Le monete d'oro degli imperatori, trovate mercoledì durante uno scavo a Como "sono un patrimonio che deve appartenere a chi abita qui, quindi la destinazione naturale è la città con uno dei suoi musei". Lo ha detto il ministro dei Beni Culturali, Alberto Bonisoli, partecipando alla conferenza stampa in cui è stato mostrato il ritrovamento storico questa mattina a Milano.
Un evento "epocale" lo ha definito il ministro auspicando che ci possano essere altri scavi che diano un risultato come questo. Le monete - circa 300, ma il numero non è ancora ufficiale e solo 27 sono state pulite e analizzate - erano contenute in un vaso ansato fatto non di terracotta, come accade di solito, ma di pietra ollare proveniente dalle Alpi centrali. Chi ha posizionato il vaso in quel punto "lo ha sotterrato in modo tale che in caso di pericolo potesse andare a recuperarlo", ha sottolineato la numismatica della Sovrintendenza dei beni culturali di Milano, Maria Grazia Facchinetti, spiegando le specifiche delle monete d'oro:
"Erano impilate in rotolini simili a quelli che si vedono in banca oggi; e recano incisioni riguardanti gli imperatori, Onorio, Valentiniano III, Leone I, Antemio e Livio Severo (quindi non vanno oltre il 474 d.C.): tutto questo - ha aggiunto - ci fa pensare che il proprietario non sia un soggetto privato, piuttosto potrebbe trattarsi di una cassa pubblica".
Una specie di banca o deposito del tardo antico dunque, quella che la scoperta ci rivelerebbe, se fosse confermata. Il ritrovamento è avvenuto su un terreno privato, dove una azienda edilizia aveva in mente di costruire delle residenze: una volta cominciati gli scavi però è intervenuta la sovrintendenza "procedendo alla stratificazione", ha illustrato Barbara Grassi, responsabile dell'Archeologia della Sovrintendenza di Milano. Una volta completate le ricerche la ditta potrà costruire di nuovo, "integrando" magari nella struttura ciò che la storia deciderà di restituire agli archeologi.
"Le ricerche sul sito però proseguivano da molto tempo", ha spiegato il sovrintendente della Lombardia, Luca Rinaldi, e si concentravano sui resti di un monastero del '300. Questo sorgeva su un precedente edificio di epoca romana, come rivelano le epigrafi (forse di età medioimperiale) che sono spuntate a fianco all'anfora oggetto dell'incredibile scoperta. Il 'tesoro degli imperatori' però potrebbe non essere fatto solo di monete: già da una piccola spaccatura del vaso si nota infatti un lingotto - il che avvalorerebbe l'ipotesi di un deposito pubblico, visto che l'oro in questa forma era in mano solo alla zecca o ai funzionari pubblici - e forse delle catenine simili a quelle dei gioielli. L'unico ritrovamento paragonabile in Italia a quello di Como è stato fatto in provincia di Grosseto, dove sono state trovate 400 monete di un'epoca che va da Onorio a Romolo Augustolo, ovvero alla fine dell'impero romano d'occidente: la quantità d'oro del tesoro di Como, tuttavia, sembra essere già di gran lunga superiore.