Roma - Come mai in Italia e in generale in Occidente si fanno meno figli? Una delle cause del drastico calo della fertilita' potrebbe essere l'aumento globale delle temperature. E' la conclusione a cui sono giunti i ricercatori dell'Unita' di Andrologia e Medicina della Riproduzione dell'Azienda Ospedale-Universita' di Padova coordinati dal Prof. Carlo Foresta, che hanno individuato nei testicoli umani la presenza di un gene recettore (TRPV1) che si attiva con l'aumento della temperatura, e quando l'attivazione e' importante induce il blocco della formazione di spermatozoi. I dati parlano chiaro: il 2015 e' il quinto anno consecutivo di riduzione della fecondita', che ora e' giunta a 1.35 figli per donna, lontani dal 2.2 che rappresenta il numero minimo di nati per donna necessario al mantenimento della popolazione, e una delle cause e' il calo della fertilita' maschile: in 15 anni i ricercatori di Padova hanno riscontrato nei pazienti una riduzione della produzione di spermatozoi di circa il 15%.
Nello stesso periodo, e' stato rilevato un incremento medio significativo della temperatura in Italia (di oltre un grado), con estati sempre piu' lunghe e sempre piu' torride. "La temperatura - avvertono i ricercatori - influenza negativamente la produzione di spermatozoi e i testicoli sono normalmente al di fuori della cavita' addominale perche' in quella sede la temperatura e' di circa 2 gradi piu' bassa rispetto alla temperatura intra-corporea. Nei casi in cui i testicoli risiedono nell'addome a causa di patologie dovute ad alterata discesa degli stessi alla nascita, l'aumentata temperatura testicolare induce una riduzione del numero e della qualita' spermatica fino alla completa assenza di spermatozoi (azoospermia).
L'influenza dei cambiamenti climatici sulla spermatogenesi e' stata recentemente riportata dagli studiosi dell'Universita' di Cambridge, i quali hanno documentato che nei giorni in cui la temperatura media supera i 27 gradi si determina una riduzione della fertilita' con significativa riduzione dei nati nei 9 mesi successivi in quel territorio". Il team del prof. Foresta ha analizzato un gruppo di giovani che frequentavano con ritmi cadenzati 2 volte la settimana le saune. La produzione di spermatozoi di questi soggetti dopo 3 mesi si riduce drasticamente con evidente accentuazione dell'espressione del gene recettore, attivato dalla temperatura elevata. Dopo 6 mesi dalla sospensione delle saune, si ripristina la normale spermatogenesi. (AGI)