Riace - "Immaginate la piazza di un paese, quasi completamente deserta. Una panchina su cui sono seduti due o tre anziani, e nulla di più. Una realtà dove domina la rassegnazione. Poi, improvvisamente, il paese si anima, la piazza torna a popolarsi, a vivere, a regalare rumori e sorrisi". è questa la fotografia che Domenico Lucano, sindaco di Riace, fa del suo paese per raccontare le esperienze dell'integrazione e dell'accoglienza che gli sono valse il riconoscimento della rivista americana "Fortune" che ha inserito il sindaco calabrese tra i cinquanta uomini più influenti al mondo. Ed è in questa immagine che Mimmo, come lo chiamano i suoi compaesani, ma anche le numerose decine immigrati che a Riace trovano ospitalità, riconosce la crescita del suo paese e la nascita di una comunità interculturale. Quella di Riace è una storia che sembra uscita da una sceneggiatura cinematografica. E non a caso è stata al centro del documentario "Il volo", con la regia di Wim Wenders, diventato un cult nella storia dell'immigrazione. Riace è un piccolo paese di circa 1.800 anime situato sulla costa ionica della provincia di Reggio Calabria. Un fazzoletto di terra che parte dalle colline e arriva fino al mare. Ed è proprio dal mare che, il 1972, arriva la prima occasione di svolta. Nelle acque antistanti la costa di Riace vengono rinvenuti i Bronzi di Riace, le due statue bronzee di epoca greca diventate in poco tempo il simbolo di tutta la Calabria. Il ritrovamento non porta, però, alcun giovamento per la piccola cittadina, dal momento che i due guerrieri vengono subito trasferiti a Reggio Calabria, dove sono esposti nel Museo nazionale visitato da migliaia di persone ogni anno. Ma anche la seconda occasione per Riace, in una sorta di ricompensa per quel successo mancato, arriva da quello splendido specchio di acqua. In questo caso, però, è l'intuizione del sindaco a cambiare il volto di questa terra ed a farla balzare agli onori della cronaca nazionale e mondiale.
"Quella di Riace è una storia iniziata tanto tempo fa - racconta Lucano all'Agi - e non so come sia arrivata sino in America, con il riconoscimento della rivista "Fortune". Tutto è iniziato con una coincidenza, uno sbarco avvenuto alcuni anni fa e diventato un'occasione per attuare politiche particolari, se vogliamo, molto diverse da quelle attuate nel reso d'Italia, ma anche nel resto del mondo". Un netto contrasto tra quel concetto di paura e preoccupazione che gli immigrati trasmettono a molti e le azioni intraprese a Riace: "Il nostro era un paese avviato verso un declino demografico, con una forte rassegnazione sociale. Ma la metafora che le ho descritto prima - ha spiegato Lucano - con un paese segnato dai giovani che andavano via, ha lasciato presto il posto ad una presa di coscienza diversa, che ha permesso di inserire l'intera Calabria in un contesto nuovo". Per questo suo progetto Mimmo Lucano ha uno slogan vero e proprio, nato da questa straordinaria esperienza: "Una normalità che è diventata utopia. Non ci vuole nulla - aggiunge - per avere una relazione umana normale, senza pregiudizi, senza secondi fini. Quanti professionisti dell'accoglienza ci sono oggi che, però, hanno secondi fini. Bisogna essere leali, ed a nulla servono i centri di accoglienza". La normalità di Mimmo Lucano, dunque, è in ciò che altri vedono come pericolo. A 58 anni e alla sua seconda legislatura come sindaco di Riace, Lucano ha cambiato il concetto di integrazione ed ospitalità, trasformando in una risorsa, per tutti, l'arrivo di quei barconi carichi di disperazione e diventati, per Riace, l'occasione di rinascita. (AGI)