L'incendio sulla Pontina accende i riflettori sull'emergenza amianto in Italia. Fino al 1992 l'Italia è stato il secondo produttore europeo, dopo l'allora Unione Sovietica, e ancora ad oggi, su tutto il nostro territorio, ci sono circa 40 milioni di tonnellate di amianto e materiali che lo contengono in circa 50 mila siti e un milione di micrositi. A conti fatti, ogni italiano è minacciato da 650 chili di amianto, un record che non ci rallegra affatto, considerando i numeri della strage che esso provoca.
L'incognita dell'amianto nell'aria dopo il rogo nello stabilimento della Eco X
Secondo dati dell'Osservatorio nazionale sull'amianto, ogni anno nel nostro Paese avvengono 6.000 decessi per patologie asbesto-correlate; 1.900 sono i nuovi casi di mesotelioma, secondo i dati pubblicati da "I numeri del cancro in Italia 2016 di Aiom /Airtum". Gli uomini sono esposti più delle donne: uno su 234 in Italia rischia di sviluppare questa patologia mentre per le donne la percentuale è di una su 785. I decessi oncologici per mesotelioma in entrambi i sessi si attestano al 4%.I pazienti ad oggi, in Italia, con diagnosi di mesotelioma sono 2.732.
Minacciate 2.400 scuole
Per quanto riguarda la mappa del rischio, ai primi posti ci sono purtroppo le scuole: in 2.400 istituti sono presenti materiali di asbesto. Esposti al pericolo circa 350.000 studenti e 50.000 dipendenti, tra docenti e non. Negli ospedali, negli altri edifici pubblici, negli aeromobili, nelle navi e negli altri mezzi militari l'amianto è ancora largamente presente, e purtroppo continua e continuerà a mietere molte vittime. Si stima che saranno necessari ben 1000 anni per rimuovere totalmente ogni traccia di amianto in Italia. Il Presidente dell'Inps, Tito Boeri, ha stimato, ottimisticamente, in 85 anni il tempo necessario per poter bonificare tutto l'amianto presente nel territorio nazionale.
Nonostante la sua accertata pericolosità (anche Iarc, l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro delle Nazioni Unite, ha infatti riconosciuto l'amianto come cancerogeno e ha chiesto di bandirne l'utilizzo in ogni sua forma), non esiste una normativa internazionale che ne limiti la produzione e la commercializzazione. La Confederazione Internazionale dei Sindacati (Ituc), e il Sindacato Mondiale dell'Industria (IndustriAll) hanno sostenuto dodici nazioni africane nel chiedere l'inserimento dell'amianto nella lista dei materiali pericolosi della Convenzione di Rotterdam i cui componenti si riuniranno, a Ginevra, entro il 5 maggio prossimo. Sono sessanta i paesi nel mondo ad aver bandito l'amianto.