Già 480 persone iscritte ai vari servizi e ai diversi corsi di laurea, in maggior parte uomini, tra i 18 e i 34 anni, che vivono nei campi profughi, in Paesi dove infuria la guerra o dove i diritti umani sono calpestati. Tutto questo è l'Università per i Rifugiati, la prima e per ora l'unica al mondo, un progetto pensato e realizzato nel 2017 da Uninettuno, ateneo telematico internazionale che eroga corsi in e-learning. "Il nostro obiettivo è aiutare i giovani e anche i meno giovani, che si trovano in una situazione drammatica della loro vita, ad accedere gratuitamente al sapere", spiega all'AGI il rettore di Uninettuno, Maria Amata Garito.
"L'idea ci è venuta nel 2015, anno di forte immigrazione verso l'Italia. Io e i miei collaboratori ci siamo detti che non è giusto accogliere queste persone offrendo loro solo da mangiare e da dormire. Sono esseri umani con la loro storia. Vengono da paesi dove esiste tanta intelligenza e tanta cultura, molti di loro hanno già frequentato corsi universitari. La formazione è la chiave per inserirli nella società".
L'iscrizione consente il riconoscimento dei titoli di studio già conseguiti nei paesi di origine, il riconoscimento delle competenze professionali, l'apprendimento delle lingue, tra le quali l'italiano, l'inglese, l'arabo, il tedesco, l'accesso ai servizi online relativi alla sanità e ai diritti-doveri reciproci. Al portale creato da Uninettuno sono ammessi soltanto coloro che godono dello status di rifugiati e hanno pertanto una protezione internazionale. L'impatto dell'iniziativa ha superato le attese: in due anni di attività 12.680 migranti e rifugiati hanno scaricato e utilizzano l'app gratuita per l'apprendimento della lingua italiana; 480 rifugiati si sono iscritti al portale per utilizzare i vari servizi offerti.
Gli stati di provenienza sono 28:
- Afghanistan
- Arabia Saudita
- Bielorussia
- Burundi
- Camerun
- Costa d'Avorio
- Eritrea
- Gabon
- Gambia
- Giordania
- Guinea
- Honduras
- Libia
- Mali
- Niger
- Nigeria
- Pakistan
- Palestina
- Repubblica Centrafricana
- Repubblica Democratica del Congo
- Russia
- Senegal
- Siria
- Somalia
- Togo
- Turchia
- Ucraina
- Uganda
Gli studenti risiedono nei centri di accoglienza di Arabia Saudita, Benin, Camerun, Germania, Ghana, Italia, Libano, Ruanda, Turchia. Il primo iscritto, nel 2017, è stato un ragazzo che viveva in un campo profughi in Libano, ed era studente all'università di Aleppo prima di essere travolto, come tutti i suoi connazionali, dall'orrore della guerra. Ha cercato in rete il nome del suo professore, e ha scoperto che il docente collaborava con Uninettuno, venendo così a sapere dell'iniziativa rivolta ai profughi come lui.
Ingegneria il corso più richiesto
È proprio la Rete, infatti, che ha fatto conoscere l'iniziativa a questi studenti così particolari, sparsi nel mondo. Nell'offerta didattica si trovano anche le lezioni digitalizzate di Ingegneria in arabo, in inglese e francese, realizzate da professori provenienti da diverse università del mondo, tra cui molte nei paesi arabi. È proprio Ingegneria il corso di studi più richiesto, seguita da Economia. Alla creazione di contenuti hanno partecipato professori siriani delle Università di Damasco e di Aleppo, oggi completamente distrutta dalla guerra: tra i docenti di Aleppo il rettore di Uninettuno tiene a citare Fadel Sukkar, professore di Informatica e Mohamed Kheir Ahmed, docente di Metodi matematici per l'Ingegneria.
"Di questi professori che hanno dovuto lasciare le loro Università a causa delle guerre e delle violenze - spiega Garito - abbiamo memorizzato su Internet le loro conoscenze scientifiche e le abbiamo messe a disposizione anche dei loro studenti che non hanno più l'opportunità di incontrarli e frequentarli nelle università di origine. Le università sono sempre state dei veri strumenti di pace, rispetto per le differenze, un melting pot di identità internazionali nonché autrici dei capitoli più creativi della storia".
Il progetto presentato all'Onu
Il progetto é recente, e quindi ad oggi un solo iscritto si è laureato. Si tratta di Jean Robert, uno studente del Camerun che ha ottenuto il diploma di Master in "Europea Law and Policies" con una tesi su "Integrazione europea e politica estera".
È ovvio che per gli studenti-rifugiati lo studio è un cammino fitto di ostacoli. Perciò hanno bisogno di essere seguiti passo dopo passo, non soltanto sul piano della formazione ma anche su quello umano: "Noi abbiamo dei tutor on line che si dedicano ai vari gruppi - spiega il Rettore - controllano continuamente i nostri ragazzi e conoscono bene le loro difficoltà legate alla lingua ma anche al fatto che molti di loro si trovano sotto le tende, dove non c'è collegamento a Internet. In questi casi mandiamo loro Dvd e chiavette con le video lezioni. Gli esami invece si tengono nelle ambasciate. Il nostro obiettivo - sottolinea Garito - è dare agli studenti gli strumenti per potersi esprimere e non essere più disperati. Soltanto riempiendo la loro testa di contenuti e valori potremo recuperare un rapporto diverso e vivere meglio insieme".
Oggi i costi dell'iniziativa sono quasi totalmente a carico di Uninettuno. Soltanto 20 borse di studio sono state pagate nel 2018 dalla Fondazione Cariplo e altri aiuti sono arrivati da un'università tedesca. "Se il numero degli iscritti dovesse crescere saremmo costretti a chiedere un aiuto, ma sono sicura che all'estero lo troveremo". L'università telematica internazionale Uninettuno è l'unico ateneo italiano che entra a far parte dell'Universities Join Together Network, una rete di università provenienti da tutto il mondo, creata per condividere idee e best practice sull'inclusione. Il 7 gennaio scorso il rettore Garito è stato invitato nella sede centrale dell'Onu a New York per illustrare il progetto.