In rada a Lampedusa, la Sea Watch apre una domenica di confronto duro all'interno del governo italiano. La ong tedesca ha segnalato ieri uno "stato di emergenza" a bordo, e attende "istruzioni" dal governo italiano, che sembra, invece, paralizzato da un nuovo braccio di ferro tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio a una settimana da cruciali elezioni europee.
Ieri in serata era stato il capo dei Cinque Stelle a sottolineare di voler far riferimento "su questo" al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ha dovuto registrare, invece, la reazione irritata del ministro dell'Interno: "Mi auguro che nessuno mi dica cosa fare - ha affermato Salvini - visto che ho dimostrato che l'immigrazione può essere gestita positivamente. Se qualcuno mi chiamasse e mi dicesse 'falli sbarcare', io dico 'no'" Anche se fosse Conte? "Ma perché? Non vedo il motivo per cui dovremmo aiutare degli scafisti. Questi non sono soccorritori, sono aiutanti dei trafficanti degli esseri umani".
Su Roma, intanto, preme l'Onu, il cui Alto commissariato per i diritti umani ha scritto una lettera al governo italiano in cui critica le direttive emanate dal ministero dell'Interno per vietare l'accesso delle navi Ong ai porti italiani e chiede di interrompere l'iter del decreto sicurezza bis perché "viola i diritti dei migranti".
Secondo la missiva indirizzata al ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi - e trasmessa anche al ministero dell'Interno "la direttiva può incidere in maniera grave sui diritti dei migranti, compresi i richiedenti asilo e le vittime - o potenziali - di detenzione arbitraria, tortura, traffico di essere umani e altre gravi violazioni dei diritti umani".
Moavero ha confermato di aver ricevuto dalla Rappresentanza permanente presso le Nazioni Unite a Ginevra la lettera, che "è stata trasmessa anche al ministero dell'Interno e, naturalmente, riceverà da parte del Governo la dovuta attenzione, in coerenza con il tradizionale rispetto degli impegni internazionali e dell'assoluta tutela dei diritti umani", spiega ancora la Farnesina.
La replica del Viminale: "L'Onu si occupi del Venezuela"
Il Viminale replica con toni duri al richiamo dell'Alto commissariato Onu per i diritti umani che ha segnalato possibili violazioni con il decreto Sicurezza bis. "L’autorevole Onu dedichi le energie all’emergenza umanitaria in Venezuela, anziché fare campagna elettorale in Italia", affermano fonti del ministero dell'Interno. "Il Viminale - aggiungono le fonti - non ha sottovalutato la lettera dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani dell’Onu, soprattutto alla luce della competenza e dell’autorevolezza delle Nazioni Unite in materia. Autorevolezza testimoniata da alcuni Paesi membri dell’Onu come Turchia e Corea del Nord".
"È quindi singolare che l’Alto Commissariato per i Diritti Umani non si fosse mai accorto che la multa per chi favorisce l’ingresso non autorizzato di immigrati fosse già presente da tempo nell’ordinamento italiano (articolo 12 del Testo unico sull'immigrazione): il Decreto Sicurezza Bis aggiorna la norma - proseguono le fonti - una svista che gli uffici del ministero dell’Interno avrebbero segnalato riservatamente agli autori della lettera, se solo l’Alto Commissariato l’avesse inviata prima al Viminale e poi - eventualmente - ai media e non viceversa". "Da parte del ministero dell’Interno - concludono le fonti - resta confermato l’auspicio di vedere approvato il decreto Sicurezza Bis nel Cdm di lunedì, ritenendolo necessario, urgente e tecnicamente ineccepibile".
Di Maio: "Commento surreale, testo non ancora discusso"
Il vicepremier M5s Luigi Di Maio commenta le critiche dell'alto commissario Onu per i diritti umani sul decreto sicurezza bis: "A me sembra surreale che l'Onu commenti un decreto che non abbiamo ancora discusso in Consiglio dei Ministri e che io neanche ho letto nel suo testo ufficiale, da vice presidente del Consiglio", dice Di Maio.
"È ancora allo studio dei tecnici che lo stanno vagliando in pre-consiglio e lo stanno ri-organizzando dove ci sono delle questioni tecniche da affrontare. Credo che su questo abbiamo raggiunto un livello tale per cui c'è una critica preventiva di un testo che non è stato ancora, non dico approvato, ma nemmeno discusso in consiglio dei ministri. Questo mi sembra un po' assurdo", aggiunge il leader 5 stelle.
Di Maio spiega poi di essere "in contatto con il presidente del Consiglio: prima di farli sbarcare e avviare il meccanismo del regolamento di Dublino, noi dobbiamo avere la garanzia che l'Europa prenda in carico quei migranti, altrimenti resteranno solo in carico all'Italia". "Quindi io credo che da questo punto di vista la politica migratoria che abbiamo portato avanti fino ad ora sia una politica efficace perché prima di qualsiasi sbarco vogliamo avere la certezza che la maggioranza delle persone che sono su una nave e che si avvicinano alle coste italiane vadano in altri paesi europei", ha concluso Di Maio.
Le chiese protestanti pronte ad accogliere
"Mettiamo a disposizione le nostre strutture di accoglienza in Italia e le relazioni con le chiese sorelle d'Europa per approntare un piano di ricollocazione in Europa di una quota dei migranti soccorsi dalla Sea Watch". Lo afferma in un comunicato il pastore Luca M. Negro, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia. "Accogliere i migranti in fuga dalle persecuzioni - continua - è dovere civile di ogni democrazia; ma per noi evangelici è anche un servizio al prossimo radicato nella tradizione biblica e un imperativo della nostra fede".
"Tutte le chiese che compongono la Fcei hanno solide relazioni con le loro sorelle in Europa, molte delle quali sono attivamente impegnate in programmi d'accoglienza dei migranti. Siamo convinti che la collaborazione tra governi nazionali, istituzioni europee e società civile sia essenziale per la costruzione di una politica di accoglienza efficace e rispettosa dei diritti umani", aggiunge Negro.