Roma - "In Italia ci sono circa 28.000 scuole ricadenti in aree sismicamente attive, ad alto o elevatissimo rischio sismico, alle quali se ne sommano altre 7.000 ricadenti in aree ad elevato rischio idrogeologico. Un problema tutto geologico, che meriterebbe maggiore attenzione e un approccio culturale completamente diverso". Lo scrive il Consiglio nazionale dei geologi in una lettera aperta al ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, cui si sottopone la necessita' di partire da una approfondita conoscenza geologica per ogni azione di intervento sul costruito e sulla pianificazione del nuovo.
"Parliamo - prosegue la lettera - di un patrimonio edilizio che per il 60% e' stato costruito prima del 1974, anno di entrata in vigore delle prime norme antisismiche, molti altri sono stati costruiti o messi in sicurezza prima del 2000, o comunque in epoca antecedente alla revisione delle mappe sismiche e la conseguente revisione normativa del 2009 (NTC 2008). Conseguenza ne e' che la stragrande maggioranza degli edifici scolastici e' stata progettata o adeguata seguendo criteri di protezione antisismica in parte o del tutto inadeguati alla reale sollecitazione sismica attesa".
Nel testo si segnala che "L'istituzione di un Osservatorio per l'Edilizia Scolastica, previsto dall'art. 6 della Legge n.23 del 1996, rilanciato con forza lo scorso 8 gennaio, non contempla, ad oggi, la rappresentanza del mondo geologico, soggetto professionale determinante nella pianificazione e nella gestione delle situazioni di rischio, sia di tipo sismico che idrogeologico (frane, alluvioni), nonche' di tipo ambientale". Viene percio' chieto al ministro di rimodulare la composizione dell'Osservatorio includendo un geologo. (AGI)