Roma - "Il clima culturale è in parte cambiato e la consapevolezza del problema è cresciuta. Ma resta una forte resistenza delle donne a denunciare". Il capitano Francesca Lauria, comandante della sezione "Atti persecutori" del Raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche, ha una convinzione confermata giorno dopo giorno dall'esperienza sul campo: quando si parla di violenza di genere, "una denuncia tardiva fa quasi sempre perdere tempo prezioso. Ed aumenta esponenzialmente il rischio che la situazione degeneri. Fino all'estremo del femminicidio". C'è tutta una serie di quelli che Lauria chiama "campanelli d'allarme" che non andrebbero per alcun motivo sottovalutati: forme di violenza psicologica, anche sottile; minacce sempre meno generiche; spinta all'isolamento dal contesto familiare e sociale; pressioni che con il tempo si trasformano in minacce, percosse, violenze sessuali.
"Bisogna lavorare per ridurre i fattori di rischio - spiega il capitano -, annullarli è impossibile ma intervenire per tempo aiuta". Dalla legge negli ultimi anni è arrivata "una serie di nuovi strumenti: l'allontanamento d'urgenza, ad esempio, funziona, viene molto utilizzato e garantisce alle forze dell'ordine margini più ampi di azione. La verità è che ogni caso è diverso dall'altro e che ci sono variabili di cui tenere conto, come la presenza di figli, che rendono il tutto ancora più delicato". Gli operatori delle forze dell'ordine svolgono in quest'ottica un ruolo chiave, "ed è per questo che puntiamo tanto sulla loro formazione: per una donna vittima di abusi avere un interlocutore in divisa empatico, disponibile, capace di costruire con lei un rapporto di fiducia può rappresentare una spinta decisiva alla denuncia e aiutare anche in una fase complicata come quella del 'dopò". La sezione 'atti persecutori', nata nel 2009 da un'intesa tra i ministeri delle Pari Opportunità e della Difesa, conta attualmente 15 militari e lavora in sinergia con altre due sezioni del Reparto analisi criminologiche, la sezione "Analisi" e la sezione "Psicologia". All'attività quotidiana di supporto alle indagini e alla magistratura, che ha uno dei suoi momenti più importanti nelle cosiddette "audizioni protette", si affianca il lavoro di analisi e di studio: "Il nostro è un osservatorio privilegiato, è vero - conclude il capitano Lauria - ma è difficile quantificare il trend del fenomeno, anche perchè non comprende un unico specifico reato e il sommerso rimane consistente, anche in presenza di un aumento delle denunce. Servirebbero dati più analitici e un orizzonte temporale più ampio".