Il gioco in scatola in aiuto della neuroriabilitazione. Programmare le mosse, discriminare i colori, equilibrare le risposte, coordinare i movimenti: quello che per molti puà essere un semplice divertissement, per chi ha subito un ictus può rappresentare un’integrazione lavoro della Medicina riabilitativa.
All’IRCCS Pavia-Boezio della Maugeri, specializzato in riabilitazione neuromotoria, hanno lanciato una singolare alleanza con l’associazionismo ludico per proporre ai pazienti questo supplemento terapeutico, che consente anche una maggiore socializzazione.
A favorire l’iniziativa il primario dell’Unità operativa di neuroriabilitazione, Alberto Zaliani, appassionato di giochi in scatola, e un giovane psicologo, Federico Marra, che aveva svolto proprio nell’Istituto pavese un tirocinio post-laurea, affiancando la psicologa Cinzia Sguazzin nel lavoro con pazienti con patologie neurologiche, acquisite o degenerative.
“È stato in quel periodo che ho intuito infatti le potenzialità terapeutiche del gioco, di cui sono appassionato da sempre”, spiega Marra, 27 anni, leccese, che proprio nel suo periodo “pavese” ha conosciuto i volontari di Aerel, associazione cittadina che promuove il gioco in scatola e di ruolo.
“Nell’esperienza ludica”, spiega Marra all’AGI, “si stimolano cognitivamente i pazienti, nella ricerca visiva, nel sostegno all’attenzione, nella pianificazione delle mosse, nell’inibizione delle risposte dei pazienti frontali”. Si tratta di disturbi che spesso caratterizzano le cerebrolesioni acquisite e per le quali la Medicina riabilitativa neuromotoria fa un lavoro decisivo.
Con i volontari di Aerel, Marra ha portato in via Boezio dei giochi pensati proprio per chi soffre di alcuni specifici deficit cognitivi. Come Dobble “dove l’abilità sta nell'associare uno stimolo visivo presente sulla propria tessera con uno dei simboli presenti nella tessera posta al centro del tavolo”.
Con Chromino, una sorta di domino colorato e con più colori sulla stessa tessera, “entra in gioco la risposta visiva: si tratta di riconoscere, denominare il colore, in un dedalo di pezzi”. Giocando a Quoridor, invece, le persone ricoverate in Neuroriabilitazione si impegnano “in una specie di partita a dama ma con una sola pedina, con la quale arrivare dall’altra parte della plancia di gioco, evitando le barriere che l’avversario potrà metter in campo”.
Con Bellz a essere sollecitata è l’abilità delle braccia: si tratta infatti di ‘pescare’ con una calamita alcune campanelle al centro del tavolo da gioco e poi, con il proprio bersaglio, sollevare le altre: “La bravura”, osserva Marra, “sta appunto nel tirar su per prima la campanella assegnata e non le altre: un contesto ideale per chi abbia sofferto di lesioni che hanno interessato una parte del corpo e ne stia cercando di riacquistare l’uso”.
“L’Istituto è sempre attento ai bisogni dei pazienti”, spiega il primario Zaliani, “e siamo lieti di poterci aprire a iniziative come questa, che coinvolgendo un professionista che abbiamo conosciuto da vicino, coniugando risvolti sociali e di ricerca”.