La criminalità organizzata italiana ha da tempo perso la via dell'Est Europa. L'omicidio del giornalista slovacco Ján Kuciak con il conseguente arresto di tre calabresi, sembra confermare gli elementi in possesso degli inquirenti italiani. Nell'ultima relazione semestrale sull'attività svolta, la Dia indica la "rotta dei Balcani", come uno dei canali vie su cui si sviluppano i traffici delle mafie italiane.
La Bulgaria, segnala la Dia nel rapporto sui primi sei mesi d'attività del 2017, "funge da cerniera tra l'Est Europa e l'Occidente, risultando al centro di diversi traffici illeciti, specie di stupefacenti, ma e anche oggetto di interesse da parte di consorterie italiane per il reinvestimento di capitali illeciti tramite attivita finanziarie. Nell'ambito di un'inchiesta su un traffico di sostanze stupefacenti, nei primi mesi del 2017 e stato avviato uno scambio info-investigativo con le forse di polizia della Bulgaria.
Per quanto riguarda la Repubblica Slovacca, teatro dell'omicidio che sta investendo le autorità di governo locali, gli inquirenti italiani sottolineano che "i nuovi sbocchi commerciali determinatisi a seguito della globalizzazione dei mercati potrebbero attirare verso alcuni Paesi dell'Est europeo, tra cui la Repubblica Slovacca, le mire espansionistiche delle organizzazioni criminali di matrice italiana, sempre alla ricerca di "mercati nuovi" per poter riciclare proventi illeciti" ed è proprio nel paese balcanico che si trovano le tracce della mafia calabrese. Lo scambio info-investigativo con il collaterale slovacco- scrive la Dia - ha riguardato società e soggetti collegati ad un'organizzazione legata alla 'ndrangheta, dedita al riciclaggio attraverso transazioni finanziarie all'estero".
L'altro terminale dei traffici delle mafie italiane nell'est europeo sembra essere la Romania. "I rapporti di collaborazione con il collaterale rumeno - si legge nella relazione della Direzione investigativa antimafia - continuano a risultare, per la D.I.A., di fondamentale importanza nella lotta alla criminalita organizzata. Questi rapporti, grazie all'Ufficiale di Collegamento della Romania, sono stati ulteriormente intensificati". Nel paese dei Carpazi sarebbero stati colti segnali di presenza anche di gruppi criminali calabresi, dediti innanzitutto ad attivita delinquenziali di tipo economico, primo tra tutti il riciclaggio, sfruttando, a tale scopo, le possibilita offerte da un mercato in espansione. Il territorio rumeno appare inserito nelle rotte del narcotraffico, come indicherebbe il sequestro di 2.3 tonnellate di cocaina (la maggior quantita mai individuata in Romania e tra le piu consistenti in Europa), avvenuto, a luglio 2016, nel porto di Costanza, sul Mar Nero.
Ed a conferma dell'espansione della 'ndrangheta nell'area del vecchio blocco comunista, è giunta oggi l'operazione della Guardia di Finanza con l'arresto di 25 persone impegnate in un florido narco-traffico con l'Albania. Nel paese delle Aquile, denuncia la Dda di Catanzaro, la 'ndrangheta ha ormai soppiantato i gruppi criminali pugliesi, tradizionalmente impegnati in Albania in affari illeciti.
Come fa l'ndrangheta a fare affari fuori dall'Italia
La 'ndrangheta, l'organizzazione criminale "più radicata e attiva", sfrutta i varchi normativi presenti nelle legislazioni europee ed extraeuropee al fine di "investire e riciclare l'enorme massa di denaro frutto delle attività illecite". L'allarme è stato lanciato dalla commissione parlamentare antimafia nella relazione approvata il 7 febbraio scorso, nella quale la mafia calabrese veniva ancora una volta presentata come una vera holding internazionale, leader di narcotraffici con il centro ed il Sud America, ma anche capace di reinvestire i suoi guadagni in attività apparentemente lecite in molti Paesi europei.
Dalla relazione emerge la struttura transnazionale della mafia calabrese "che grazie alla leadership nel traffico mondiale di stupefacenti esporta all'estero prassi di insediamento o radicamento sempre più incisive".
Ciononostante il rischio 'ndrangheta, manifestatosi già con la strage di Duisburg in Germania, e più in generale quello rappresentato dalle mafie, non è avvertito, secondo la commissione in tutta la sua gravità.
Nelle missioni effettuate in alcuni paesi come Spagna Malta e Canada, la commissione segnala di avere registrato "una buona e crescente collaborazione tra le rispettive autorità giudiziarie e gli apparati inquirenti", ma annota anche che in nessuno di questi Paesi le istituzioni, sia politiche che giudiziarie, "hanno mostrato una soglia di consapevolezza e attenzione adeguate a fronteggiare le nuove dinamiche criminali e le capacità della 'ndrangheta di individuare i varchi normativi e le opportunità imprenditoriali per investire e riciclare l'enorme massa di denaro frutto delle attività illecite".
Da qui una serie di proposte normative finalizzate ad una lotta alla criminalità mafiosa su base europea ed extra europea, attraverso strumenti adeguati. Fra questi, l'istituzione di una procura europea e l'emanazione di una direttiva in materia di confisca e congelamento dei beni che superi i limiti previsti dalla normativa vigente.