Dopo l’Acquarius, la Diciotti, l’Open Arms e la Sea Watch, è il caso della nave umanitaria Mare Jonio arrivata all'alba a ridosso di Lampedusa con 49 migranti a bordo, di cui 12 minori. “Aprite i porti”, intima a caratteri cubiltali il titolo di prima pagina di Repubblica che sul suo sito mostra le immagini dei soccorsi a 40 miglia dalle coste libiche. Per affidare alla penna di Concita De Gregorio una lunga lettera aperta al comandante della nave in cui la giornalista chiede a Giovanni Pettorino, questo il nome dell’ammiraglio della Mare Jonio, di tener fede a quanto dichiarato qualche mese fa: “A giugno, lei ha detto che «abbiamo sempre risposto e sempre risponderemo a ciascuna chiamata di soccorso dal mare». Perché «è un obbligo giuridico ma prima ancora un obbligo morale, perché noi uomini di mare, anche in assenza di convenzioni, non abbiamo mai lasciato solo chi si trova in difficoltà in mare»”.
Ciò che pone alla giornalista una domanda da rivolgere a Pettorino: “Cosa intende fare con le 49 persone, fra cui 12 minori, che (a bordo di una nave che batte bandiera italiana, sottratti a un destino di naufragio in mare) potrebbero oggi chiederle di scendere a terra? Lei, personalmente, cosa intende fare di queste persone? Grazie in nome del nostro comune Paese, se vorrà rispondere”.
All’interrogativo, però, il Viminale ha già fatto conoscere la sua linea: “Siete fuorilegge”, titola sempre Repubblica che annuncia anche che la Guardia di Finanza ha intimato alla Mare Jonio il divieto di entrare in acque territoriali (il momento in un video).
E se Luca Casarini, capomissione di Mediterranea Saving Human da bordo della Mare Ionio, spiega che la nave è decisa a fare rotta sull’Italia, sulle colonne del quotidiano torinese La Stampa, Francesco Grignetti racconta la “Vigilia di discussione in Senato per il caso Diciotti e per la conseguente richiesta di autorizzazione a procedere a carico del ministro Matteo Salvini”. “Non poteva esserci giornata migliore (o peggiore, dipende dai punti di vista) – chiosa il cronista - per l’ultimo salvataggio ad opera di una nave umanitaria, la «Mare Jonio», di Mediterranea Saving Humans. Giornata iniziata da Salvini con un misto di ironia e preoccupazione: «Pensatemi mercoledì quando il Senato voterà se devo o non devo essere processato per sequestro di persona. Io sono tranquillo. Ma mai dire mai in Italia».
Così, quando il ministro ha saputo che i volontari avevano appena salvato 50 persone a bordo di un gommone alla deriva, recupero che sarebbe stato effettuato a 42 miglia dalla costa libica, e che anziché attendere la locale Guardia costiera si erano velocemente diretti verso Lampedusa, e che stavano chiedendo al governo l’indicazione di un «porto sicuro», il ministro ha deciso che questa volta si era alla sfida finale. Perciò ha immediatamente messo gli uffici al lavoro per sfornare una «direttiva» ministeriale che intende essere la sua risposta definitiva. Quella dello slogan «porti chiusi»”.
“Si profila dunque un nuovo braccio di ferro visto che prevedibilmente Salvini e Toninelli respingeranno almeno inizialmente la richiesta come era avvenuto nel caso della nave «Diciotti»” segnala il Corriere che pubblica integralmente sul suo sito anche la Direttiva del Ministero dell’Interno sul contrasto all’immigrazione illegale. Ma Il Fatto Quotidiano sottolinea che “Nel momento in cui una nave si trova nelle acque italiane, lo Stato italiano ha l’obbligo di garantire agli occupanti di quella nave i diritti umani“.
Ad affermarlo è Cesare Pitea, professore di Diritto internazionale all’Università di Milano, che spiega nel dettaglio - in una lunga intervista online al quotidiano diretto da Marco Travaglio - alcuni degli obblighi da rispettare in tema di accoglienza. Mentre Avvenire, il quotidiano della Conferenza Episcolale Italiana, l’organo di stampa dei Vescovi, scrive che per la nave Sea Watch sono state “accertate violazioni sui minori da parte delle autorità”.
Dall'alba di oggi la nave staziona davanti a Lampedusa e il sindaco Martello ha già chiesto il permesso di fare sbarcare i migranti.