“Non ci limitiamo ad annullare la clausola di salvaguardia per il 2020, ma riduciamo anche di molto quelle degli anni successivi: nel 2021 sono oltre 10 miliardi in meno rispetto ai 29 inizialmente previsti”. In un’intervista a La Stampa Antonio Misiani, numero due del dicastero dell’Economia, difende la legge di Bilancio “nata in condizioni molto difficili, con un Paese in stagnazione e un enorme aumento dell'Iva da scongiurare” ricorda, per poi puntualizzare: “Noi in cinque settimane riusciamo a bloccare l'aumento dell'Iva, ad avviare il taglio delle tasse ai lavoratori, e a lanciare il più grande piano di investimenti per l'ambiente e le infrastrutture sociali che questo Paese abbia mai visto”.
E se ci sono delle criticità, sostiene il vice di Gualtieri, queste sono sicuramente “accentuate dagli spazi ristretti, legati all'impegno assunto di bloccare l'aumento dell'Iva, ma assicura che “li gestiremo contando sul senso di responsabilità da parte di tutti”. Tanto più che proprio nel rapporto con l’Europa il governo può dimostrare, “numeri alla mano”, che si tratta di una manovra di bilancio “espansiva ma che rispetta le regole”. Quanto alle polemiche sull’uso del contante, Misiani è poi sicuro che la scelta del governo “è soprattutto quella di incentivare e favorire il passaggio degli italiani alla moneta elettronica e a i pagamenti digitali”, ovvero “una grande scommessa di modernizzazione del Paese”.
Così some la plastic e la sugar tax, non ben viste dalle imprese, ma alle quali il viceministro del Mef ricorda prima che “ci sono direttive europee che impongono il progressivo superamento della plastica monouso, e l’intervento fiscale serve per accelerare questa transizione” per poi assicurare invece di voler “questa transizione. Vogliamo aiutare le aziende a riconvertirsi dal punto di vista tecnologico verso la plastica ecosostenibile”. Mentre sottolinea che la sugar tax “è adottata da oltre cinquanta paesi e che ha un impatto piuttosto limitato”.
In una lettera al Corriere della Sera, Misiani sottolinea invece che la missione del governo è quella di operare per una maggiore giustizia fiscale, perché “quello che spaventa gli italiani è la percezione del caos, dell’incertezza e dell’assenza di futuro”. “Anche quelli della classe media” aggiunge il viceministro, che ribadisce due principi e due azioni del governo: primo punto, “noi vogliamo essere il partito della giustizia fiscale”, scrive Misiani, azione essenziale perché “per ripartire e per essere più giusta, l’Italia debba raccogliere la sfida di abbattere in pochi anni il livello oggettivamente inaccettabile di evasione fiscale”; secondo punto, va operato “il sostegno ai redditi bassi e medi”.
E in questa seconda misura è contenuto c’è “il taglio del cuneo fiscale” che il viceministro dell’Economia considera “una risposta all’impoverimento dei ceti medi”, fondamentale perché il livello dei redditi italiani “è troppo basso” e ciò costituisce “un freno ai consumi, è fonte di insopportabili diseguaglianze, da cui si origina il rancore e la rabbia di tanti cittadini”. Poi Misiani chiosa: “Per aumentare gli stipendi 3 miliardi sono pochi? È un inizio”, risponde, assicurando che “dal 2021 saranno 5 miliardi e rappresentano il primo passo di una più strutturale riforma dell’Irpef”. Risorse coperte garantisce, “non con clausole di salvaguardia, come è avvenuto in passato, ma recuperando l’evasione fiscale e tagliando una serie di spese improduttive”.