Genova un mese dopo. Una città spaccata in due, di 'miracolati' come si definiscono i genovesi, perché qui tutti passavano da Ponte Morandi sulla A10, quasi ogni giorno. Per la gente del posto era come una tangenziale. Così come tutti hanno ricordi legati al "ponte che tremava". E che un mese fa, il 14 agosto alle 11,36 è crollato trascinando con sè auto, camion e 43 vite, uomini donne e bambini. Giù per 45 metri.
Oggi le due ali della città saranno nuovamente unite - tristemente - col pensiero, in quel minuto di silenzio rotto solo dai rintocchi delle campane di tutte le chiese e dalle sirene del porto. Una giornata dedicata al ricordo in cui tutti sono invitati a interrompere simbolicamente le proprie attività per scendere in strada.
Un cartello avvisa anche i visitatori del grande Acquario di Genova che a quell'ora si rispetterà il minuto di silenzio. Così come faranno anche il presidente della Regione e Commissario per l'emergenza Giovanni Toti e il sindaco Marco Bucci che si recheranno nella zona del disastro, sul ponte vicino a quello crollato, in via Renata Bianchi.
Nel pomeriggio poi la manifestazione e la messa nella Cattedrale di San Lorenzo, con le autorità e il premier Giuseppe Conte per omaggiare i defunti. Tante le ripercussioni di questa tragedia per la quale la Procura di Genova ha aperto una inchiesta per omicidio plurimo colposo, disastro colposo e attentato colposo alla sicurezza dei trasporti, iscrivendo nel registro degli indagati 20 persone che sarebbero coinvolte a vario titolo nell'incidente del ponte, tra cui i vertici di Autostrade Spa e dirigenti tecnici e ministeriali. Ma anche docenti universitari e ingegneri.
Mentre sono 145 le persone che si sono costituite parte civile. Nel vivo degli interrogatori si entrerà proprio domani pomeriggio quando saranno sentiti 3 degli indagati: Antonio Brencich, Bruno Santoro e Mario Servetto per il loro ruolo di relatori del Comitato del Provveditorato per le opere pubbliche, che il primo febbraio aveva dato parere favorevole al 'progetto stralli'.
Sulla 'salute' di questo Ponte se ne sono lette e dette tante. Di certo già nel 1981, solo 14 anni dopo l'inaugurazione del ponte, fu lo stesso architetto che l'aveva progettato, Riccardo Morandi a lanciare l'allarme, preoccupato perché la struttura stava subendo un deterioramento più rapido del previsto.
Si deve aspettare fino al giugno del 2015 affinché Autostrade decida di commissionare a Spea un progetto di rinforzo complessivo, il cosiddetto retrofitting strutturale, che viene consegnato nel settembre 2017; a fine ottobre Autostrade chiede l'autorizzazione a eseguire i lavori al Ministero, dopo un parere del Politecnico di Milano che rilevava la deformazione degli stralli del pilone 9 (quello crollato per intenderci). E a giugno 2018 il via libera: l'atteso decreto ministeriale che approva il progetto. Che purtroppo non ha fatto in tempo a partire.
L'ipotesi al momento è il cedimento strutturale. Per capirne di più il 25 settembre è previsto l'incidente probatorio. Intanto si cerca di far tornare a una parvenza di normalità la vita di chi è rimasto senza casa. E sono in tanti. L'assessore al Bilancio e patrimonio del Comune di Genova Pietro Piciocchi traccia il quadro: "sono 257 i nuclei sfollati. Di questi, 101 cittadini hanno chiesto l'assegnazione di case pubbliche, mentre 138 hanno chiesto un contributo per un'autonoma collocazione. Ci sono ancora 20 nuclei che ci devono far sapere cosa scelgono di fare. A chi ha scelto il contributo il Comune ha già liquidato le prime due mensilità, anticipando le risorse. Quanto alle case, sono 23 quelle già consegnate. E le altre abitazioni assegnate le consegneremo per fine settembre".
L'impatto di quello che è accaduto è a 360 gradi, investe tutti i settori, dal commercio alle scuole, alla viabilità. Secondo i dati raccolti dall'assessore regionale alla protezione civile Giacomo Giampredrone che domani li mostrerà al premier Conte, ci sono 1432 imprese che hanno subito danni diretti o indiretti dal crollo del ponte.
E notevoli sono le ripercussioni anche sugli studenti. "Delle 566 persone sfollate, 101 sono studenti" spiega. Per garantire il diritto allo studio e la continuità didattica è stato attivato un gruppo di lavoro di emergenza scolastica. Inoltre per 563 alunni, tra i 6 e i 14 anni, non sfollati ma che hanno serie difficoltà a raggiungere le loro scuole, è stato attivato dai singoli istituti uno "scuola bus" pubblico.