Milano - E stato condannato all'ergastolo Claudio Giardiello, l'uomo che il 9 aprile di un anno fa, armato di pistola, uccise tre persone nel palazzo di giustizia di Milano. Nel processo col rito abbreviato, Giardiello era stato definito capace di intendere e di volere in base a una perizia disposta dal giudice.
Durante il processo c'è anche stato un colpo di scena: Giardiello ha ammesso di aver portato la pistaola in Tribunale tre mesi prima della strage. "La pistola fu portata dentro il palazzo di giustizia tre mesi prima della strage e lì l'ho nascosta". Vittime dell'immobiliarista furono l'avvocato Lorenzo Claris Appiani, il magistrato Fernando Ciampi e il suo coimputato in un processo per bancarotta, Giorgio Erba. Una versione, quella consegnata da Giardiello al giudice che ha cambiato le carte in tavola, aggravando la sua posizione perché indica con chiarezza la premeditazione del gesto, negata dalla sua difesa durante le arringhe. Inoltre scagiona uno dei vigilantes all'interno del Tribunale accusato di concorso in omicidio perché al varco di via San Barnaba non si sarebbe accorto che Giardiello stava entrando con una pistola Beretta. Il pm di Brescia Isabella Samek Lodovici aveva chiesto l'ergastolo.
LA STRAGE IN TRIBUNALE
Il 9 aprile 2015 Giardiello, sotto processo per bancarotta, fa fuoco in aula, uccidendo un avvocato e il suo coimputato. Poi raggiunge al piano di sotto un giudice lasciandolo morto nel suo ufficio. È subito panico tra la moltissima gente che la mattina affolla gli uffici giudiziari mentre scattano i soccorsi, l'evacuazione dell'edificio e la caccia al killer. Solo dopo si saprà che l'uomo era riuscito a fuggire ma che è stato bloccato a Vimercate dai carabinieri, in sella a una moto. Tutto inizia pochi minuti prima delle 11: Claudio Giardiello, 57 anni, si presenta nell'aula del terzo piano dove si tiene il processo a suo carico per la bancarotta della 'Immobiliare Magenta'. Qui estrae la pistola e spara contro il suo legale, l'avvocato Lorenzo Alberto Claris Appiani (37 anni) uccidendolo sul colpo, contro Giorgio Erba, suo coimputato che morirà poco dopo al Policlinico, e contro il pm Luigi Orsi, senza però colpirlo. Poi fugge, scende al secondo piano, alla sezione fallimentare ed entra nell'ufficio del giudice Fernando Ciampi che era stato citato come testimone al processo perché aveva emesso una sentenza per il fallimento di una società collegata alla bancarotta dell'immobiliare Magenta. Compiuta la strage,Giardiello, non si ancora come, riesce a lasciare il palazzo di giustizia. Bloccato a Vimercate, in Brianza, è stato subito interrogato nella caserma dei carabinieri dal pm del capoluogo lombardo Angelo Renna e dal procuratore aggiunto Alberto Nobili. L'udienza di convalida dell'arresto si terrà poi a Monza mentre l'inchiesta passerà successivamente per competenza alla procura di Brescia.
(AGI)