"Non criminalizziamo la solidarietà. Questa campagna di accuse contro le Ong non porta lustro". Lo dice all'AGI Regina Catrambone, l'imprenditrice italo-americana co-fondatrice di Moas, Ong che in queste ore, è salpata nuovamente per dirigersi verso le aree Sar del Mediterraneo e continuare la sua missione umanitaria di salvataggio dei migranti. Una missione che intende continuare con la determinazione che l'ha sempre caratterizzata, da quando ha iniziato l'attività di soccorso nel 2014.
'Non siamo armati, non lo siamo mai stati'
"All'epoca - ricorda Regina Catrambone - c'erano solo la Guardia Costiera e Mare Nostrum, la più importante missione militare umanitaria svolta. E l'ha fatta l'Italia. L'Italia che per me, meriterebbe il Nobel per la pace per tutto quello che ha fatto nel soccorso ai migranti". Non avete paura, dopo che altre Ong, come Medici senza frontiere e Save the children, hanno sospeso le loro operazioni per timore di azioni ostili della Libia? "E perchè? Non c'è motivo", risponde Regina Catrambone, che spiega: "Lo sappiamo bene che quell'area di mare è difficile e abbastanza pericolosa. Non prendiamoci in giro. Lo abbiamo sempre saputo. Quello è un mare di conflitto, la sicurezza non c'è mai stata. Non capisco ora dove sia il problema. è scontato che è difficile lavorare lì. Noi del Moas siamo sempre stati attenti, abbiamo lavorato con disciplina e ordine e con moralità. Il nostro personale ha sempre saputo che ci sono dei rischi. Noi non siamo armati, non lo siamo mai stati e siamo apolitici. Per noi il clima non è cambiato".
'Il nostro motto sarà sempre: nessuno merita di morire in mare'
E Moas, sottolinea Catrambone, "ora, a maggior ragione, deve continuare ad assistere le persone perchè se qualcuno volesse partire, non ci sarebbe nessuno pronto a soccorrere e le persone morirebbero tutte. Il nostro motto è e sempre sarà: nessuno merita di morire in mare".
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La co-fondatrice di Moas ricorda che l'organizzazione "è stata la prima a firmare il Codice di condotta. Perchè - rimarca - abbiamo dato piena fiducia all'Italia, porta dell'Europa. E questo, per noi è un principio apolitico. Continuiamo ad andare avanti nello spirito iniziale della nostra missione, ovvero, tenere alta l'attenzione dell'Europa su quanto accade nel Mediterraneo. Quando parliamo della questione migranti, non dobbiamo parlare solo dell'Italia ma dell'Europa tutta. Altrimenti resterebbe solo un caso italiano. Ricordiamoci invece che l'Italia è una frontiera dell'Europa".
'Se venissero date loro vie alternative non morirebbero in mare'
Regina Catrambone sottolinea che Moas "non ha mai puntato il dito contro altri, ha sempre cooperato con tutti. Francamente - dice - non capisco tutto questo turbine mediatico che si è creato. I veri attori di tutto non siamo noi Ong, non siamo noi ad aver bisogno di attenzione ma le persone, quelle che rischiano di morire in mare. Se a loro venissero date vie alternative al mare, non morirebbero. Se ci fossero altre vie, ovviamente legali, tutto questo non accadrebbe.
Noi abbiamo accolto l'appello di Papa Francesco e dell'Italia che non voleva essere lasciata sola". Regina Catrambone ribadisce quindi che la "solidarietà non deve essere criminalizzata: sulle Ong è stato detto di tutto. Ma c'è un vento xenofobo che non mi piace, che soffia negli Usa e in Europa. La solidarietà non va fatta morire insieme alla misericordia. Oggi più che mai abbiamo bisogno di sostegno e - conclude - dobbiamo fermare questa campagna di criminalizzazione contro le Ong e questo vento xenofobo che non ci rappresenta".