La tragica esplosione del 6 agosto sulla A14 di un tir che trasportava GPL, sarà una sequenza di immagini difficile da dimenticare, soprattutto ci costringe a chiederci quale sia il reale pericolo che corriamo viaggiando accanto a mezzi adibiti al trasporto di merci pericolose. Quanti sono realmente i tir pericolosi che incontriamo ogni giorno sulle nostre strade? Sappiamo quali sono le regole stradali che dovrebbero osservare. E loro, gli autisti, le conoscono? E quanto le rispettano?
Qualche numero
I mezzi con targa italiana, tra camion e tir, che attualmente percorrono le strade della penisola trasportando materiali potenzialmente letali sono circa 78 mila. In totale, i mezzi pesanti presenti sul territorio si aggirano sui 4 milioni. Secondo l’Eurostat, nel 2017 i trasporti di merci pericolose, soprattutto infiammabili come diesel, benzina, cherosene, solventi e vernici, è nettamente aumentato. È stato calcolato che ogni giorno sulle nostre autostrade circolino circa 10 mila potenziali bombe. Una cifra impressionante: 10 mila mezzi sottoposti a duri controlli e dettagliatamente regolamentati dall’accordo internazionale Adr, siglato per la prima volta negli anni ’50 e aggiornato ogni due anni per andare incontro all’esigenza di spostamento di materiali sempre più innovativi.
Tutt’oggi, comunque, come riposta La Stampa, solo circa il 30% dei guidatori di autocarri dispone del certificato Adr. Multe severe, secondo le aziende, che vengono controllate su strada con una possibilità dell’8%, percentuale di molto superiore a quella di un normale automobilista; controlli che la polizia stradale opera anche in accordo con l’Unione Europea che obbliga un minimo annuo di controlli a campione. La circolazione di tir e camion in realtà quindi è rigidamente regolamentata, ma al posto di guida troviamo pur sempre un essere umano, che potrebbe commettere errori fatali o che quelle regole potrebbe anche aggirarle o addirittura ignorarle.
Un problema antico
Era il novembre del 2016 quando Le Iene realizzavano un servizio considerando per la prima volta i camionisti come potenziali bombe; questo perché l’incidente di ieri non è assolutamente il primo. Le cause dell’incidente di Bologna non sono state ancora accertate (l'indagine della magistratura è stata appena avviata) e dal video sembra semplicemente che Andrea Anzolin, 42 anni, unica vittima, che guidava un mezzo di un’azienda di Lonigo, nel vicentino, non abbia frenato in tempo tamponando così un collega bloccato nel traffico.
Esseri umani, soggetti a distrazioni o colpi di sonno, che sarebbero causa di un terzo degli incidenti con i camion. Per questo la legge vieta turni massacranti agli autisti, che spesso arrivano a guidare 14 ore, invece delle 9 massime previste dalle regole, e non consecutive. Tempistiche che dovrebbero essere tenute d’occhio da un tachigrafo digitale, un sistema elettronico installato sui veicoli commerciali (come camion, pullman e autocarri) che registra i tempi di guida e riposo dei conducenti il cui funzionamento si basa su un sistema di tracciatura dei dati relativi a velocità e distanze percorse. Sistema però, come il servizio delle Iene spiega bene, non perfetto e facilmente aggirabile.
Da anni poi si parla di rendere automatico e non disattivabile dall'autista una schermatura interna all'abitacolo dei camion (ma anche delle auto di serie) dello smartphone. L'uso del telefonino in macchina è infatti da anni la prima causa di incidenti stradali (non specificatamente per i tir).