Una settimana per decidere. È il tempo che si è presa la Corte d'Assise di Macerata per dare una risposta alla richiesta della procura della Repubblica di effettuare una perizia psichiatrica su Luca Traini, il 28enne di Tolentino, accusato di tentata strage aggravata dall'odio razziale, sei tentati omicidi, porto abusivo d'arma e altri reati minori. In aula, oggi, ci sono anche alcune delle persone ferite a colpi di pistola lo scorso 3 febbraio dall'uomo con la testa rasata e la zanna di lupo di stampo nazista tatuata a lato della fronte. La Corte d'Assise presieduta da Claudio Bonifazi, con Enrico Pannaggi giudice a latere e altri sei giudici popolari ha dunque fissato nel 16 maggio la prossima udienza. La corte ha ammesso il rito abbreviato e disposto che il procedimento vada avanti a porte chiuse.
L'arrivo in aula
Camicia amaranto, pantaloni scuri, Traini è arrivato all'ingresso carraio del tribunale su un furgone della polizia penitenziaria dove ad attenderlo c'erano giornalisti e fotografi. È stato immediatamente fatto scendere e scortato all'interno dell'edificio. Davanti al tribunale c'era una piccola folla di curiosi, che sono stati successivamente ammessi in aula. All'interno tutti gli avvocati delle parti civili e il sindaco di Macerata, Romano Carancini. Il legale di Traini, Giancarlo Giulianelli, ha chiesto al presidente della Corte di far svolgere il processo con il rito abbreviato e, successivamente, sono iniziate le operazioni per la costituzione delle parti civili.
Il giorno del raid
Il 3 febbraio il raid: Traini carica la sua Glock e a bordo di un'Alfa 147 semina il panico tra le vie del centro di Macerata. Il suo obiettivo sono esclusivamente cittadini di colore, tutti quelli che incontra sul suo percorso. La città è sotto scacco per quasi due ore, durante le quali riesce a colpire sei migranti, la sede del Partito democratico e le vetrine di alcuni bar. Prima di consegnarsi ai carabinieri, Traini si reca a pregare sul luogo del ritrovamento del cadavere di Pamela Mastropietro, dove lascia una candela con l'immagine del duce e una scatola di proiettili vuota. Il raid xenofobo si conclude nella Piazza della Vittoria, dove c'è il Monumento dei Caduti: il tricolore sulle spalle, il saluto fascista a chi era presente e poi l'arresto senza opporre resistenza. Ai militari dell'Arma che l'hanno interrogato lo stesso giorno, l'uomo ha confermato di essere responsabile del raid e di averlo fatto per vendicare la morte di Pamela.
Le vittime in aula
Sono state 15 le richieste di costituirsi parte civile davanti alla Corte d'Assise e 13 quelle accettate dalla corte. Ai feriti, si sono aggiunti una settima persona scampata all'agguato; il Comune di Macerata rappresentato in aula dal sindaco Romano Carancini; il Partito democratico la cui sede della sezione di Macerata è stata colpita dai colpi di pistola di Traini; l'Acsim, associazione culturale che eroga servizi agli immigrati; una donna che ha avuto l'auto danneggiata e i titolari del Terminal e del Babau, discoclub di Sforzacosta dove, alle 11 del 3 febbraio scorso, è iniziato il raid. Tra i feriti è vivissimo il ricordo dei colpi della Glock di Traini. "Jennifer non c'è: è malata e terrorizzata dal trovarsi di fronte il suo presunto assassino", ha spiegato Raffaele Delle Fave, che difende gli interessi della 25enne nigeriana colpita alla spalla sinistra, l'unica che ha suscitato il pentimento di Traini ("Mi dispiace di averla colpita", dirà l'uomo agli inquirenti) e che ha chiesto un risarcimento danni per 750 mila euro. Muhammad Touré, maliano, ha tirato su la polo per mostrare l'ampia ferita al costato: era il più grave tra i feriti e il suo legale, Gianfranco Borgani, ha sottolineato prima di entrare in aula come "non sia facile spiegare come qualcuno l'abbia individuato come bersaglio".
Negato al Pd di costituirsi parte civile
L'avvocato, che difende anche un altro dei feriti, ha raccontato che "i due sono bravissimi ragazzi, impiegati in un progetto e che stavano imparando l'italiano". Nel corso dell'udienza, la Corte d'Assise di Macerata, ha respinto la richiesta di costituirsi parte civile presentata dal Partito Democratico, ma ha accettato quella della sezione maceratese di Via Spalato, centrata a un vetro da un proiettile. Per la corte, i dem nazionali non sarebbero stati direttamente danneggiati dall'azione di Traini. Analogamente, è stato rigettata anche la richiesta presentata dall'Acsim, l'Associazione centro servizi immigrati Marche con sede a Macerata.
Il racconto dell'insegnante: "In storia era bravissimo"
Tra i presenti davanti Palazzo di giustizia, anche l'insegnante di lettere di Traini all'epoca della terza media. "Penalmente va perseguito, ma umanamente va sostenuto", spiega Patrizia Meloni, in attesa di assistere alla prima udienza del processo. La donna ha detto che cercherà "di raggiungerlo, di scrivergli, di poterlo vedere perché è una cosa che sento". "Sono convinta che il contesto abbia agito molto negativamente su di lui" ha aggiunto "le vicende personali e i suoi problemi, che forse non ha saputo risolvere nella sede opportuna e, quindi, ha avuto questo scivolone grosso, che va condannato assolutamente in tutti i modi". "La storia era la sua passione - ha ricordato l'insegnante di Traini -, tant'è vero che, nonostante la facessi a livelli molto alti con il testo del Brancati, lui aveva un voto altissimo, era bravo e aveva passione per questa materia e, alla fine dell'anno, mi confessò con estremo imbarazzo che ammirava tanto Mussolini. Ci feci una risata sopra sperando che la cosa rientrasse e, invece, no", ha concluso la professoressa.