Roma - Il dna sotto le unghie di Chiara Poggi non è di Alberto Stasi. Una perizia di parte di cui dà notizia in esclusiva il Corriere della Sera sembra destinata a riaprire il giallo del delitto di Garlasco: una lunga vicenda processuale, seguita ad altrettanto lunghe indagini, che ha portato in carcere con una condanna a sedici anni il fidanzato della vittima.
Abbastanza, comunque, da spingere i legali della famiglia a presentare istanza alal Procura generale di Milano oper la revisione del processo.
Ma che storia è quella di Garlasco e perché Stasi è in cella? Qui la ricostruzione delle tappe della vicenda fatta da BlitzQuotidiano e la fotostoria realizzata da Corriere.it, dal giorno del delitto, il 13 agosto del 2007.
La Cassazione il 21 giugno scorso depositò le motivazioni della sentenza con cui nel dicembre del 2015 aveva confermato la condanna a 16 anni in secondo grado e in cui sosteneva che Stasi era colpevole "oltre ogni ragionevole dubbio". Indizi come "tessere di un mosaico" che "hanno contribuito a creare un quadro d'insieme convergente verso la colpevolezza" scriveva la Quinta sezione penale. Ma perchè, secondo i giudici di Cassazione, Stasi era colpevole?
- Conseguenze logiche - "Molteplici elementi, considerati senza illogicià, di sicura valenza indiziaria sono stati valutati globalmente"
- Incastro perfetto - "Ciascun indizio risulta integrarsi perfettamente con gli altri come tessere di un mosaico". Un quadro del genere "non lascia alcuno spazio a versioni alternative dotate di razionalità e plausibilità pratica"
- Bocciate le tesi della difesa - Non sono sostenibili "le versioni ipotizzate dalla difesa dell'imputato o di fatto, comunque, scandagliate, analizzando la vita di Chiara, le sue frequentazioni, il suo ambito familiare"
- L'alibi non regge - La versione di Stasi "non lo elimina dalla scena del crimine nella 'finestra temporale' compatibile con la commissione dell'omicidio".
Ma allora chi ha ucciso Chiara Poggi? Ancora una volta la Cassazione non ha dubbi: "una persona conosciuta, arrivata da sola in bicicletta, che ella stessa ha fatto entrare in casa". Qualcuno che conosceva bene la casa "come desumibile anche dal percorso effettuato all'interno delle stanze al piano terra".
Le 'colpe' di Alberto Stasi
Per i giudici della Cassazione il fidanzato di Chiara Poggi ha compiuto diversi passi falsi:
- "Ha reso un racconto incongruo, illogico e falso, quanto al ritrovamento del corpo senza vita della fidanzata"
- "Ha sostenuto di aver attraversato di corsa i diversi locali della villetta per cercare Chiara, ma sulle sue scarpe, non è stata rinvenuta traccia di sangue, nè le macchie di sangue sul pavimento sono risultate modificate dal suo passaggio",
- "Neppure sui tappetini dell'auto sulla quale egli stesso ha sostenuto di essere risalito immediatamente dopo la scoperta di Chiara, sono state rinvenute tracce di sangue"
- "Il racconto delle modalità di rinvenimento del corpo di Chiara (con la parte visibile del volto bianca, invece che completamente ricoperta di sangue) è assimilabile a quello dell'aggressore, non dello scopritore".
La Cassazione ne ha anche per gli inquirenti
Secondo i giudici, l'andamento delle indagini è stato "senz'altro non limpido, caratterizzato anche da errori e superficialità"; "anomala" la "scelta di non sequestrare nell'immediatezza la 'bicicletta nera da donna' della famiglia Stasi, o quantomeno di fotografarla, e di sequestrare invece a distanza, per altro, di una settimana dai fatti, due biciclette, di cui almeno completamente diversa da quella descritta dalle due testimoni e sulla quale si sono poi incentrati tutti gli accertamenti compiuti nel corso dei giudizi fino a quello di rinvio". Tale scelta, osserva la Cassazione, "e' stata correttamente individuata come un evento che ha avuto indubbie ripercussioni negative sull'andamento delle indagini": la mancata acquisizione 'tutte' le biciclette nella disponibilita' della famiglia Stasi a distanza di poche ore dai fatti "puo' senz'altro dirsi - si legge nella sentenza depositata oggi - un anello mancante nell'attivita' di indagine compiuta in merito all'omicidio di Chiara Poggi".
Che motivo aveva Stasi di uccidere Chiara?
Per la Cassazione non ci fu crudeltà nel delitto, frutto probabilmente, di un "gesto d'impeto". "Le modalità del fatto connotato da un rapido susseguirsi di colpi di martello al capo della vittima, sferrati all'ingresso dell'abitazione, con rabbia ed emotività, espressione 'di un rapporto di intimita' scatenante una emotività".