politica chiami noi giovani per decidere il futuro
“Mi auguro che nel 2018 la politica cominci ad approcciare i problemi e a progettare il futuro del Paese partendo da chi sarà protagonista del futuro, ossia noi giovani”. Cesare Cacitti ha 18 anni e vive a Dueville, Vicenza, dove frequenta il liceo scientifico Quadri. A 13 anni si è costruito da solo la sua prima stampante 3D e adesso è uno dei maker più noti d’Italia. “Vorrei che il prossimo governo aprisse un dialogo e un confronto vero con noi, chiamandoci ai tavoli di lavoro, per chiederci il nostro punto di vista, per metterci alla prova nell’ipotizzare soluzioni, nel dare idee”, dice.
“Trovo strano che si possa pensare di affrontare il futuro impiegando ‘una cassetta degli attrezzi’ che appartiene al passato: è come se volessimo aggiustare il computer con un martello”. Il giovane artigiano digitale ritiene che “I driver del 2018 debbano essere la sharing economy, le criptomonete, l’internet of things, la meritocrazia e l’attivazione di processi partecipativi spinti”, e ancora “Non possiamo pensare che il futuro venga immaginato e progettato da poche persone che hanno trascorso la maggior parte della loro esistenza in un mondo in cui internet non esisteva e che hanno paura dei cambiamenti”.
Valeria Cagnina, sogno un’Italia da cui non ti venga voglia di scappare
“Sogno un’Italia da cui non ti venga voglia di scappare ogni volta che visiti Boston, la Silicon Valley, Oslo e persino l’Oman o lo Sri Lanka quando paragoni la velocità dei loro Wi-Fi gratuiti e l’esplosione commerciale di questi paesi che a colpo d’occhio ti fanno sembrare così stagnante la nostra”. Valeria Cagnina, 16 anni, studentessa di Alessandria dove ha una scuola di robotica per bambini, ad Agi racconta come vorrebbe l’Italia del suo futuro. “Sogno scuole, città e luoghi in cui non esista più il digital divide. Sogno efficienza per la nostra Italia. Sogno banda larga, abbattimento della burocrazia e uno Stato amico che ti aiuta e ti invoglia se a 16 anni sei così pazza da voler aprire una tua scuola perché quelle che ci sono non hanno capito cosa vuoi fare”.
Davide Dattoli, basta parlare di crisi, il presente è ricco di opportunità
“Il mio più grande augurio per il nuovo anno? Vorrei che tutti noi iniziassimo a non sperare che tutto torni come prima della crisi ma iniziassimo a vivere il presente interpretando il futuro”. Davide Dattoli, 27 anni, fondatore di Talent Garden, una rete di 20 coworking diffusi in 5 nazioni europee, ci ha raccontato cosa si augura come giovane imprenditore per il 2018: “Basta parlare della crisi che ha piegato l’economia, una crisi che molti adducono ai subprime ma che in realtà era figlia di un mondo ormai cambiato rispetto alle metriche e logiche precedenti. La crisi, ma soprattutto il suo post, sono delle grandissime opportunità per cambiare, migliorare ed evolversi”. “ Oggi” continua Dattoli, “abbiamo la possibilità di cambiare il mondo per come lo abbiamo sempre conosciuto e trasformarlo in quello che vorremmo fosse. Abbiamo tutti gli strumenti, grazie alla tecnologia che ha abbassato le barriere all’ingresso a quasi tutti i mercati, e la possibilità di connetterci con chiunque e in qualunque momento, grazie a smartphone e social network. Abbiamo la possibilità unica di cambiare il mondo, senza più scuse”. Un esempio? “La blockchain”, replica il fondatore di Tag “è uno dei casi che ci fa capire che non esiste più un centro prestabilito ma che tutto può essere davvero ripensato e ridefinito dal basso.
Enrico Scianaro, prossima legislatura rilanci il Paese con giovani e tecnologia
“L’aspettativa più grande è che la prossima legislatura sia fortemente caratterizzata da un approccio al rilancio del Paese basato su un’agenda chiara e puntuale fatta di: giovani, innovazione, tecnologia, ricerca”. Enrico Scianaro, 30 anni, è il fondatore e amministratore delegato di Whoosnap, una piattaforma che consente ai fotografi e videomaker freelance di vendere i propri lavori. “Di giovani, innovazione, tecnologia e ricerca si è parlato anche in questi anni” dice. “Forse non in modo proprio corretto. Per questo mi aspetto un 2018 in cui ci sia un cambio di narrativa rispetto a certi temi. Auspico che titoli di giornali come “Ricercatore mal pagato in Italia diventa direttore in UK” o simili lascino il posto a storie come “Torno in Italia per lanciare il mio progetto”. Spero che il 2018 sia l’anno in cui le parole innovatori, lavoratori, coraggiosi tornino a descrivere i giovani italiani in Italia”.
Leonardo Falanga, molte sfide da tecnologia, ma niente paura
“Il 2018? Sarà pieno di sfide da parte delle nuove tecnologie, ma se ritorneremo al senso delle relazioni umane troveremo la chiave per superarle”. Leonardo Falanga, 19anni, maker e creatore di stampanti 3D racconta quello che immagina che sarà il prossimo anno: “La tecnologia ha fatto passi da gigante ma ora è finalmente arrivato il giorno in cui i computer sono in grado di apprendere più o meno allo stesso modo degli umani. Tutto ciò grazie all’intelligenza artificiale che fa si che essi possano intraprendere sempre più compiti prima destinati a noi”.
Questo potrà creare dei problemi, per questo “avremo bisogno di creare nuovi posti di lavoro che richiedano competenze specifiche”. Ma “non dobbiamo avere paura di affrontare il futuro. Le cose migliori della vita sono oltre qualsiasi paura, vanno solo affrontate. I servizi finanziari, le assicurazioni e gli ospedali sono solo alcuni dei settori in cui è probabile che le blockchain saranno fortemente adottate. Sarà l’anno in cui la realtà virtuale e la realtà aumentata rappresenteranno il prossimo enorme passo avanti nell'innovazione della user experience, trasformando il modo in cui le aziende interagiscono con i clienti. L’anno in cui la cybersicurezza diventerà un costante bisogno e l’internet delle cose continuerà più pervasivo nelle case e nella vita di tutti i giorni e chissà, forse, Internet vincerà il premio Nobel per la pace. Il 2018 sarà l’anno in cui guarderemo i momenti difficili come i segnali che ci spingono a crescere. Buon 2018 a tutti”.
Federica D’Alessandra, spero in un’Italia di cervelli che non fuggano più
“Sogno di vedere i giovani tornare a credere in se stessi, senza aver paura di lavorare sodo e di mettersi in gioco, perché i frutti del loro lavoro possano essere riconosciuti come meritano, e i loro punti di vista accettati come una boccata d’aria fresca in un mercato che da troppo
tempo non fa loro giustizia”. Federica D’Alessandra, 29 anni, è consigliere delle Nazioni unite per la prevenzione dei genocidi e dei crimini e ricercatrice ad Harvard. Spiega ad Agi cosa si aspetta dal prossimo anno come giovane talento italiano: “Sogno che la mia generazione e le prossime possano approfittare della facilità d’accesso alla tecnologia ed informazione, di cui per la prima volta nella storia beneficiamo così ampiamente, per
filtrare in maniera critica ed analitica i pensieri, i gesti, e le parole che ci influenzano nel quotidiano”. Ma anche che “dall’Italia i cervelli non fuggano più, perché s’investe nella ricerca e si da spazio alle idee nuove. Sogno un’Italia da cui si parte per voglia di imparare e di fare esperienza, e non per mancanza di opportunità, e in cui si torna per scelta e senza colpa d’essersene andati”. “Tendiamo troppo spesso a dimenticare, per esempio, che, in soli 70 anni, l’Europa, dall’essere un continente devastato dalla guerra sia divenuta, seppur con tutte le sue pecche, l’esperimento d’integrazione politico ed economico forse più di successo nella storia dell’umanità”, prosegue D’Alessandra. “Un esperimento che oggi permette a ciascuno di noi di vivere e lavorare a nostro piacimento in 28 Paesi, che costituisce la terza economia mondiale, e che oltre al 15% delle merci e dei servizi al mondo, esporta anche il 50% di aiuti allo sviluppo e sicurezza internazionale, e costituisce la fetta più grossa di fondi contro il cambiamento climatico”.
Jason Fontana, mi auguro che i moderati non abbiano paura delle loro idee
“Nel 2018 vorrei una maggioranza moderata più intraprendente nelle discussioni online, che aggiunge valore grazie ad una critica costruttiva —che cerca di mettersi nei panni di chi la pensa diversamente e capire le motivazioni del loro punto di vista”. Jason Fontana, 24 anni, ricercatore di biologia a Seattle racconta quello che vorrebbe dal prossimo anno: in particolare un livello di discussione sui social riportato sui binari della razionalità e dei fatti. “Le cifre sul numero di italiani attivi sui social media sono impressionanti: nel 2017 il 97% dei cittadini con accesso ad internet è su Facebook”, spiega Fontana.
“Quasi 30 milioni di persone che, ve ne sarete accorti, hanno un’opinione. La tendenza a condividere e discutere le nostre opinioni online è comprensibile. Siamo tutti impegnati e con poco tempo libero”. Eppure “per ogni buona interazione su Facebook a cui prendiamo parte, spesso ne ricordiamo cinque di orribili —soprattutto quando di tratta dei “temi caldi” che tanto vanno di moda sui social. Vaccini sì o vaccini no. I migranti. Ius soli. TAV o no TAV. Carnivori e vegani. Sperimentazione animale. Sì o no al referendum”. Il fatto è che, per il giovane ricercatore “non abbiamo ancora imparato come interagire online. Forse la colpa è della velocità con cui i social si sono catapultati a parte integrante della società, non lasciandoci abbastanza tempo per adattarci. Forse il problema sono le fake news, la falsa equivalenza nei dibattiti nei media tradizionali, il poco tempo dedicato alla divulgazione da parte degli esperti, la poca voglia di ascoltarli o la mancanza di fiducia da parte del pubblico. O forse si tratta di una disproporzionata amplificazione delle voci più appassionate ed estreme, mentre la gran parte dei moderati rimangono silenziosi, non partecipi”.
Lorenza Anselmi, mi auguro lucidità e responsabilità per chi discute online
“Per il 2018 mi auguro allora lucidità e responsabilità. Lucidità nel guardare il mondo distinguendo cause, mezzi e fini. Responsabilità nel riconoscere che l’impegno ad agire positivamente su cause e fini non dipenderà da nessuno di quei mezzi, ma soltanto da noi, dalle nostre scelte e aspirazioni, come individui e come società”. Lorenza Anselmi ha 29 anni e di professione è una storyteller. Ad Agi spiega che oggi “Vediamo esprimere odio e rabbia in rete e ce la prendiamo con lo strumento che ne permette la diffusione [i social media], senza ragionare su che cosa ha prodotto quell’odio o su che cosa possiamo fare per trovare delle soluzioni”. Anselmi spiega che “Tra il Mein Kampf e Winnie the Pooh sono infinite le possibilità di espressione dell’essere umano, ma nessuna di queste dipende dai trentacinque muscoli di una mano, né dalle lettere di una tastiera né dalla più evoluta delle tecnologie”.
Perché ce lo dimentichiamo? “Forse perché nel momento in cui riconosciamo la loro natura di strumenti, dobbiamo prendere su di noi la responsabilità totale dell’uso che vogliamo farne, di dove vogliamo che quei mezzi ci portino”.
Lucrezia Bisignani, spero che i giovani facciano impresa sociale
“Il mio augurio è quello che ci siano sempre più giovani che, se motivati da uno spirito imprenditoriale, decidano di devolvere le proprie energie su sfide ambiziose che possano migliore la vita di miliardi di persone. Perchè oggi si può”. Lucrezia Bisignani ha 24 anni ed è fondatrice e amministrative di Kukua, una app pensata per sconfiggere l’analfabetismo nei paesi emergenti. “L’avanzamento della scienza e delle tecnologie esponenziali ci danno l’opportunità di affrontare i problemi sociali e ambientali globali. Sono sempre di più i giovani imprenditori che scelgono infatti di intraprendere con creatività le sfide nei campi dell’istruzione, sanità, agricoltura e povertà e utilizzare diverse tecnologie dal mobile all’intelligenza artificiale al blockchain, per vederle risolte”.
Cosa aspettarsi dal 2018? “Vedremo sempre di più la crescita delle imprese sociali; quelle aziende che a differenza delle imprese tradizionali, mettono l’impatto sociale prima del profitto, per creare un modello di business sostenibile e raggiungere uno scopo benefico”. E conclude: “Queste imprese oggi hanno la possibilità di costruire soluzioni scalabili con un impatto misurabile e trasparente. Allo stesso tempo vedremo l'aumento di finanziamenti orientati a risolvere questi grandi problemi con investitori motivati non solamente dalla possibilità di aprire nuovi mercati ma anche quella di rendere il mondo migliore”.
Mattia Barbarossa, Saremo davvero in grado di migliorare il mondo?
“È indubbio che viviamo in un periodo storico davvero straordinario per quello che è il progresso scientifico. Ma con tutte queste novità, siamo in grado di migliorare? Non so”. Mattia Barbarossa, napoletano, 16 anni, è il vincitore di un Contest lanciato da Google - Google luna Xprize - per l’esplorazione spaziale, . È piuttosto scettico sulla possibilità che le nuove tecnologie possano aiutare il futuro. Il motivo è che tutto dipende da chi le usa. E finora “le notizie che ogni giorno continuano a squarciare la vita quotidiana, ci raccontano i modi in cui continuiamo a trattare popolazioni violando diritti umani, gongolandoci dei nostri egoismi”. O ancora “ci raccontano della minacce di guerra nucleare tra Usa e Corea del Nord”. “Nel 2018 probabilmente tutto questo continuerà”, conclude Barbarossa “perché nonostante il potere materiale sia nelle mani della maggioranza non facciamo nulla per impedire tali situazioni”.
Greco, spero in un mondo decentralizzato, come bitcoin
Questo anno, più di ogni altro, abbiamo assistito alla nascita di nuove infrastrutture decentralizzate dove una rete di computer (alla quale chiunque può partecipare) può coordinarsi per offrire servizi: da quelli finanziari (come Bitcoin) a quelli cloud (come Filecoin). I miei auguri. Mi aspetto che il 2018 sia un anno di consolidamento di queste tecnologie”. Nicola Greco ha 24 anni ed è ricercatore del Protocol Las dell’MIT di Boston. “Chi come me lavora in questo settore vuole cambiare il modo in cui la tecnologia funziona oggi”, ha spiegato ad Agi, “Rimuovendo intermediari, fiducia se non necessaria, dipendenze da entità centrali e sostituirli con algoritmi di consenso, prove matematiche e sistemi peer-to-peer, portando trasparenza, verificabilità e robustezza a sistemi tradizionali”.
Matteo Troìa, conosco giovani che hanno soluzioni a tutti i nostri problemi
“L’anno che verrà ci chiederà il conto di quanto non siamo stati in grado di saldare in questi ultimi tempi. Non sarà un conto economico, ma un conto morale, un limbo in cui ci verranno poste delle domande profonde a cui tutti e ciascuno saremo chiamati a pronunciarci con delle risposte”. Matteo Troìa ha 22 anni ed è ricercatore di Intelligenza artificiale, Big data e Bioinformatica presso l’Università di Udine. Ad Agi spiega che dal suo punto di vista i nostri sono tempi bizzarri dove “Viviamo sospesi tra il “si è sempre fatto così” e il “si farà così”.
La risposta, spiega Troìa, è in un nuovo ruolo per i giovani nei processi decisionali. “I giovani che conosco io hanno soluzioni a problemi come la crisi dell’edilizia, i cambiamenti climatici, l’assenza di lavoro, la mancanza di adeguate competenze in settori strategici, la sfiducia delle istituzioni, la scarsa digitalizzazione del Paese, i problemi legati al diritto delle nuove tecnologie e via dicendo. Ho avuto la fortuna di conoscere almeno un giovane brillante e capace in ciascuno dei settori sopracitati, e a loro vorrei affidare il nostro Paese”. E conclude: “Vorrei un Paese che desse ai giovani spazio: per esprimersi, per essere ascoltati, per provare ad attuare un’idea, un Paese in cui i giovani capaci possano arrivare in poco tempo alle posizione apicali della nostra società”.
Valentino Magliaro, spero che l’Italia cambi, dalla scuola
“Mi aspetto un 2018 all’insegna della parola maturità. Passati 18 anni negli anni 2000, gli anni dell’innovazione tecnologica d’avanguardia, dell’accelerazione di processi di lavoro in modo esponenziale, gli anni di una nuova rivoluzione industriale, dell’intelligenza artificiale come una nuova frontiera della relazione umana, è passata la fase della sperimentazione, stiamo entrando nella fase del fare bene”. Valentino Magliaro, ha 25 anni ed è un imprenditore che lo scorso novembre è stato invitato dalla Obama foundation a raccontare la sua visione del mondo.
“Il 2018 mi aspetto che sia l’anno della maturità globale, durante il quale ogni persona prende coscienza di essere fondamentale per l’intero ecosistema”. Un esempio? “Il mondo della scuola: mi aspetto di vedere professori preferire al loro momento di monologo alla classe, il dibattito ed il confronto; mi aspetto di vedere un utilizzo maggiore di tecnologia, ma guidata dai ragazzi stessi; mi aspetto di vedere i genitori protagonisti a supporto della scuola, rendendola un luogo migliore ed il centro della maturità del singolo individuo, perché a scuola si entra da bambini e si esce da adulti”.