Quando la testa del corteo arriva in piazza Duomo, la coda, distante un paio di chilometri, non si è ancora mossa dall'inizio. Per gli organizzatori e l'assessore milanese alle Politiche Sociali Pierfrancesco Majorino sono 200 mila i partecipanti alla marcia antirazzista 'People - prima le persone', un'idea promossa lo scorso autunno da una trentina di associazioni impegnate nella difesa dei diritti che ha raccolto subito l'adesione del Comune. La lunga 'passeggiata' nel centro di Milano tra musica, carri, balli e palloncini col disegno del mappamondo vede affiancati mille associazioni, una trentina di Comuni col gonfalone, tra cui quello di Riace, leader politici e sindacali, famiglie con bambini, migranti arrivati da tutta Italia.
Tra i presenti, il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e l'ex segretario reggente del Pd, Maurizio Martina, l'ex presidente della Camera Laura Boldrini, la leader radicale Emma Bonino e l'ex primo cittadino Giuliano Pisapia.
In questa folla festosa il sindaco Beppe Sala scorge "uno spartiacque tra apertura e chiusura, tra qualche sogno autarchico, che si manifesta nell'idea di trasmettere solo canzoni alla radio, e una visione internazionale". Anche il segretario della Cgil Maurizio Landini esalta "questa piazza che non è per mandare un messaggio a Salvini ma al Paese che chiede di partecipare e cambiare le politiche economiche".
Al Ministro dell'Interno, vengono riservati slogan poco gentili e qualche presa in giro, come quella 'trasformarlo' in manifestante coprendosi il volto con la sua maschera e mostrando il cartello 'No Cpr, no lager, né in Libia, né in Italia'. In generale, Governo e partiti restano fuori da cori e manifesti, sembra interessare di più l'affermazione dell'idea di un mondo inclusivo. Unici vessilli di partito sono quelli di Rifondazione Comunista, dei Verdi e del Partito Comunista Italiano.
"L'integrazione è naturale, è già iniziata da molto tempo e non si puo' fermare", considera David, 28 enne scappato dalla Costa d'Avorio per la guerra e arrivato da Arezzo per dire il suo no al razzismo. In testa al corteo ci sono le 'Mamme per la pelle', tra le prime ad attivarsi per dare impulso alla marcia. "Il clima si è inasprito - spiega Adriana Pumpo, nel direttivo dell'associazione nata da una lettera scritta da una madre adottiva a Salvini - e sono molti gli episodi di razzismo degli adulti nei confronti dei bambini".
Molti anche i lavoratori a contatto tutti i giorni coi migranti: "Veniamo da un centro di accoglienza vicino a Brescia - dice Giulia - per dire no a questa assurda politica dell'accoglienza senza dignità di cui sono responsabili anche i governi precedenti". Accanto a lei, sorride Vazoumana, un giovane ivoriano ospite del centro: "È bellissimo che tanta gente sia qui oggi per noi".