Bastarono 13 secondi per devastare l’isola d'Ischia. Era il 1883 e la terra, quella volta, tremò il 28 luglio intorno alle 21,30. La scossa fu devastante: 2.313 persone persero la vita sotto le macerie. Il terremoto colpì soprattutto la località di Casamicciola e i centri vicini di Lacco Ameno e Forio. Anche allora, 134 anni fa, era estate ed era sera, ma il sisma fu molto più forte di quello del 21 agosto: la magnitudo fu di 5,8 gradi della scala Richter, 10 della Scala Mercalli.
Ecco il racconto del disastro, come riferito da alcuni dei primi testimoni e riportato da un quotidiano dell'epoca: "Alle nove e un quarto pom. precise il piroscafo ‘Tifeo’ era nelle acque di Casamicciola. Il capitano e l’ispettore del piroscafo,signori Bianco e Scotti, hanno inteso un fortissimo rombo, e si sono accorti che avveniva un terremoto su quell’isola prima sussultorio e poi ondulatorio, della durata di circa quindici secondi. In seguito dall’isola si è levata tanta polvere da giungere fino ad annebbiare l’aria e non far distinguere nel piroscafo una persona dall’altra.
Immediatamente dopo si sono intese grida strazianti come di gente che chieda soccorso.
Sul piroscafo si è recato un brigadiere dei carabinieri ed ha dichiarato che quell’isola era rovinata e che le vittime erano numerosissime.
Il comandante del piroscafo, senza perdita di tempo, fece rotta per Napoli, per avvertire le Autorità dell’orribile avvenimento". (Gazzetta Piemontese, 31 luglio 1883)
Un terremoto rimasto nella memoria
“È successa una Casamicciola”, si dice ancora a Napoli per indicare un grosso disastro. Un modo per parlare di un ‘guaio capitato’ e che fa riferimento al terremoto del 1883, rimasto nella memoria di tutti i cittadini campani. I feriti furono complessivamente 762 e a Casamicciola, che all'epoca contava 4.300 abitanti, la maggior parte delle case crollò, quasi l’80%; le rimanenti furono danneggiate e una sola rimase illesa. Il terremoto fu avvertito anche, seppur con intensità diversa, nella vicina isola di Procida, a Pozzuoli e a Napoli.
L'isola in quella stagione era affollata di villeggianti e molti ne perirono, aggravando le dimensioni del disastro.
Il racconto di Benedetto Croce
Fu lo stesso filosofo Benedetto Croce, che nel 1883 aveva 17 anni, a lasciare un resoconto di quei drammatici momenti. Raccontò il momento esatto della scossa. Si trovava nel soggiorno della Villa Verde, dove la famiglia del proprietario terriero Pasquale Croce risiedeva per le vacanze. Il terremoto fece sprofondare il padre tra le macerie e Benedetto vide la sorella sbalzata verso il soffitto, quindi raggiunse la madre che si era rifugiata sul balcone e da lì entrambi precipitarono: “Rinvenni a notte alta - scrisse il filosofo nel 'Contributo alla critica di me stesso' del 1915 - e mi trovai sepolto fino al collo, e sul mio capo scintillavano le stelle, e vedevo intorno il terriccio giallo, e non riuscivo a raccapezzarmi su ciò ch’era accaduto, e mi pareva di sognare".
"Compresi dopo un poco, e restai calmo, come accade nelle grandi disgrazie. Chiamai al soccorso per me e per mio padre, di cui ascoltavo la voce poco lontano; malgrado ogni sforzo, non riuscii da me solo a districarmi. Verso la mattina (ma più tardi), fui cavato fuori, se ben ricordo, da due soldati e steso su una barella all’aperto. Lo stordimento della sventura domestica che mi aveva colpito, lo stato morboso del mio organismo che non pativa di alcuna malattia determinata e sembrava patir di tutte, la mancanza di chiarezza su me stesso e sulla via da percorrere, gl’incerti concetti sui fini e sul significato del vivere, e le altre congiunte ansie giovanili, mi toglievano ogni lietezza di speranza e m’inchinavano a considerarmi avvizzito prima di fiorire, vecchio prima che giovane. Quegli anni furono i miei più dolorosi e cupi: i soli nei quali assai volte la sera, posando la testa sul guanciale, abbia fortemente bramato di non svegliarmi al mattino, e mi siano sorti persino pensieri di suicidio”.
Le sorti della famiglia Croce assomigliarono alla tragedia di molte altre: decine di episodi davvero strazianti riempirono i giornali, con esiti resi ancora più dolorosi dagli scarsi mezzi tecnici dell'epoca, dai ritardi e dalla lentezza dei soccorsi, dalle difficoltà di comunicazione. (Gli stessi telegrafi, al momento del terremoto, non erano in funzione).
Il 31 luglio, poi, fu assunta una tremenda decisione: i lavori di escavazione a Casamicciola vennero sospesi a causa delle esalazioni dei corpi putrefatti, che esponevano a gravi pericoli i soccorritori coordinati personalmente dal ministro dei Lavori Pubblici Francesco Genala, accorso sull'isola d'Ischia al pari del re Umberto I e del primo ministro Agostino De Pretis. Incalcolabile con precisione il numero delle persone che morirono sepolte vive e dei cadaveri insepolti sui quali fu cosparsa calce per evitare contagi anche in considerazione del caldo che aggravava i rischi.
Tutti i terremoti dell’isola, dal 1500 alla fine del 1800
Eruzioni, ma anche terremoti: la storia di Ischia è segnata da numerosi eventi sismici. Ecco i più importanti:
- 1557 - Danni a case e costruzioni.
- 1662 - Numerose scosse provocano danni a cose.
- 1762 - Gravi danni per la scossa del 23 luglio di magnitudo 4,93 della scala Richter.
- 1767 - Crolla la chiesa Rotaro.
- 1796 - Il 18 marzo una scossa di 5,57 di magnitudo della scala Richter provoca 7 morti.
- 1827 - 14 scosse di lieve entità.
- 1828 - Il 2 febbraio una scossa di magnitudo 5,78 della scala Richter causa 28 morti a Casamicciola.
- 1841 - 6 marzo, una forte scossa a Casamicciola provoca danni a cose.
- 1863 - Frane Eponeo (30 gennaio).
- 1867 - Il 16 agosto una scossa di 4,72 di magnitudo della scala Richter.
- 1880 - A fine luglio scosse per 5 giorni di fila.
- 1881 - 4 marzo, una scossa causa 124 morti a Casamicciola e 5 a Lacco. (5,36 Richter).
- 1883 - 28 luglio, una scossa di 13 secondi distrugge Casamicciola e causa 2.313 vittime oltre a centinaia di feriti.
Ischia: una storia geologica molto complessa
I terremoti che hanno interessato l’isola di Ischia vanno inquadrati in una storia geologica molto complessa - si legge su 'Focus' - di un piccolo lembo di terra che si estende per circa 46 chilometri quadrati e si erge per 787 metri al di sopra del livello del mare.L’isola è nata in seguito a una lunga storia di eruzioni vulcaniche che iniziarono più di 150.000 anni fa, le cui testimonianze si rinvengono nella zona sud-orientale di Ischia.
Il periodo seguente fu caratterizzato da numerose eruzioni esplosive di energia variabile, separate nel tempo da periodi di scarsa o nulla attività, che comunque terminò con un’importante eruzione, quella del Tufo Verde del Monte Epomeo avvenuta 55.000 anni fa. Al termine di quell’eruzione si formò una caldera, ossia una grande depressione dovuta allo svuotamento della camera magmatica, che oggi è visibile nel cuore dell’isola e che venne in parte sommersa dal mare.