di Stefano Barricelli
Roma - Duecentosettantadue oggetti di arte rubata recuperati in un anno, solo 'armati' di mouse e pc e scandagliando il web. E' l'ultimo "bottino" del piu' straordinario pool al mondo di cacciatori di capolavori sottratti, i carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale. Che dal 1969, anno della fondazione, danno quotidianamente la caccia a migliaia di reperti spariti da musei, chiese, scavi e biblioteche. E che negli ultimi tempi lo fanno non solo sfogliando cataloghi, battendo a tappeto negozi e fiere di antiquariato e frequentando case d'asta ma anche monitorando quel ricchissimo mercato virtuale che e' internet. "Il trend, di per se', e' incoraggiante - premette il maggiore Luigi Spadari, comandante della Sezione elaborazione dati - i furti di opere d'arte, nel nostro Paese, continuano a calare, di un 25/30% se si prendono in considerazione gli ultimi quattro o cinque anni mentre, in complesso, il numero di oggetti trafugati si e' quasi dimezzato".
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Ma "guai ad abbassare la guardia", raccomandano i carabinieri: perche' "il business del traffico illegale nel mondo continua a fatturare cifre da capogiro" (al punto da essere diventato una delle fonti di finanziamento dell'Isis, secondo l'ultima relazione dei servizi segreti); perche' "chiese e case private continuano ad essere gli obiettivi piu' esposti" (quasi otto 'colpi' su 10); e perche' proprio "il web offre a venditori ed acquirenti, talora inconsapevoli, un numero pressoche' infinito di occasioni di 'incontro'". "E' un paradosso solo apparente - ammette Spadari -: se il web da un lato ci ha 'complicato' il lavoro, moltiplicando i canali di vendita, dall'altro ce lo ha reso piu' facile offrendoci strumenti di ricerca sempre piu' sofisticati". Un atout formidabile nelle mani di chi ha interesse si' a risalire a trafficanti, ricettatori ed esecutori materiali dei furti ma, prima di ogni altra cosa, a "riportare a casa opere che appartengono a tutti, spesso pezzi unici e autentici capolavori che rischiano di finire perduti per sempre". Come - e' il timore di molti - quella Nativita' del Caravaggio, portata via in una piovosa notte di ottobre di 47 anni fa dall'Oratorio di San Lorenzo a Palermo e tuttora desaparecida, al centro di mille ipotesi investigative, di ricostruzioni fantasiose e di contraddittori verbali di mafiosi pentiti. "Internet per noi e' un terreno di caccia, un luogo molto pescoso - spiega il maggiore Spadari - abbiamo recuperato piu' di 2mila pezzi in due anni, con una prevalenza di libri antichi e reperti archeologici: alcuni dei nostri passano sistematicamente al setaccio i siti di aste e quelli di ecommerce, e spesso il dettaglio piu' apparentemente insignificante puo' rivelarsi vincente. Capita cosi' di isolare una singola moneta greca o romana e di scoprire che appartiene a un lotto molto piu' consistente; di notare le pagine di un codice miniato, di risalire tramite i timbri alla biblioteca in cui era custodito e di restituirlo a chi talvolta nemmeno sapeva di essere stato derubato; di identificare tele di grandi dimensioni che, per essere rese meno riconoscibili, sono state 'tagliate' e messe sul mercato a pezzi".
Per riuscirci, servono esperienza ed intuito investigativo, ma un aiuto decisivo arriva dalla "Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti", di cui "al momento fanno parte oltre un milione e 200mila pezzi, meta' dei quali completi di immagini: e' la piu' grande del mondo, per farsi un'idea basti pensare che la seconda, quella dei colleghi francesi, comprende 90mila immagini mentre il database di Interpol conta 43mila oggetti rubati". In questo gigantesco archivio elettronico sono registrati 63mila casi di furti, il 10% dei quali all'estero, "e la possibilita' di 'incrociare' dati e' praticamente illimitata". Si tratta, naturalmente, di uno strumento riservato agli investigatori, che possono accedervi in qualsiasi momento anche da palmare, ma per tutti gli addetti ai lavori, i cultori d'arte e i semplici cittadini dal '72 ogni anno viene pubblicato il 'Bollettino delle opere d'arte rubate', che dal 2006 e' consultabile anche in pdf sul sito wwww.carabinieri.it.
Da qualche mese, poi , c'e' pure un App per cellulari e tablet iOs e Android, completamente gratuita, chiamata iTPC: "consente - spiega Spadari - di consultare tutte le edizioni dei Bollettini delle opere rubate e, in caso di dubbi sulla provenienza di un'opera, di procedere alla comparazione in tempo reale con opere trafugate". Ma la funzione sicuramente piu' utile e' un'altra, "quella che consente di fare la 'carta di identita'' di un oggetto d'arte: il proprietario, campo dopo campo, compila una scheda con descrizione dell'opera, autore, materiale, tecnica usata, dimensioni e segni particolari e, cosa fondamentale, completa il tutto con una foto dell'opera stessa. Non ci stancheremo mai di ripeterlo: andare a caccia di un'opera di cui non esiste nemmeno un'immagine e' un'impresa ai limiti dell'impossibile". E opera fotografata e' mezza recuperata. (AGI)