Milano - Dapprima l'adesione ideologica allo Stato Islamico e la condivisione delle azioni commesse da diverse organizzazioni terroristiche della galassia jihadista, poi la dichiarazione di essere intenzionato ad aderire al jihad mediante un atto di martirio, sostenendo anche di essere a conoscenza della possibilita' di reperire materiale per la costruzione di ordigni esplosivi, utilizzando precursori in libera vendita. Tra i potenziali obiettivi ci sarebbe dovuta stare una rivendita di alcolici da colpire con armi da fuoco e militari. E' quanto emerso da una prolungata attivita' di indagine coordinata dalla Procura Distrettuale Antiterrorismo di Milano d'intesa con la Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, che ha permesso di riscontrare un crescente processo di radicalizzazione in chiave jihadista di un pakistano residente in provincia di Milano.
Alfano: quell'uolo rappresentava un pericolo per la sicurezza
E dalle prime ore di questa mattina, in Lombardia, e' in corso un'operazione antiterrorismo condotta congiuntamente dal Ros e dal Comando provinciale dei carabinieri di Milano nei confronti di un 26enne destinatario di provvedimento di espulsione dal territorio nazionale emesso dal ministro dell'Interno per motivi di sicurezza pubblica. Dalle indagini e' emerso che l'uomo riteneva gli attentati terroristici di Parigi una "legittima" reazione alle aggressioni militari compiute dalla Francia e dalla coalizione anti-Isis nel teatro siro-iracheno".Le risultanze delle indagioni dicono che il pakistano oltre ad avere espresso il desiderio di raggiungere i diversi teatri di conflitto per unirsi alle milizie dello Stato Islamico, tentando di convincere in tale proposito anche altri connazionali, tra cui la moglie, ha mostrato segni di progressiva esaltazione ideologica a sostegno dello stesso Is. E l'aspirante combattente avrebbe inoltre gia' prestato giuramento di sottomissione al Califfo.
Dall'attivita' investigativa dei carabinieri e' emerso anche che il cittadino pakistano e' risultato particolarmente attivo sui social network. Ha ricercato ed esaminato in Internet documenti e filmati riconducibili al fondamentalismo islamico e al terrorismo di matrice jihadista, intrattenendo contatti virtuali con soggetti del medesimo orientamento islamico-radicale, alcuni dei quali successivamente colpiti da provvedimenti cautelari per fatti di terrorismo ed espulsi dall'Italia per gli stessi motivi. La collaborazione con autorita' giudiziarie estere ha consentito di rilevare la condivisione sui social network dell'ideologia del cosiddetto "Stato Islamico" ed il costante interesse per i contenuti (particolarmente violenti e cruenti) di propaganda e di addestramento pubblicati sul web dall'organizzazione terroristica. Il cittadino pakistano - coniugato con una concittadina - e' giunto in Italia nel 2003 con i propri familiari ed ha frequentato le scuole italiane, al termine delle quali ha trovato una stabile attivita' lavorativa. (AGI)