I medici militari in soccorso della sanità molisana. La richiesta ai ministeri della Salute e della Difesa arriva dal commissario per l'attuazione del piano di rientro dal deficit, il generale Angelo Giustini, nominato l'anno scorso dal governo. I camici bianchi dell'esercito dovrebbero essere impiegati nelle corsie degli ospedali della regione per 5-6 mesi, in attesa dell'espletamento dei concorsi. "Il nodo - ha spiegato Giustini - è come uscire da una situazione che sta mettendo a repentaglio il diritto alle cure, costituzionalmente garantito".
Il blocco delle assunzioni, i pensionamenti e i concorsi andati deserti a causa della mancata programmazione sanitaria, hanno ridotto i medici in servizio, al punto che interi reparti sono scoperti e, quindi, rischiano la chiusura. Nei mesi scorsi il commissario aveva anche pensato di coinvolgere i professionisti in pensione, ma l'idea non e' andata a buon fine. Da qui l'appello al ministero della Difesa, che ha individuato circa 100 medici (ortopedici, ginecologi, chirurghi, anestesisti) pronti per essere impiegati.
"Ai molisani - ha aggiunto il commissario - va tutta la nostra solidarietà. C'è bisogno che ognuno faccia la propria parte, affinché venga evitato il razionamento dell'offerta sanitaria pubblica nella regione".
"Questa misura tampone potrà avere qualche effetto positivo - commenta il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo) Filippo Anelli - a condizione che, per sostituire i colleghi, vengano chiamati colleghi della sanità militare che siano specialisti nelle branche scoperte. La carenza di specialisti - continua Anelli - così come quella dei medici di medicina generale, non nasce ora: era prevista almeno da dieci anni. Bisogna prendere atto che il problema esiste e che la sua gestione non può essere lasciata in mano alle singole regioni ma va gestita a livello centrale".
Secondo il presidente della Fnomceo "non servono misure emergenziali locali che finiscono per forza di cose per essere incoerenti e disorganiche. Quella che occorre è una programmazione seria ed efficace del fabbisogno di specialisti, accompagnata da un piano a carattere straordinario e 'a scadenza' che, nelle more della formazione di un numero adeguato di nuovi specialisti, permetta agli ospedali di assumere gli specializzandi dell'ultimo anno. Questo metterebbe subito a disposizione 5000 medici pronti ad essere impiegati nel Servizio sanitario nazionale e, nel contempo, consentirebbe di liberare 5000 borse per formare i colleghi già laureati e che non trovano posto nelle Scuole di Specializzazione".
Conclude Anelli: "Sosteniamo dunque l'impegno del Ministro Grillo che, dopo aver aumentato di 1800 le borse, sta ora lavorando per aprire a questa possibilità. Proprio oggi a Bari è partita l'affissione dei manifesti della campagna Fnomceo 'Offre l'Italia', sul disagio che spinge i giovani medici a fuggire all'estero, per specializzarsi e lavorare, aggravando ulteriormente la carenza italiana. Bene, facciamo sì, tutti insieme, che questo non debba mai più accadere: che nessun giovane medico sia più costretto a lasciare il paese, che nessun cittadino rimanga senza cure".