Le Nazioni Unite hanno fatto sapere oggi che, nonostante il numero di migranti e rifugiati che attraversano il Mediterraneo per raggiungere l’Europa sia diminuito drasticamente, la probabilità di morire durante la traversata è cresciuta in modo esponenziale.
A rivelarlo, durante una conferenza stampa tenuta oggi a Ginevra è stato il portavoce dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) per Asia ed Europa, Charlie Yaxley, secondo cui “il numero di persone che salpano in mare è diminuito, ma il tasso di morti è aumentato in modo piuttosto netto”.
Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), nel 2018, più di 1.400 persone sono morte mentre cercavano raggiungere l’Italia dalla Libia lungo la rotta del Mediterraneo centrale.
Nel primo semestre di quest’anno, gli arrivi in Italia e a Malta sono diminuiti a meno di 17 mila, rispetto agli 85 mila dello stesso periodo del 2017, tuttavia una persona su 19 è morta nel tentativo di effettuare la traversata, rispetto a un tasso di una su 38 registrato nello stesso periodo dell’anno scorso.
"Questo suggerisce che le persone vengono spinte a intraprendere viaggi sempre più disperati e pericolosi", ha detto Yaxley, sottolineando l'urgenza di rafforzare le capacità di ricerca e di soccorso in mare. "Ogni nave con la capacità di assistere le operazioni di ricerca e soccorso dovrebbe essere autorizzata a venire in aiuto di coloro che ne hanno bisogno e successivamente a sbarcare le persone soccorse nel più vicino porto sicuro”.
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"Se alle navi viene negato il permesso di sbarcare, i comandanti delle navi possono ritardare la risposta alle chiamate di soccorso considerando la possibilità di rimanere bloccati in mare per giorni e giorni”, ha denunciato il portavoce dell’Unhcr. “C'è un rischio reale che questo metta a repentaglio vite umane in mare”.
Dopo la caduta e l’uccisione del dittatore libico Muhammar Gheddafi, avvenuta nel 2011, la Libia è precipitata in un complesso conflitto armato tuttora in corso. Il paese, da sempre sulla rotta illegale dei migranti tra l’Africa sub sahariana e le coste italiane è diventata così sempre più un luogo di transito e sfruttamento di queste persone che desiderano raggiungere l’Europa.
Secondo l’Unhcr, almeno 400 migranti sono morti in mare tra venerdì 29 giugno e lunedì 2 luglio, mentre diversi paesi europei, come l’Italia demandano sempre di più alle autorità libiche i soccorsi dei migranti. Durante una conferenza stampa tenuta a Tripoli, il direttore dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), William Lacy Swing, ha chiesto alle autorità libiche di non detenere i migranti soccorsi o intercettati dalla Guardia costiera del paese nel mar Mediterraneo.
Secondo il direttore dell’Oim, i migranti riportati in Libia dovrebbero essere trasferiti in “centri di accoglienza” da cui possano poi essere rimpatriati nei paesi d’origine. Da fine novembre, l’Oim ha aiutato a rimpatriare per via aerea 35mila migranti trattenuti nei centri di detenzione della capitale libica. Altri 10mila ono stati rimpatriati dalla Libia via terra attraverso Agadez, in Niger.
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