È il giorno dello sciopero sul clima. Oggi, 15 marzo, decine di migliaia di persone, soprattutto giovani, scendono in strada in una sessantina di città italiane e in oltre 100 nazioni (qui la mappa) per manifestare contro il surriscaldamento climatico e contro una classe politica che ha l’obbligo di limitare le emissioni di Co2. E se i manifestanti si armeranno di cartelli intonando slogan sarà solo grazie a un’adolescente svedese, più matura delle coetanee, introversa ma decisa a far sentire la propria voce su un tema che la addolora: il riscaldamento globale.
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Lei è Greta Thunberg, la 16enne attivista che ha ispirato i “#FridaysForFuture” (gli scioperi del venerdì) e che non ci ha pensato due volte ad ammonire i grandi della Terra al vertice sul clima delle Nazioni Unite in Polonia e al World Economic Forum di Davos: sul clima "non voglio che speriate, vi voglio vedere nel panico”, ha detto, dura e incisiva in Svizzera.
Un Nobel per la Pace per Greta
Donna dell’anno in Svezia, tra i 25 teenager più influenti del 2018 secondo Time, Greta Thunberg è stata indicata giovedì per il Premio Nobel per la Pace. La proposta è stata fatta al Comitato dei Nobel - che ogni anno, in autunno assegna il prestigioso riconoscimento - da un gruppo di deputati socialisti norvegesi. "Abbiamo indicato Greta perché la minaccia del clima è probabilmente una delle principali cause di guerre e conflitti. Il movimento di massa che lei ha innescato è un contributo molto importante per la pace", ha spiegato, presentando l'iniziativa, il deputato norvegese Andrè Ovstegard. Ovstegard è uno dei tre parlamentari del partito che ha indicato la giovane svedese, che ha appena 16 anni. Lei su Twitter si dice "onorata e molto grata".
Come nascono gli scioperi per il clima
Era il 20 agosto dello scorso anno quando l’allora 15enne, che frequentava il nono anno di una scuola di Stoccolma, decise di non entrare in classe fino alle elezioni generali del 9 settembre 2018. Il Paese era stato colpito da eccezionali ondate di calore e da incendi boschivi senza precedenti. Per Greta il governo svedese doveva ridurre le emissioni di carbonio come previsto dall'accordo di Parigi sul cambiamento climatico.
E non potendo votare perché ancora minorenne decise di dire la sua rimanendo seduta davanti al Parlamento svedese ogni giorno durante l'orario scolastico, con lo slogan “sciopero della scuola per il clima”. Dopo le elezioni, ha continuato a manifestare ogni venerdì fino a oggi. Poi, venerdì prossimo tornerà a fare lo stesso: si sederà ancora una volta davanti al Parlamento “perché non vedo assolutamente alcun cambiamento”, ha spiegato in un’intervista a Repubblica. E così - o quasi - intendono fare gli studenti del movimento #FridaysForFuture che ha ispirato. Intanto in Italia gli insegnanti chiedono al Miur di includere il tema dell’emergenza climatica nei programmi.
Greta, attivista suo malgrado
Nata il 3 gennaio 2003 in Svezia Greta Thunberg è figlia della cantante d'opera Malena Ernman e dell'attore Svante Thunberg. E’ affetta dalla sindrome di Asperger, come ha raccontato lei stessa al Ted di Stoccolma del 2018. “All’età di 11 anni mi sono ammalata. Ho smesso di parlare e di mangiare. In due mesi ho perso 10 chili. Più tardi mi è stata diagnosticata la sindrome di Asperger e un mutismo selettivo. In pratica parlo solo quando ritengo sia necessario. Questo è uno di quei momenti”, ha detto al pubblico in sala.
Poi ha continuato: “Per quelli che come me sono aldilà dello spettro (autistico) quasi tutto è bianco o nero. Credo che sotto molti aspetti gli autistici siano normali mentre il resto delle persone molto strane. Come quando affermano che il cambiamento climatico è una minaccia seria e poi continuano a comportarsi come sempre”. In un’intervista al Guardian Greta ha spiegato che il suo problema, se così si può chiamare, è che ”penso troppo. Alcune persone possono semplicemente lasciare andare le cose, ma non posso, soprattutto se c'è qualcosa che mi preoccupa o che mi rende triste" racconta.
"Mi ricordo quando ero più piccola e a scuola ci hanno mostrato documentari sulla plastica nell'oceano, sugli orsi polari affamati e così via. Ho pianto per ognuno di essi, ma mentre i miei compagni di classe si preoccupavano per il tempo che durava il video, quelle immagini sono rimaste impresse nella mia testa".
“Stiamo segando il ramo su cui siamo seduti”
Una mobilitazione globale così, forse Greta non l’aveva nemmeno immaginata. Ma non è questo il suo punto d’arrivo dell’attivista che nell’intervista a Repubblica ha spiegato: "Continuerò finché le emissioni di gas serra non inizieranno a scendere così rapidamente da limitare il riscaldamento del Pianeta al di sotto di 1,5 gradi. Ma questo obiettivo al momento è così lontano che nemmeno riesco a immaginarlo”.
Per ottenere qualche risultato però, è necessario che si mobilitino anche gli adulti. "No, non saremo noi a salvare il mondo. Non c'è abbastanza tempo per poter aspettare che noi si diventi adulti con il potere di agire. È necessario che gli adulti di oggi agiscano adesso", spiega la giovane che invita i suoi coetanei non ancora convinti a "studiare la crisi climatica che stiamo attraversando”. “Stiamo segando il ramo su cui siamo seduti e la maggior parte della popolazione mondiale non ha idea delle possibili conseguenze della nostra capacità d’agire”.
Nell’intervista ancora una volta Greta si mostra molto critica nei confronti dell'attuale classe politica globale. Ma il politico che l'ha fatta più arrabbiare in questi mesi non è - come qualcuno potrebbe pensare - Trump, ma lui “è solo un matto molto pericoloso. Io penso siano più pericolosi quei politici che dicono che stanno facendo abbastanza per il clima, mentre stanno grattando solo la superficie”. Ragazzi, politici, adulti, salvare la Terra è compito di tutti. Ora, a partire dallo sciopero di oggi.
Cosa si può e non si può fare durante lo sciopero sul clima
Alcuni giorni fa, proprio sul profilo Twitter di Greta, è comparso un vademecum con le regole da seguire durante l’evento del 15 marzo. In generale possono essere giudicate come una sorta di manifesto politico, una sorta di linea guida da seguire per chi volesse combattere per gli stessi traguardi. Il timore di un escalation violenta e incontrollata deve essere passato per la mente degli organizzatori che, dunque, hanno deciso di giocare d’anticipo. Chi vorrà marciare non dovrà:
• Usare la violenza
• Causare danni
• Imbrattare
• Trarre profitto (economico) dalle sue azioni
• Disseminare odio
Dovrà invece cercare di ridurre più che può la propria “carbon footprint” (parametro che calcola le emissioni di CO2 nell’atmosfera) e, in caso di dibattiti o discorsi, fare sempre riferimento a studi scientifici riconosciuti. Sostanzialmente, tutti dovranno comportarsi come Greta che, oltre ad attenersi scrupolosamente alle regole che ha indicato, non prende più l’aereo per inquinare meno, e ha convinto persino la madre a imitarla.
È vegetariana e a Davos è arrivata in treno, dopo un viaggio durato più di 30 ore. Poi, stanca, Greta ha dormito in una tenda montata accanto all’albergo Schatzalp. Quando ha saputo di essere tra i possibili vincitori del Children's Climate Prize e che i finalisti avrebbero dovuto viaggiare in aereo fino a Stoccolma, Greta si è tirata indietro.