di Paolo Giorgi
Firenze - Torna in Italia, 25 anni dopo l'ultimo caso, mortale, la difterite. Lo ha comunicato Walter Ricciardi, presidente dell'Istituto superiore di sanità, nel suo intervento a congresso di pediatria a Firenze. "Si è verificato un primo caso di nodulo difterico, spia di un contatto con il batterio che non si è evoluto nella malattia, perché il microrganismo è stato contrastato dal sistema immunitario", ha aggiunto. Questo significa che c'è stato un contatto con il batterio Corynebacterium diphtheriae. "Temiamo che, a causa del calo delle vaccinazioni in Italia, si possa verificare il ritorno di una malattia considerata quasi scomparsa", ha sottolineato Ricciardi. La difterite è una grave infezione che in stadi avanzati può danneggiare gravemente gli organi. Ed è una di quelle malattie che si considera quasi scomparsa grazie alle vaccinazioni, ora in calo nel nostro paese.
DIFTERITE E' GIA' COMPARSA IN BELGIO, SPAGNA E VENEZUELA
In Europa si teme un ritorno della difterite. Qualche mese fa, in Belgio, la malattia ha ucciso un bimbo di 3 anni. Lo scorso anno, invece, in Spagna è deceduto un bambino di sei anni, il primo caso dall'ultimo registrato nel 1986. Nessuno era stato vaccinato. In Venezuela si parla di una vera e propria emergenza che ha già fatto ben 23 vittime, quasi tutti bambini. In Italia, invece, l'ultimo caso pediatrico, peraltro mortale, risale al 1991 ma, secondo gli esperti, con il calo delle vaccinazioni le cose potrebbero cambiare, e oggi le paure si sono concretizzate con l'annuncio del primo "nodulo difterico" trovato nel nostro Paese da decenni: ossia il caso di un paziente che è entrato in contatto con il batterio, pur senza ammalarsi. Prima della vaccinazione di massa, al termine della Seconda Guerra Mondiale, nel nostro paese di registravano decine di migliaia di casi e oltre mille morti ogni anno.
COME AGISCE IL BATTERIO DELLA DIFTERITE
La difterite è una malattia infettiva acuta provocata dal batterio Corynebacterium diphtheriae. Una volta entrato nel nostro organismo, questo agente infettivo rilascia una tossina che può danneggiare, o addirittura distruggere, organi e tessuti. "Gli organi coinvolti - si legge sul sito Epicentro - variano a seconda del tipo di batterio: il più diffuso colpisce la gola, il naso e talvolta le tonsille, mentre un altro tipo, presente soprattutto nelle zone tropicali, provoca ulcere della pelle. Più raramente, l'infezione coinvolge la vagina o la congiuntiva". Per quanto possa colpire a qualsiasi età, la difterite riguarda essenzialmente i bambini non vaccinati. Nei Paesi con clima temperato, si diffonde durante i mesi invernali. La difterite si trasmette per contatto diretto con una persona infetta o, più raramente, con oggetti contaminati da secrezioni delle lesioni di un paziente. In passato, anche il latte non pastorizzato ha rappresentato un veicolo di infezione. Gli individui che sviluppano la malattia vanno trattati immediatamente con l'antitossina e antibiotici (eritromicina o penicillina), quindi messi in isolamento per evitare che contagino altre persone. Ma la strategia più efficace contro la difterite resta la vaccinazione preventiva.
VACCINO ANTIDIFTERITE ESAVALENTE O TRIVALENTE
Disponibile fin dal 1920, il vaccino antidifterico contiene la tossina batterica, trattata in modo da non essere piu0 tossica per l'organismo, ma comunque in grado di stimolare la produzione di anticorpi protettivi da parte del sistema immunitario. Solitamente, il vaccino antidifterico viene somministrato in combinazione con quello contro il tetano e contro la pertosse (DTP). Inoltre, oggi si tende a vaccinare i nuovi nati con il vaccino esavalente, che protegge anche contro la poliomielite, l'epatite virale B e le infezioni invasive da Haemophilus influenzae B. Il ciclo di base del vaccino è costituito da tre dosi, da praticare al terzo, quinto e dodicesimo mese di vita del bambino. Successivamente vengono eseguite due dosi di richiamo, all'età di 6 e 14 anni. A ciclo ultimato, la vaccinazione antidifterica conferisce una protezione pressochè totale. Per conservare una buona immunità, si possono fare ulteriori richiami ogni dieci anni.