Se hai meno di 14 anni non puoi tornare da scuola da solo. Lo dice la legge e il ministro dell'Istruzione, Valeria Fedeli, è determinata a farla rispettare, almeno finchè non troverà una soluzione che, ha detto, potrebbe essere in una norma che solleva i dirigenti scolastici dalla responsabilità di quello che succede fuori dagli istituti. Ma solo dopo che Matteo Renzi aveva reagito energicamente a una situazione che lo aveva "lasciato allibito" e che aveva scoperto dalla chat dei genitori di classe.
Ma come è cominciata tutta questa querelle che va dalle aule della Cassazione fino agli studi di La7 attraversando una bufera sui social?
La sentenza della Cassazione
Tutto prende il via da una sentenza della Cassazione che ha stabilito che il coinvolgimento di un minore in un incidente fuori dal perimetro scolastico non esclude la responsabilità della scuola. Nel caso specifico, un bambino di 11 anni era stato investito dall'autobus di linea sulla strada pubblica all'uscita di scuola. I giudici hanno affermato che l'obbligo di vigilanza in capo all'amministrazione scolastica, discendeva da una precisa disposizione del Regolamento d'istituto. Ossia: il personale scolastico ha obbligo di far salire e scendere dai mezzi di trasporto davanti al portone della scuola le alunne e gli alunni, compresi quelli delle scuole medie. Non solo: se l'autobus è in ritardo, la vigilanza spetta al personale della scuola.
Il regolamento scolastico non 'libera tutti'
Fatta la sentenza, trovato l'inganno: potrebbe sembrare che basti modificare il Regolamento di istituto per non imporre più al personale scolastico di vigilare sui ragazzini, Ma non è così semplice: in realtà, la responsabilità della scuola si ricollega più in generale al fatto stesso dell'affidamento del minore alla vigilanza della scuola. La Cassazione civile ha più volte affermato il principio secondo cui l'istituto scolastico ha il dovere di provvedere alla sorveglianza delle allieve e degli allievi minorenni per tutto il tempo in cui le sono affidati e quindi fino al momento del 'passaggio del testimone' - almeno potenziale - a genitori, nonni, fratelli maggiorenni e così via.
Non si fanno eccezioni. O no?
Secondo la Cassazione, il dovere di sorveglianza degli alunni minorenni è di carattere generale e assoluto, tanto che non viene meno neppure se i genitori mettono per iscritto l'autorizzazione a lasciare il ragazzino senza sorveglianza in luogo dove possa trovarsi in situazione di pericolo. Le disposizioni si attuano in genere a tutti i minori, anche se, già a partire dai 14 anni, si considera che il minore abbia maturato una certa capacità di intendere e di volere e sia in grado di decidere per sé oltre che di riconoscere le situazionidi pericolo.
Cosa ha detto la Fedeli
E' a questo punto che interviene il ministro Fedeli che, come riporta Repubblica, intervistata in tv a Tagadà su La7, sgombera il campo dai dubbi e dalle pressioni di alcuni presidi se sia lecito o meno, per le famiglie con figli che frequentano le scuole medie, lasciare liberi i ragazzini di andare a scuola o tornare a casa da soli: "Questa è la legge, e deve essere rispettata. I genitori devono esserne consapevoli". E se i genitori non possono perché sono impegnati al lavoro? "Ci vadano i nonni" esorta la ministra, "i miei nipoti sono piccoli, e non ci riesco mai, ma è così piacevole per noi nonni farlo".
La soluzione c'è ed è condivisa. Ma funzionerà?
Dunque la palla — o il figlio — passa ai genitori, si presume soprattutto alle mamme, alle nonne e alle tate, con buona pace di chi si scandalizza perché poi le donne non lavorano, se ora dovranno anche organizzarsi per essere alle 14 davanti a scuola, scrive il Corriere. I genitori qua e là nelle scuole si stanno organizzando, perché di fronte a questa nuova norma si è già trovato l’escamotage: in alcune classi i genitori si sono delegati a vicenda a far uscire i compagni di scuola dei figli, così basta un adulto, un genitore appunto che sollevi la scuola e il preside da ogni responsabilità. Resta da capire che cosa ne pensano i protagonisti, cioè i ragazzi, considerati 'incapaci' dalla legge e dalla scuola, e 'capaci' dalle 14 in poi.