A ben guardare l’elemento che meglio racconta tutta la storia della crisi idrica che sta rischiando di lasciare parzialmente senza acqua un milione e mezzo di persone a Roma e nell’area metropolitana, è quella sgangheratissima asta idrometrica che il Parco dei Laghi di Bracciano e Martignano ha affisso al pontile degli Inglesi a Bracciano. E’ questa asta che sta segnando incessantemente da almeno otto mesi, il declino del livello del lago di Bracciano e con esso della possibilità di approvvigionamento per la metropoli di Roma. Oggi, grazie alle piogge di queste ultime ore, l’asta ha avuto un flebile sussulto e per la prima volta da almeno 4 mesi è tornata a crescere, anche se di un solo centimetro. Siamo a meno 164 centimetri. Sotto il livello di guardia per la sicurezza dell’ecosistema. Da domani, col Sole dell’estate, tornerà di nuovo a scendere.
La questione, così apparentemente complessa e drammatica - è la prima volta che si paventa una interruzione del servizio idrico a Roma - è però tutta legata a questa asta e a dove arriverà il livello del lago quando questa storia, con le piogge autunnali sarà finita. Sono i dati che fin dall’inizio hanno dominato e domineranno questa storia. Bene ha fatto Riccardo Luna, direttore dell'Agi, a sfruttare la nuova procedure del Foia per chiedere al Comune di Roma i dati relativi al dossier acqua: consumi, prelievi, perdite, ecc.
In queste ore al Campidoglio è in corso un durissimo confronto tra la regione Lazio da una parte, Acea e Comune di Roma dall’altra. Sul tavolo c’è la necessità di trovare una soluzione che permetta di superare il blocco dei prelievi dal Lago imposto ad Acea dalla regione e occorre anche trovare in fretta una soluzione che permetta di sostituire dei 1058 litri d’acqua al secondo cui il presidente di Acea, Paolo Saccani non si può proprio rinunciare.
Sembra incredibile che la situazione sia in questi termini e che questo flusso di acqua che arriva dal lago di Bracciano (otto per cento del totale dell’acqua che arriva a Roma ogni giorno, spiega Acea) sia così importante al punto da far entrare in crisi tutto il sistema. Acea è ricorsa subito contro la decisione della Regione e ha trovato nel Comune, suo principale azionista, un sostegno concreto. L’ipotesi di un blocco delle forniture idriche fa davvero paura a tutti, anche a chi vive sulle rive del lago e in questi mesi ha richiamato l’attenzione sui problemi che stavano emergendo.
La questione dei dati tuttavia non è solo scientifica e quantitativa. Anzi, si tratta di una questione che è prevalentemente politica. Dietro a questi dati e a questi valori simbolicamente tracciati dalle aste idrometriche, si nascondono scelte politiche che hanno come diretta conseguenza costi ambientali, sociali ed economici. Intorno a quei numeri sarà segnato e regolato il modo con cui la città di Roma, o meglio, la Metropoli di Roma affronterà i suoi problemi inefficienza e il suo rapporto con le risorse ambientali necessarie alla sua stessa sopravvivenza.
Si misurerà da quei numeri la capacità di saper prevenire le crisi legate ai cambiamenti climatici. Se si vuole continuare a prelevare acqua - e sappiamo che Acea lo ha fatto ininterrottamente negli ultimi sette mesi ad un livello mai raggiunto prima - si deve anche dire fino a dove sarà possibile farlo. Il Sindaco di Roma, deve essere in grado di fissare il prezzo e il costo dell’acqua dei romani, e deve dire lei qual è la soglia minima di prelievo dal lago di Bracciano. A che punto Acea deve fermarsi? A meno 200? A meno 250? O ancora più in basso. Sulla base di quali informazioni e di quali ricerche sarà fatta questa scelta?
La questione è tutta li.