Roma - Confusione fra verita' e realta' virtuale. Questo il concetto espresso all'Agi dal sociologo Franco Ferrarotti a proposito dell'omicidio di Luca Varani, il ragazzo di 23 anni, ucciso dagli amici che "volevano vedere l'effetto che fa". "Tenendo presente il quadro di societa' progredite - spiega - ricordo che esiste nell'antropologia il cosiddetto 'homo necans', l'uomo che uccide e afferma se stesso contro l'altro ma non perche' nemico ma solo perche' gli da' occasione di emergere e questo spiegherebbe anche la gratuita' di questi delitti che ci appaiono efferati e ingiustificati. Posso capire l'omicidio per derubare o la rapina finita male ma avere l'idea in origine di uccidere qualcuno, in questo caso da' qualcosa di piu'. Me lo dicevano anche i terroristi a suo tempo: dicevano che avere un'arma in tasca e' come avere una protesi, un arricchimento della personalita'. Ma la cosa piu' grave e' che a parte la droga che conduce ad una sorta di suicidio differito, toglie la responsabilita all'individuo e oblitera la distinzione fra bene e male, per molti giovani e per buona parte degli adulti, l'uso dei social e dei mezzi elettronici contribuisce a cancellare la differenza fra reale e virtuale. Il progetto di uscire di casa, in auto, per ammazzare qualcuno, sembra una sorta di scampagnata fuori porta".
E questo, ci tiene a precisare il sociologo, avviene "perche', la differenza fra reale e virtuale fa cadere il senso della responsabilita' delle proprie azioni al punto da renderle equivalenti l'una all'altra. Si viene spinti all'estremo per vedere fino a che punto si puo' sperimentare il nuovo. Quello di cui stiamo discutendo e' un fatto di cronaca che ha una profonda portata teoretica e morale. Va oltre la cronaca, ci richiama a problemi gravi, alla mancanza di rispetto per l'altro: quando l'altro diventa occasione per sperimentare cio' che la maggior parte delle persone non sperimenta - ha concluso - siamo su un piano molto pericoloso, aberrante". (AGI)