“Ho provato 10 volte ad attraversare la frontiera con la Francia nelle ultime settimane, 8 volte a piedi e 2 volte in treno. Ogni volta la polizia francese mi ha fermato, ammanettato. Più volte mi hanno picchiato e ogni volta rimandato a piedi in Italia”. Così Sheref (nome di fantasia), 16 anni, fuggito da solo dal Ciad, dove guerra e carestia stanno generando una delle più gravi emergenze umanitarie del mondo, racconta la sua storia, mentre si accinge ad affrontare un'altra notte al freddo dell’inverno, senza sapere nulla di ciò che gli riserverà il domani. L’inferno che ha dovuto attraversare in Libia, dove si è imbarcato per raggiungere l’Europa, non è poi tanto lontano.
Quella di Sheref è solo una delle storie raccolte nelle prime settimane di lavoro dell’unità mobile di Open Europe a Ventimiglia, dove centinaia di migranti, per lo più fuggiti da Paesi in guerra (Sudan, Iraq, Afghanistan, Eritrea e altri ancora), si ritrovano a vivere sotto un cavalcavia, lungo il fiume Roia, fuori dal sistema di accoglienza per i richiedenti asilo.
La gran parte tenta di attraversare il confine con la Francia, mettendo a rischio la propria vita lungo sentieri di montagna, la ferrovia o i cavalcavia dell’autostrada.
Duecento migranti allo stremo: 1 su 3 è un minore
A Ventimiglia "è in atto una vera e propria emergenza umanitaria" dicono Oxfam e Diaconia Valdese a intervenire al confine Italia-Francia per garantire diritti e beni di prima necessità a centinaia di migranti, circa 700. In 500 vivono nel centro di transito gestito dalla Croce Rossa, mentre oltre 200 dormono all’aperto nel campo improvvisato lungo il greto del fiume Roia. Tra loro circa 1 su 3 è un minore non accompagnato.
Cosa fanno Oxfam e Diaconia Valdese
“Ogni giorno incontriamo ragazzi come Sheref, respinti dalla Francia. – raccontano Chiara Romagno responsabile dell’intervento di Oxfam Italia a Ventimiglia e Simone Alterisio, operatore della Diaconia Valdese – Ci sono anche madri con figli molto piccoli, magari a loro volta fuggite quando erano minorenni da conflitti, come quello in Somalia, che si ritrovano a vivere in una totale assenza di diritti e servizi essenziali. Una condizione non lontana da quella infernale della loro provenienza. A loro ogni giorno rivolgiamo tutti i nostri sforzi, distribuendo coperte, scarpe, cappelli per affrontare il freddo della notte”.
L’unità mobile di Open Europe, costituita da due operatori socio-legali e un mediatore linguistico-culturale, oltre a distribuire kit di prima necessità ai migranti, identifica i casi di abuso fornendo, là dove necessario, assistenza legale per presentare ricorso verso il decreto di respingimento a supporto di un’eventuale richiesta di protezione internazionale. Vengono inoltre date informazioni sui servizi presenti sul territorio e i rischi connessi all’attraversamento della frontiera italo-francese.
L’appello per i minori
“I minori migranti hanno diritto di chiedere protezione internazionale in qualunque Stato membro dell’Unione europea si trovino. A stabilirlo è una sentenza del 2014 della Corte di Giustizia, per questo i respingimenti dalla Francia sono un abuso intollerabile. - afferma il direttore dei Programmi in Italia di Oxfam, Alessandro Bechini – Chiediamo quindi alla Commissione europea e agli Stati membri che vengano messe in atto tutte le procedure affinché i diritti - in particolare di minori fuggiti da guerre, persecuzioni e povertà - vengano sempre garantiti. In questa direzione anche l’Italia può fare la sua parte: ad esempio riducendo i tempi necessari per le procedure di ricongiungimento familiare e garantendo così canali di accesso sicuro verso l’Europa”.