Roma - L'Italia di oggi soffre di emorragia di talenti: i giovani migliori e piu' preparati se ne vanno e il Paese e' incapace ad attrarne di nuovi. E' una delle valutazioni contenute nell'Undicesimo "Rapporto Italiani nel Mondo 2016", presentato oggi dalla Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana. "La mobilità è una risorsa - sottolinea il Rapporto - ma diventa dannosa se è a senso unico, quando cioè è una emorragia di talento e competenza da un unico posto e non è corrisposta da una forza di attrazione che spinge al rientro".
E' un fatto che gli italiani, giovani e meno giovani, oggi guardano sempre più all'estero per soddisfare i propri desideri lavorativi, in particolare all'Europa, sottolinea il rapporto. Molti iniziano a conoscere le opportunità che il mercato del lavoro internazionale offre già durante gli anni della laurea, mentre altri decidono di emigrare dopo essersi formati completamente in Italia, sia perché non trovano offerte di lavoro che possano soddisfare le loro aspettative, sia perchè convinti che un periodo di studio e/o lavoro all'estero possa migliorare la loro situazione.
Ma chi sono questi giovani? Definiti 'Millennials', hanno un'età compresa tra i 18 e i 32 anni, sono una generazione istruita, che possiede titoli di studio post-laurea, ha partecipato a programmi di studio per scambi internazionali (ad esempio Erasmus). Al contempo, però, "sono una generazione penalizzata dal punto di vista delle possibilità lavorative, sono i più esposti alla disoccupazione e vedono l'emigrazione non come una fuga ma come un mezzo per soddisfare ambizioni e nutrire curiosita'". Il rapporto Migrantes cita infine i dati di uno studio dell'Istituto Toniolo, secondo cui i Millennials "sono la prima generazione nella quale la scelta non è tanto se partire ma piuttosto se restare". (AGI)