Torino- Bruno Caccia, procuratore della Repubblica di Torino, aveva 64 anni, quando fu ucciso, sotto casa, in una via della precollina torinese, la sera del 26 giugno 1983, con quattordici colpi di pistola. A distanza di 32 anni e' arrivata forse la svolta nelle indagini per quell'omicidio.
La notte scorsa, infatti, gli agenti della Squadra Mobile di Torino, coordinati dai pm di Milano Ilda Boccassini e Marcello Tatangelo, hanno arrestato Rocco Schirripa, 62 anni, panettiere torinese di origini calabresi, accusato di essere uno degli esecutori materiali dell'omicidio del procuratore capo di Torino. Per l'uccisione di Caccia era stato arrestato e condannato all'ergastolo Domenico Belfiore.
A Schirripa gli investigatori sono giunti, ha spiegato, nel corso di una conferenza stampa il procuratore aggiunto Ilda Boccassini, attraverso un inedito espediente: "dopo che Domenico Belfiore, il mandante del crimine, e' stato messo ai domicilari per gravi ragioni di salute - ha detto - la Questura di Milano ha fatto girare una serie di lettere anonime dirette ad alcune persone della cerchia di Belfiore.
Nelle missive c'era la fotocopia dell'articolo uscito sulla 'Stampa' quando Caccia venne ucciso e dietro c'era scritto a penna il nome di Rocco Schirripa"."Sapevamo che Schirri era uno degli uomini di Belfiore - hanno sottolineato la Boccassini e il pm Marcello Tantangelo - dopo l'invio delle lettere anonime abbiamo captato, grazie a una tecnologia molto avanzata, delle intercettazioni fortemente indizianti a suo carico". Nelle intercettazioni, ha spiegato Forno, "Schirripa viene indotto a dire che con qualcuno aveva fatto dei cenni della sua partecipazione all'omicidio. Questo e' il fulcro della sua confessione extragiudiziale. Il secondo passaggio da sottolineare riguardo alle intercettazioni e' che Schirripa prende in considerazione la possibilita' di scappare".
Rocco Schirripa e' stato ascoltato per sei ore dalla Sezione Criminalita' organizzata della Squadra mobile di Torino ed e' stato poi trasferito in carcere a Milano. "Spero questa svolta sia un punto di partenza per un nuovo filone di indagini. - ha detto la figlia del procuratore torinese Paola Caccia - Questo caso e' stato sempre un po' trascurato. Abbiamo patito il fatto che il processo si e' basato su pochissime delle cose che erano emerse: sono state abbandonate delle piste e delle tracce". Paola Caccia ha ricordato le richieste fatte per far riprendere le indagini: "Solo dopo tre denunce ci hanno dato ascolto anche a Milano. Noi abbiamo sempre dichiarato che non eravamo soddisfatti di come fossero andate le indagini e il processo".
"Da cittadino e magistrato sono contento: piu' verita' viene fuori piu' soddisfazione c'e'. Caccia ha lasciato un segno indelebile in tutti i magistrati, soprattutto torinesi" ha detto il procuratore generale di Torino, Marcello Maddalena, dopo l'arresto di Rocco Schirripa. "Sicuramente non sono soltanto due le persone che hanno delle responsabilita' - ha aggiunto Maddalena - adesso vedremo se ci saranno sviluppi processuali. Di certo la persona arrestata e' un soggetto conosciuto, appartenente al clan Belfiore e al giro della criminalita' siculo-calabrese". Di "una ferita rimasta aperta per trent'anni" ha parlato, invece, il sindaco di Torino Piero Fassino. "Ci auguriamo - ha aggiunto - che le indagini possano fare luce e assicurare alla giustizia i responsabili". (AGI)
(22 dicembre 2015)