“No no, il lavoro è vero. C’è un contratto nazionale, gli stipendi sono da 1.200, 1.500 euro, a seconda di quanto lavori, con tredicesima, quattordicesima, ferie. Ma molti mollano, anche dopo un giorno ”. A parlare è il proprietario de Il Trapezzino, un locale partito da Roma e che adesso ha una dozzina di sedi in Italia, e “anche a New York”, dice fiero il titolare. Il lavoro nei suoi locali c'è, ma fatica a trovare ragazzi che reggano e che siano disposti a sacrificarsi per guadagnare. Anche se bene. In un servizio di Piazza Pulita in onda su La 7 ha condotto un piccolo esperimento davanti alle telecamere: colloqui per assumere dei ragazzi con contratto regolare per lavorare nel settore ristorazione. Il risultato ha dell’incredibile.
All’annuncio rispondono subito in 23. Età media 23 anni. Alcuni si presentano con i genitori, altri senza curriculum. In alcuni curriculum ci sono errori grammaticali come “servire hai tavoli” o “controlo dei magazzini”. Altri non si presentano all’appuntamento, senza avvisare, giustificandosi con improbabili macchine che non si accendono, ritardi, alcuni si sono persi mentre cercavano il posto del colloquio. C'è chi si è ritirato dagli studi, chi studia e lavora, o almeno ci prova, chi cerca un lavoro meno usurante, ex maestre d’asilo che parlano di “lavoro assurdo ad avere a che fare con i bambini”, qualcuno lavorava a Eataly ma poi ha lasciato perché troppo stancante.
Molti non hanno intenzione di lavorare nei turni, molti non vogliono lavorare di domenica: “dipende da che ora, generalmente c’è la partita”. La fotografia che ne esce è a tratti inquietante. Nessuno conosce l’inglese, molti non sanno nemmeno salutare in inglese con un banale “Good Morning”. Molti non sanno chi è il presidente del consiglio. O il ministro del Lavoro. Nessuno stereotipo sui ragazzi, ma forse un po’ “choosy” qualcuno è. E comunque molto molto impreparato (qui il servizio andato in onda).