Il 21 dicembre, come avviene ogni anno per il solstizio d'inverno, tutti gli iraniani celebrano Shab-e-Yalda (La notte della nascita), una festa zoroastriana millenaria. Che secondo la storia, arrivando nell'impero romano nel primo secolo, fece sì che oggi i cattolici festeggino il Natale il 25 dicembre e non in altra data.
Ponte tra Roma e la Persia, Shab (in persiano notte) e Yalda (proviene dal siriano e significa nascita) era una festa molto importante per gli zoroastriani (religione antica della Persia) dato che secondo loro Mitra, divinità del sole e della luce, era nato proprio nella notte più lunga dell'anno. Ancora oggi le famiglie iraniane, per esorcizzare il buio della notte, accendono candele e lanterne e si riuniscono per mangiare anguria, cantare ed esprimere desideri. Festeggiano fino all'alba perché da questo momento in poi le notti saranno più corte, le ore di luce aumenteranno, le tenebre e il male lasceranno il posto alla primavera che arriverà.
La festa della nascita di Mitra diede origine alla festa romana del Dies Natalis Solis Invicti ("Giorno di nascita del Sole Invitto"). Il mitraismo contese al cristianesimo il primato di religione dell'Impero fino all'editto col quale Teodosio riconobbe il cristianesimo come religione di Stato (380 d.C.). I tanti mitrei di Roma (quello di San Clemente è solo il più celebre) testimoniano quanto fosse diffusa la religione che adorava il sole. La data del Natale cristiano è legata proprio al culto del Sol Invictus.
Il vescovo siriano Jacob Bar-Salibi scrive: "Era costume dei pagani celebrare il 25 dicembre la nascita del Sole, in onore del quale accendevano fuochi come segno di festività. Anche i cristiani prendevano parte a queste solennità. Quando i dotti della Chiesa notarono che i Cristiani erano fin troppo legati a questa festività, decisero in concilio che la 'vera' Natività doveva essere proclamata in quel giorno". Fu papa Giulio I a ufficializzare nel 337 che il Natale si sarebbe celebrato il 25 dicembre, in precedenza ultimo giorno di festa per la nascita di Mitra.
La notte di Yalda nella poesia
La notte più lunga dell'anno è anche simbolo del nero assoluto; nei versi sublimi dei grandi poeti classici persiani, Shabe Yalda è una metafora dei capelli lunghi e neri dell'innamorata o dei suoi perfetti occhi neri.
Saadi di Shiraz (13esimo secolo) scrisse: "Nel tuo volto che mi uccide dalla bellezza, ti sei portata un esercito (di capelli) dalla notte di Yalda". E Hafez di Shiraz (14esimo secolo): "Con i tuoi capelli noi abbiamo una storia complicata, famosa per la sua lunghezza, come la notte di Yalda".
La festività di Yalda oggi
Proprio Hafez e il suo canzoniere sono i protagonisti della veglia della notte di Yalda. Chi festeggia esprime desideri e legge il canzoniere di Hafez come oracolo d'amore; si crede che, con le poesie, il poeta possa rispondere alle domande degli innamorati.
E proprio perché è una serata in cui si fanno cenoni con la partecipazione di tante persone, si tratta di una tradizionale occasione per i giovani per incontrarsi e trovare l'anima gemella in un momento quasi magico; nel caso dei fidanzati, il ragazzo deve portare a casa della ragazza ceste di frutta fresca, meloni e frutta secca e organizzare un vero e proprio banchetto. Si consuma il melograno, altro simbolo tipico della persianità, si sta in famiglia e con gli amici.
Anche in Italia, i locali e i ristoranti persiani offrono serate speciali per questa festività arcaica, che ha un legame provato con il Natale e forse rappresenta meglio di ogni altra festività odierna il legame tra l'antica Persia e l'antica Roma.