Roma - Il rischio terrorismo esiste, l'impegno e' di diminuirlo. Il ministro dell'Interno Angelino Alfano, parlando dell'emergenza terrorismo al question time al Senato, ha detto: "Possiamo essere orgogliosi dei risultati fin qui ottenuti, ma non possiamo negare che il rischio ci sia. Noi lavoriamo per diminuire il rischio, a nostra legislazione e' all'avanguardia" e il decreto antiterrorismo "sta funzionando". Al momento, ha rilevato Mario Parente, direttore dell'Aisi, nel corso di una audizione davanti al Copasir, nel nostro Paese il rischio potenzialmente piu' temuto e' quello di un attentato o di un'azione eclatante messa a segno da un "lupo solitario". L'Italia e' nel mirino del terrorismo di matrice jihadista al pari di altri Paesi occidentali, ma da paventare sarebbe non tanto l'attentato preparato e messo a segno da una cellula strutturata, con legami diretti con l'Isis, quanto l'azione di un singolo o di un piccolo gruppo. Secondo il ministro dell'Interno:"Non esiste un elenco fisso degli obiettivi cosiddetti sensibili: abbiamo piu' volte invitato i prefetti e i questori a rivalutarne le condizioni di rischio, territorio per territorio. La nostra strategia ha previsto sicurezza e controlli che non seguono filoni nazionali generici ma vengono rivalutati di continuo area per area". Anche "nelle ultime ore abbiamo provveduto ad altre due espulsioni" e sono 102 le espulsioni di "soggetti evidenziati per radicalizzazione o sostegno ideologico alla jihad" avvenute in Italia dal primo gennaio 2015, di questi 8 erano imam.
Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ha rilevato: "Quello contro cui combattiamo e' un terrorismo contro l'umanita' non contro qualche Paese o pezzo di mondo. E' un attacco all'idea che si possa vivere in sicurezza. Tra la gente c'e' grande inquietudine e la percepiamo chiaramente. Di fronte a questo tipo di minaccia le Nazioni devono rispondere insieme abbiamo bisogno di una difesa globale".
Il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi, segnala che dopo gli ultimi attentati "e' stato ulteriormente innalzato il livello di controllo dei cosiddetti 'soft target'" potenzialmente a rischio. "Gli obiettivi ritenuti tradizionalmente sensibili continuano ad essere vigilati - ha spiegato Stucchi - ma cresce anche l'attenzione per tutti quei luoghi dove, a prescindere dalla eventuale coincidenza con eventi particolari, si determina un affollamento particolare di persone". Sono luoghi della vita quotidiana, che richiedono ormai una tutela maggiore, "anche se, realisticamente, il loro numero e' elevatissimo ed e' praticamente impossibile controllarli tutti". Nel contrasto quotidiano al fenomeno jihadista, ha confermato Stucchi, "viene costantemente monitorato il web" e sono tenute "sotto osservazione" le carceri, dove esistono casi di radicalizzazione: in chiave preventiva, c'e' poi "un dispositivo sempre piu' diffuso sul territorio", di fatto una rete di informatori dell'intelligence, che monitora, "oltre a moschee e centri culturali islamici", anche "tutti quei luoghi di aggregazione - locali pubblici, bar, negozi di kebab - dove in qualche caso ci si puo' incontrare anche per discutere e progettare eventuali atti ostili". (AGI)