“Il mondo dell’ambientalismo non è una cloaca di cialtroni litigiosi, come ha detto Jovanotti giustamente esasperato. Ma una cosa è certa: le sue parole ci hanno messo davanti ad uno specchio, a domandarci chi siamo veramente e come vogliamo lottare per salvare il mondo”. Parla così, molto apertamente e anche in maniera autocritica, Donatella Bianchi, 55 anni, presidente del Wwf (World wild life found Italia). E lo dice in un’intervista a la Repubblica all’indomani dello sfogo del cantante sui social dove ha avuto modo di scrivere, testuale, in un posto sulla sua pagina Facebook: “Il mondo dell'ambientalismo è più inquinato dello scarico della fogna di Nuova Delhi!”
Parole forti, accuse pesanti, che hanno provocato la reazione sdegnata del mondo ecologista, che ha reagito piuttosto indispettito per le accuse riservate, partite dalle polemiche innescate dal tour estivo del cantante che ha organizzato una serie di concerti – il Jova Beach Party assieme al Wwf – lungo le spiagge che delineano la costa della penisola. La preoccupazione e le polemiche seguite all’annuncio di Jovanotti si intraprendere il tuor lungo i lidi si era infatti concentrata sul fatto che al termine dei concerti le spiagge potessero risultare un immondezzaio di cartacce, bottiglie di plastica e in vetro e quant’altro, lasciate e abbandonate sugli arenili. Cosa per altro non verificatasi.
Così Jovanotti aveva anche scritto che “non mi sarei mai aspettato" che "il mondo dell'associazionismo ambientalista fosse così pieno di veleni, divisioni, inimicizie, improvvisazione, cialtroneria, sgambetti tra associazioni, protagonismo narcisista, tentativi di mettersi in evidenza gettando discredito su tutto e su tutti, diffondendo notizie false, approfittando della poca abitudine al ‘fact checking’ di molte testate”, per poi concludere nel modo citato. E ora?
Ora dalle colonne del quotidiano diretto da Carlo Verdelli, la presidente del Wwf Italia, dice che Jovanotti ha usato parole “comprensibili” perché “sono stati mesi di attacchi assurdi a lui e al Wwf per i concerti sulle spiagge”. Ovvero, “un attacco alle buone intenzioni”. Che nell’idea del cantante e dell’Associazione ambientalista era quella di sensibilizzare sui temi dell’ambiente, mentre le polemiche era sostenute sui social da chi “cercava 15 minuti celebrità” dice Donatella Bianchi, che aggiunge: “Almeno ora si parla di spiagge derubate della sabbia, di lidi da proteggere”, restando tuttavia indignata per ritrovarsi “accusati di reati ambientali quando il nostro obiettivo era raggiungere il maggior numero di persone che normalmente non si occupa di natura”. E per lanciare un messaggio di tutela del mare e contro l’abbandono della plastica, Jovanotti che è “sensibile al problema e parla al cuore della gente, lo ha fatto con entusiasmo”.
Per la verità, le polemiche più che dalle grandi associazioni ambientaliste nazionali, “con le quali lavoriamo benissimo”, sottolinea Bianchi nell’intervista, sono arrivate “soprattutto via social da privati che si nascondevano dietro nomignoli, o piccole associazioni locali che magari cercavano visibilità”. Tutta colpa della Rete, insomma, “dove si moltiplicano gli insulti”. E dove basta che uno dia il là e tutti gli altri ci vanno dietro.
Tuttavia resta un problema: cosa è cambiato nel rapporto tra gli ambientalisti e tra le associazioni. Problemi? La presidente del Wwf non elude il problema e spiega che “un tempo sul lupo, sull’orso, ora la sfida è globale, sul cambiamento climatico. Io credo che non bisogna chiudersi a riccio in microbattaglie ma diventare movimento di massa”. “Non bisogna stare nella torre d’avorio” dice Bianchi, facendo solo avanguardia” bensì “lavorare per un green new deal che cambi le regole del quotidiano e trovi nella politica gli strumenti per diffondersi”. E per convincere chi ambientalista non lo è ancora. Infatti, chi ha partecipato “dopo la musica ha raccolto le proprie bottiglie”. Segno di civiltà, coscienza e progresso.