Roma - La famiglia Regeni, attraverso il proprio legale, l'avvocato Alessandra Ballerini, "smentisce categoricamente ed inequivocabilmente che Giulio sia stato un agente o un collaboratore di qualsiasi servizio segreto, italiano o straniero". "Provare ad avvalorare l'ipotesi che Giulio Regeni fosse un uomo al servizio dell'intelligence - prosegue la famiglia - significa offendere la memoria di un giovane e brillante universitario che aveva fatto della ricerca sul campo una legittima ambizione di studio e di vita".
Intanto, spuntano altri due nuovi testimoni nell'inchiesta sulla morte del 28enne ricercatore originario di Fiumicello sparito il 25 gennaio scorso al Cairo e trovato cadavere alcuni giorni dopo. Il team degli investigatori italiani, in missione in Egitto, ha assistito all'audizione, condotta dalla polizia locale, di due persone che hanno riferito dei controlli effettuati da sconosciuti nello stabile in cui viveva Giulio nei giorni che hanno preceduto la sua scomparsa. Un atto istruttorio legittimato dalla necessita' di riscontrare altre precedenti testimonianze sulla cui attendibilita' gli investigatori sembrano nutrire non pochi dubbi.
L'ambasciatore egiziano, infondate le accuse ai servizi di sicurezza - Le informazioni diffuse da alcuni media, che cercano di imputare agli apparati di sicurezza egiziani la morte di Giulio Regeni, sono "errate" e "del tutto infondate" perche' il ricercatore italiano "non e' mai stato arrestato dalla sicurezza egiziana", ha ribadito l'ambasciatore egiziano a Roma, Amr Helmy, in un comunicato. Per l'ambasciatore, "non e' assolutamente vero che le autorita' egiziane sono coinvolte nella tortura e nella morte del giovane italiano e queste non sono collegate ne' agli apparati di sicurezza egiziani ne' ad alcuni membri indisciplinati/disobbedienti degli stessi apparti di sicurezza".Helmy ha inoltre sottolineato "la piena collaborazione da parte dell'Egitto con il team investigativo italiano al Cairo, poiche' le indagini si svolgono nella massima trasparenza con l'intento di individuare chi ha commesso questo reato". "L'Egitto - ha concluso - non ha nulla da nascondere e il nostro obiettivo comune e' giungere alla verita' intensificando gli sforzi con gli investigatori italiani per svelare il movente ed arrestare il colpevole".
Renzi "Regeni ucciso in circostanze da chiarire" - Ieri il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, aveva detto che Regeni "e' stato ucciso in circostanze ancora da chiarire".
"Chiediamo l'accertamento della verita' sulla morte di Giulio Regeni e chiediamo al nostro governo di intervenire in modo forte a difesa delle liberta' accademica e della sicurezza dei ricercatori", e' uno dei passaggi piu' importanti della 'lettera aperta' che il mondo accademico italiano rivolge al governo italiano, unendo la propria voce a quella degli altri studiosi che si stanno mobilitando in tutto il mondo. L'appello, partito dall'Universita' di Brescia, in pochi giorni ha raggiunto quasi mille adesioni: un elenco che cresce e si ingrossa di ora in ora, contando sulla presenza di professori e ricercatori di diritto del lavoro, giuristi e giuslavoristi appartenenti alle Universita' e agli Enti di ricerca di tutta Italia. Alla richiesta di verita' e giustizia si unisce la Fondazione Giuseppe Pera, nata a Lucca sette anni fa per studiare e attualizzare il pensiero e l'opera di uno dei padri fondatori del diritto del lavoro dell'epoca repubblicana. (AGI)