“Mentre il ministro dell’interno Marco Minniti annuncia la diminuzione del 30 per cento degli arrivi di migranti sulle coste italiane rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, riprendono gli sbarchi nel paese: il 3 novembre la nave Aquarius di Sos Méditeranée è arrivata a Vibo Valentia con 588 persone a bordo, il 4 novembre la nave Diciotti ha attraccato al porto di Reggio Calabria con 765 persone, mentre una nave della missione EunavforMed è sbarcata a Taranto con 322 persone a bordo, invece il 6 novembre a Crotone è arrivata la nave della ong spagnola Proactiva open arms con 401 persone a bordo”.
Lo scrive il settimanale Internazionale, che ipotizza una crisi della strategia italiana di contenimento delle partenze di barconi dalla costa libica che negli ultimi mesi è valsa al governo italiano il plauso dell'Europa e degli Stati Uniti. Ma cosa è successo esattamente? Davvero dobbiamo aspettarci una ripresa degli sbarchi di migranti economici e rifugiati politici provenienti da questa costa nordafricana?
Due giorni molto difficili
Negli ultimi due giorni nel Mediterraneo sono stati operati sei interventi di soccorso disposti dal dispositivo di EunavforMed coordinato dalla Guardia Costiera. Il bilancio è pesante: 23 cadaveri recuperati e circa 700 migranti salvati. I diversi salvataggi sono avvenuti nell'ambito dell'operazione Sophia. La nave irlandese Le Niamh ha soccorso 53 migranti in pericolo, mentre la nave spagnola Cantabria ha salvato in un intervento 146 migranti, e in un secondo intervento si è imbattuta in un gommone che stava affondando, con diverse persone già in acqua, salvando 64 migranti, mentre 23, come detto, sono le vittime. Finora, a seguito dell'operazione EunavforMed di Sophia, 117 sospetti contrabbandieri e trafficanti sono stati consegnati alle autorità italiane.
Domenica, non appena la Catntabria ha attraccato alla banchina, a Salerno, i migranti hanno intonato un canto di preghiera alla fine del quale tutti hanno fatto il segno della croce. Dopo l'identificazione, i migranti, tra loro molti eritrei e alcuni pakistani, donne e bambini, saranno trasferiti, come da piano di riparto del Ministero dell'Interno, nelle regioni Lombardia, Lazio, Veneto, Toscana, Puglia, Liguria, Marche e Molise. In Calabria resteranno circa 60 persone. Due i presunti scafisti. Si tratta di Mohamed Alì Al Bouzid e di Mabrouc Wisam Harar, entrambi libici. I 427 migranti (comprese le donne decedute) sbarcati dalla 'Cantabria' provengono da Camerun, Nigeria, Libia, Guinea, Mali, Costa dAvorio, Egitto, Togo, Sudan, Ghana, Sierra Leone, Marocco, Egitto, Camerun, Palestina, Namibia, Libia, Congo, Sierra Leone, Ciad, Siria, Sud Sudan e Senegal. Fondamentali, per le indagini, le dichiarazioni rese dagli altri migranti. I due scafisti devono rispondere di tratta di esseri umani, e di aver organizzato il trasporto di almeno 150 persone a bordo di uno dei gommoni intercettati dalla nave spagnola in acque internazionali.
Le previsioni di Frontex
“Abbiamo sempre sostenuto che la rotta del Mediterraneo centrale non era chiusa, anche se le partenze dalla Libia da luglio si sono ridotte”, afferma Marco Rotunno dell’Unhcr ad Internazionale (leggi qui il servizio completo) che conferma il cambiamento dei porti di partenza delle imbarcazioni di migranti rispetto ai mesi scorsi.
Secondo gli esperti, scrive il settimanale, a causa dei maggiori controlli delle guardie costiere libiche e dei combattimenti avvenuti nelle scorse settimane a Sabrata (la città a 70 chilometri da Tripoli che era il principale punto di partenza dei migranti) i trafficanti di esseri umani hanno cominciato a usare nuovi porti lungo i 350 chilometri di costa libica. “Ora le imbarcazioni partono non solo da Sabrata, ma anche da Zuwara, da Zawiya o da Garabulli e Al Khums, due porti a est di Tripoli”, aggiunge Rotunno. Questo dato confermerebbe quanto annunciato nell’ultimo rapporto di Frontex, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne, che ipotizzava “un aumento del numero di partenze nelle prossime settimane”.
Intanto le condizioni del mare sono peggiorate con la cattiva stagione e il rischio di naufragi è più alto, anche a causa della diminuzione dei mezzi di soccorso presenti al largo della Libia dopo il ritiro di molte organizzazioni non governative che operavano soccorsi in mare come Medici senza frontiere e Save the children.
Ma il calo degli arrivi resta confermato
Il calo dei migranti che partono dalle coste libiche verso l’Italia è stato tuttavia confermato all'Agenzia Nova dal portavoce della Guardia costiera libica, Ayoub Qasem, aggiungendo che "il fenomeno permane” nonostante il calo. L’ufficiale ha dichiarato a Nova che “rispetto al passato il numero dei migranti si è ridotto, così come sono diminuiti i barconi in partenza da Sabrata dopo gli scontri dei mesi passati”. Scontri che hanno spinto i trafficanti di esseri umani a “partire da altre città della costa libica”, come Zliten, al Khoms e Gasr Garabulli, dove si trovano le nuove basi di questi gruppi criminali. Il motivo principale alla base del calo, conclude Qasem, “è la presenza di pattugliamenti davanti alle coste libiche che non permettono ai barconi di arrivare in Italia”.
Il ministro Minniti ha incontrato la redazione del Messaggero, dichiarando: "Non c’è nessuna “emergenza”. Gli sbarchi sono in netta diminuzione, stiamo governando il fenomeno. Il 5 di luglio il dato era +19%, e ricordo che c’era giustamente tensione. Si parlava di 250 mila persone pronte a partire. Da luglio a oggi sono circa il 50% in meno. Il mese di ottobre era il più delicato: l’anno scorso sono arrivate 27.384 persone, il picco più alto. Quest’anno sono state 5.984, meno 78%”.