Una direttiva europea che uniformerà i limiti di legge per la presenza di sostanze perfluo-alchiliche (Pfas) nelle acque. È il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, in una conferenza stampa convocata per replicare alle accuse del governatore del Veneto Luca Zaia, ad annunciare la prossima novità, che dovrebbe risolvere la questione: "Su nostra richiesta - ha tenuto a precisare Lorenzin - è stato avviato un percorso che porterà alla collaborazione tra la Commissione Europea e l'Organizzazione Mondiale della Sanità che porterà ad una direttiva, che aspettiamo nel mese di dicembre, che fisserà dei parametri europei. Io mangio e bevo prodotti che vengono da tutta Europa e quindi la presenza o meno di alcune cose deve essere uguale in tutto il continente".
Lorenzin ribatte alle accuse della Regione Veneto
Quanto agli attacchi di Zaia, che accusa il ministero di scarso controllo dopo i livelli elevati di sostanze tossiche riscontrati nelle acque del Veneto, la ministra è tranchant: "È totalmente inutile una polemica su una questione di particolare importanza e su cui le istituzioni da mesi stanno lavorando insieme. Per noi, rispetto alle azioni messe in campo e alla volontà di collaborazione interistituzionale mostrata, è inconcepibile questa la polemica".
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Anche perchè "era la Regione", sostiene la ministra a dover lavorare alla prevenzione. Ora si tratta di affrontare l'emergenza sanitaria: "Il Ministero della Salute - ha ricordato Lorenzin - è intervenuto fin dal 13 maggio 2013 nei confronti della Regione Veneto con tutta una serie di azioni individuando insieme un percorso di sostegno, tramite l'analisi dell'acqua per garantire che quella che esce dai rubinetti dei cittadini, del Veneto ma non solo, sia sicura. Abbiamo fissato parametri, ricorrendo al principio di massima precauzione uniformandoci a quelli stabiliti in Germania, partecipiamo a tutti i tavoli, abbiamo chiesto al OMS di fissare dei parametri standard per tutta Europa e fatto un decreto fortemente innovativo assieme al Ministero dell'Ambiente che riguarda il piano delle acque, condiviso naturalmente con le Regioni".
Una emergenza seria
Un emergenza seria: uno dei rischi è l'insorgenza "di sindromi metaboliche, ma stiamo parlando di un inquinamento che purtroppo si è protratto per decenni. Ora dobbiamo tendere all'obiettivo che non ci siano più tracce di questi inquinanti nell'acqua in Veneto. Nel frattempo monitoriamo come sostenere la popolazione". Ma la Regione Veneto rilancia: lo studio del Cnr sulla presenza di Pfas nelle acque presenta "dati inequivocabili" che testimoniano come siano presenti "in molti acquedotti italiani", attacca l'assessore all'ambiente Giampaolo Bottacin. "Il medesimo Ministero va poi corretto - prosegue - anche laddove sostiene che nelle altre regioni il 90% dei campioni analizzati hanno concentrazioni molto basse, inferiore a 50 ng/l, poichè in realtà lo studio del CNR del 2013 ha riscontrato in acquedotti di una città non veneta ben 120 ng/l di Pfos, la sostanza più pericolosa della famiglia Pfas (in Veneto il limite è 30 ng/l). Ciò significa che ad oggi ci sono italiani al di fuori del Veneto che bevono acqua inquinata più degli scarichi industriali del Veneto e questo per me è a dir poco preoccupante. Per cui sarebbe opportuna una valutazione più accurata dei dati da parte del ministero della Salute".
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Che cosa sono esattamente le PFAS?
Le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sono sostanze chimiche di sintesi utilizzate principalmente per rendere resistenti ai grassi e all'acqua vari materiali come tessuti, tappeti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti; secondo quanto si legge nella scheda di una asl veneta, sono ampiamente utilizzate in applicazioni civili ed industriali. I due composti chimici appartenenti a questo gruppo più usati sono l'acido perfluoroottanoico (PFOA) e l'acido perfluoroottansulfonico (PFOS). Ecco un breve vademecum su quello che c'è da sapere dopo l'emergenza in Veneto, sulla scorta di un documento della Ulss 17 Veneto.
Come entrano nell'ambiente le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS)?
Questi composti possono essere trovati nell'aria, nel suolo e nell'acqua in relazione a produzione, uso e smaltimento dei prodotti che li contengono. Sono inoltre presenti nell'ambiente di lavoro delle fabbriche che li utilizzano. Sono composti dotati di elevata persistenza nell'ambiente, che possono essere trasportati a distanza dall'acqua; se presenti nell'aria lentamente ricadono sul suolo in un tempo stimato di giorni o settimane.
Come ci espone alle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS)?
Tra le possibili e diverse vie di assorbimento da parte dell'organismo umano, la via orale, tramite consumo di acqua potabile ed alimenti, è quella più significativa per la popolazione in generale. Altre possibili esposizioni dell'organismo umano sono attraverso l'inalazione di aria contaminata, o attraverso l'ingestione o il contatto di polvere o suolo contaminato. I lavoratori in impianti che producono o usano i perfluoroalchili possono essere esposti a livelli più alti della popolazione generale.
Che effetti hanno le sostanze perfluoroalchiliche sulla salute?
Le sostanze perfluoroalchiliche tendono a rimanere a lungo immutate nell'organismo anche per molti anni. I dati presenti nella letteratura scientifica sulla tossicità di PFOS e PFOA nell'uomo sono limitati e talvolta controversi. Alcuni studi sui lavoratori esposti per via inalatoria per lunghi periodi non hanno evidenziato significativi effetti nocivi sulla salute direttamente correlabili, mentre altri studi, sempre su lavoratori esposti, hanno rilevato alterazioni dei livelli di ormoni sessuali e di colesterolo associati alle concentrazioni di PFOA nel sangue. Ci sono invece alcuni studi su animali di laboratorio esposti che mostrano una tossicità acuta moderata con effetti sul tratto gastrointestinale e sul fegato, nonchè effetti irritativi a livello oculare e cutaneo con livelli molto alti di PFOA nell'aria o applicato sulla pelle. Altri studi su animali mostrano effetti su fegato, sistema gastrointestinale e livelli di ormoni tiroidei, per esposizione cronica.
Quanto è probabile che le sostanze perfluoalchiliche causino il cancro?
Non si possono trarre conclusioni per i limitati dati disponibili sull'uomo. Sull'animale invece ci sono studi che riportano una possibile associazione fra esposizione prolungata a dosi elevate di PFOA e PFOS e forme tumorali. Per questo motivo l'International Agency for Research on Cancer (IARC) e l'Environmental Protection Agency (EPA) stanno conducendo delle valutazioni sui composti perfluoroalchilici, che ad oggi non sono inseriti negli elenchi delle sostanze cancerogene di queste agenzie.
Che effetti hanno le sostanze perfluoroalchiliche sulla salute dei bambini?
Uno studio condotto in USA (sud est Ohio) su una popolazione (inclusi i bambini) esposta ad acqua destinata al consumo umano contaminata da PFOA non ha evidenziato effetti negativi a breve termine sulla salute correlati alla sua presenza. Lo studio non ha valutato effetti a lungo termine (come tumori o ritardi nello sviluppo infantile). La popolazione studiata presentava livelli di PFOA nel sangue molto più elevati rispetto alla popolazione generale degli Stati Uniti. Tre studi su donne in gravidanza hanno rilevato un'associazione tra alte concentrazioni di PFOA nel sangue della madre e peso alla nascita leggermente più basso. Un altro studio che ha esaminato i livelli di PFOA nell'acqua destinata al consumo umano non ha confermato questa associazione. Studi su animali hanno evidenziato effetti sulla crescita e/o difetti alla nascita nei cuccioli in seguito ad esposizione ad alte dosi di PFOS e PFOA nel periodo gestazionale. Le sostanze perfluoroalchiliche sono state trovate nel latte materno, ma a livelli molto più bassi rispetto a quelli rilevati nel sangue della mamma (quindi non ci sono evidenze di una loro concentrazione nel latte materno). Mancano valutazioni sugli effetti in bambini alimentati al seno.