Roma - Contrordine: l’insalata in busta già pronta all’uso non va lavata a casa. L’annuncio arriva dagli esperti dopo anni di raccomandazioni a passare accuratamente sotto l’acqua le foglioline per proteggersi dai batteri che prolifererebbero nella confezione. “Va consumata così com’è” assicura Antonio Ferrante, professore di Agronomia all’Università statale di Milano. “E’ più sicura di tutte le altre perché inserita in una filiera controllata. L’insalata viene sottoposta a numerose analisi durante tutto il processo produttivo”
La notizia sarà accolta con entusiasmo da coloro che la scelgono per un veloce pasto in ufficio e dai più pigri che di lavare un’insalata già tagliata, asciugata e pronta per essere mangiata proprio non vogliono saperne. E sono sempre di più gli italiani che preferiscono questo tipo di alimento tanto che il consumo ha toccato nel 2015 la cifra record di 100 milioni di chili di insalata prodotta, “con un aumento di fatturato del 2,4%” spiega Tommaso Maggiore, docente di Agronomia generale dell’Università statale di Milano.
Negli stabilimenti l’insalata viene sottoposta a diversi passaggi a iniziare da un primo controllo per eliminare corpi estranei. Le foglie vengono sottoposte a tre lavaggi e infine controllata a campione dagli addetti alla produzione.