"La politica non può mai perdere l'umanità. Per questo non ho firmato". Lo ha affermato il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, in un comunicato in cui ha spiegato la sua decisione di non firmare il nuovo decreto del ministro dell'Interno, Matteo Salvini, volto a negare l'ingresso, il transito e la sosta nelle acque territoriali della nave dell'Ong Open Arms a seguito della sospensiva disposta dal Tar del Lazio sul precedente analogo provvedimento.
Per la ministra pentastellata "non si può ritenere che siano rinvenibili nuove cogenti motivazioni di carattere generale ovvero di ordine e sicurezza pubblica tali da superare gli elementi di diritto e di fatto, nonché le ragioni di necessità e urgenza, posti alla base della misura cautelare" del Tar della Lazio.
La Trenta fa riferimento in particolare alla "sussistenza di 'fumus boni iuris' (la presunzione di sufficienti presupposti per permettere l'ingresso alla nave in acque italiane, ndr) e 'periculum in mora' (il possibile danno causato da un ritardo nell'adozione del provvedimento, ndr) che anzi si sono verosimilmente aggravati".
"In tale contesto", sottolinea la Trenta, "la mancata adesione alla decisione del giudice amministrativo potrebbe finanche configurare la violazione di norme penali, fermo restando, in ogni caso, che in adesione al 'dictum iuris' sarebbe stato eventualmente necessario inserire nel dispositivo del provvedimento un'esplicita disponibilità all'assistenza delle persone maggiormente bisognevoli".
"Ho preso questa decisione, motivata da solide ragioni legali, ascoltando la mia coscienza", ha concluso la ministra, "non dobbiamo mai dimenticare che dietro le polemiche di questi giorni ci sono bambini e ragazzi che hanno sofferto violenze e abusi di ogni tipo".