"Laddove il processo di pacificazione in Libia avesse buon esito, si potrà pensare ad un intervento internazionale per dare solidità alla cornice di sicurezza. Ed anche ad una rimodulazione dello sforzo italiano nell'alveo di un rinnovato accordo politico e di una precisa richiesta da parte delle autorità locali". Lo ha affermato il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, riferendo al Senato delle missioni italiane all'estero.
In generale, per il 2020 "è necessario confermare la nostra presenza nei principali teatri operativi (Iraq, Afghanistan, Libano, Libia, ndr) per tutelare gli interessi strategici nazionali, adempiere agli obblighi internazionali e dare risposta a specifiche richieste di assistenza", ha affermato Guerini, sottolineando che "non è ipotizzabile una ulteriore riduzione di personale in Afghanistan (dove oggi sono presenti 783 militari, ndr) e incrementare invece la nostra presenza nel Sahel, in funzione antiterrorismo, e nella regione mediorientale, soprattutto nell'area dello stretto di Hormuz".
"Posso assicurare che sono state messe in atto tutte le azioni possibili tese a contenere l'aumento del profilo di rischio senza però inficiare il nostro impegno in Iraq e più in generale nel quadrante medio orientale", ha continuato il ministro della Difesa.
I militari italiani nell'area "attualmente sono 879, di cui 288 schierati in Kuwait", ha ricordato il ministro: dopo gli ultimi eventi, "sono state sospese le attività addestrative a favore del personale iracheno e si è proceduto a trasferire il personale del contingente italiano operante nell'area della capitale in Kuwait o presso le basi situate nel sedime dell'aeroporto internazionale di Baghdad" mentre "il comandante del contingente nazionale si è temporaneamente spostato nella capitale del Kurdistan iracheno ad Erbil". "Ho ribadito al segretario Esper il nostro impegno nel Paese", ha proseguito il ministro, ed anche "il collega iracheno mi ha confermato l'apprezzamento per l'operato dei nostri militari, la cui presenza nel Paese non e' in discussione".
"In Libano (dove l'Italia è presente con 1.081 uomini, ndr) - ha proseguito Guerini, il Comando non ha ritenuto necessario implementare ulteriori azioni ristrettive pur mantenendo alta l'attenzione verso qualsiasi segnale che possa far pensare ad un aumento dei livello della minaccia, specialmente in relazione all'atteggiamento di Hezbollah nel Sud del Libano". In Afghanistan, invece, dove i soldati italiani sono 783, "sono state innalzate le misure di 'force protection' e sono state sospese temporaneamente le attività addestrative quale misura precauzionale anche tenendo in considerazione la presenza nostra e dei colleghi Usa in un'area prossima al confine iraniano quale quella di Herat".