Roma - E' morta all'eta' di 86 anni Augusta Moneta Caglio, il 'Cigno nero' del giallo Montesi. La donna, come riferisce il Quotidiano nazionale, si e' spenta a Caponago, nella provincia di Monza e Brianza, il 13 febbraio, anche se la figlia ha tenuto riservata la notizia fino a giovedi'. Il soprannome le era stato dato dalla giornalista Camilla Cederna per via del collo lungo, da mannequin, che spuntava bianco ed elegante dai pullover immancabilmente neri. E per tutta la vita "Anna Maria" Moneta Caglio ha ribadito la sua verita' sul primo grande caso politico-mediatico della storia d'Italia: la morte di Wilma Montesi, tuttora misteriosa.
Era l'11 aprile 1953, sabato santo, quando sul litorale di Torvajanica fu ritrovato il cadavere della giovane 21enne. Bella, bruna, gambe nude senza calze ne' reggicalze. Una ragazza di origini modeste la cui tragica fine avrebbe scatenato accuse e colpi di scena, rivelazioni ose' e faide politiche, assurgendo a primo vero scandalo della 'bacchettona' Prima Repubblica. Il 'Cigno Nero' e' in qualche modo la protagonista: e' lei a chiamare in causa l'ex amante, il marchese Ugo Montagna, per i presunti festini organizzati a beneficio dei giovani viveur romani a Capocotta. Festini, soprattutto, che avrebbero avuto tra i protagonisti anche Piero Piccioni, figlio dell'allora ministro degli Esteri, Attilio, notabile Dc destinato a ereditare la guida della Balena Bianca da Alcide De Gasperi.
Montagna e Piccioni, secondo le accuse della Moneta Caglio, si sarebbero sbarazzati di Wilma - abbandonandolo sulla battigia - dopo che lei aveva forse accusato un malore nella villa 'perduta' di Capocotta. Il caso Montesi spopola sui quotidiani dell'epoca per concludersi, tuttavia, con un nulla di fatto. Il tribunale di Venezia assolve con formula piena Piccioni (che quella sera aveva, tra l'altro, un alibi di ferro, trovandosi con la fidanzata Alida Valli), Montagna e altri imputati. Condannata per calunnia, invece, il 'Cigno nero'. Il ministro Piccioni, intanto, si e' dimesso e la 'storiaccia' ha segnato la fine della sua carriera politica; non a caso qualcuno insinuera' che, dietro la vicenda, vi e' stata l'accorta regia politica del rivale Amintore Fanfani.
Intanto il mistero Montesi ha segnato un punto di non ritorno. Durante un dibattito alla Camera, il comunista Giancarlo Pajetta si rivolge verso i banchi democristiani, urlando "capocottari!". Il socialista Piero Nenni profetizza: "Capocotta sara' la Caporetto della borghesia". E dalle colonne del L'Unita' Pietro Ingrao nel '54 denuncia, per la prima volta, una "questione morale". (AGI)