Migliaia di studenti sono scesi in piazza in tutta Italia per manifestare contro l’Alternanza scuola-lavoro, che dal luglio del 2015 è obbligatoria e prevede l’integrazione di tirocini lavorativi all’interno del percorso didattico. A suscitare le proteste degli studenti, molti dei quali marciano in tuta blu come gli operai, gli episodi di degenerazione dell’iniziativa, fortemente voluta all’interno della riforma della Buona Scuola varata dal governo Renzi. In Italia fanno parte del programma un milione e mezzo di studenti.
Un corteo per i diritti degli studenti che lavorano
"Chiediamo al ministero dell'istruzione che fine abbia fatto lo statuto delle studentesse e degli studenti in Alternanza scuola lavoro e il codice etico per le aziende", ha detto la coordinatrice nazionale dell'Unione degli studenti, Francesca Picci. "Viviamo sulla nostra pelle i disagi di questo modello di Alternanza. Siamo studenti, non merce nelle mani delle aziende".
Le critiche mosse dagli studenti all’Alternanza scuola-lavoro riguardano casi di sfruttamento dei ragazzi, coinvolti in attività ritenute non formative e costretti a svolgere mansioni non in linea con i percorsi scolastici, come nel caso di quanti si sono ritrovati a fare da camerieri gratuitamente tra i tavoli dei fast-food. In un caso, risalente al 6 ottobre, uno studente impiegato in una ditta specializzata nella revisione e riparazione di motori nautici e industriali a La Spezia, è rimasto coinvolto in un incidente con un muletto - per il quale è necessario un patentino - che gli ha causato la frattura della tibia. L’infortunio, definito grave dalla Asl locale, gli è valso 40 giorni di prognosi ed evidenzia un abuso da parte delle aziende che si avvalgono del lavoro degli studenti.
Ulteriori polemiche sono arrivate dopo che la Camera di commercio ha attivato i bandi per l’erogazione dei voucher alle aziende che partecipano al progetto, come scrive Repubblica. "Le risorse regalate alle aziende con gli sgravi fiscali vanno investite per un'istruzione gratuita e di qualità", ha detto la coordinatrice nazionale della Rete della Conoscenza, Martina Carpani. "La scuola e l'università non devono essere asservite al profitto, semmai devono cambiare il mondo del lavoro". Tra le richieste degli studenti anche quella di una remunerazione per il lavoro svolto.
Le promesse del Governo
“L’alternanza scuola-lavoro è un’innovazione didattica importante. È uno strumento che offre alle studentesse e agli studenti la possibilità di acquisire competenze trasversali e consente loro di orientarsi con più consapevolezza verso il loro futuro di studi e lavorativo”, commenta in un comunicato stampa la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli. Il 10 ottobre in audizione in Parlamento la stessa ministra ha ribadito il massimo impegno in caso di situazioni in cui il patto formativo che sta alla base dell’alternanza “sia violato, impedendo a studentesse e studenti di fare un percorso significativo, innovativo e di qualità”. Il Miur ha promesso di mettere in campo strumenti concreti che vanno in questa direzione e che dovrebbero consentire un costante monitoraggio delle iniziative di alternanza.
.@valeriafedeli "#ScuolaLavoro innovazione importante, lavoriamo per elevarne qualità. Il 16/12 gli Stati Generali" https://t.co/oYg15CMK9V
— Miur Social (@MiurSocial) October 13, 2017
La differenza tra Licei e Istituti
Secondo una ricerca svolta dal Sole 24 Ore, una grande differenza nell’apprezzamento dell’iniziativa taglia trasversalmente il campione di studenti che provengono dagli Istituti o dai Licei. I primi hanno dato un indice di gradimento medio di 4 su 5, mentre gli studenti dei Licei hanno espresso un giudizio critico dell’esperienza: in media 2.5 su 5. A integrare questi dati anche la ricerca condotta dall’Unione degli Studenti, presentata a maggio di quest’anno alla Camera dei Deputati. Secondo il movimento d’area, il 57% degli studenti intervistati ha portato avanti percorsi non inerenti al proprio percorso di studi, mentre il 40% sostiene di aver visto i propri diritti negati. Ben l’87% vorrebbe poter decidere sul proprio percorso di alternanza scuola-lavoro, che è di fatto in mano alle scuole o agli accordi tra Miur e aziende, e il 38% degli studenti ha dovuto sostenere delle spese per partecipare all’esperienza.
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