"Io ero sepolta fino al petto, mia figlia tutta sepolta. Siamo miracolate...ci hanno tirate fuori, non so dopo quanto tempo...non ricordo, sono svenuta più volte". Marina Guagliata è una sopravvissuta, per l'appunto "una miracolata", al crollo della campata centrale del ponte Morandi a Genova, e dopo due giorni riesce a raccontare all'AGI dal suo letto dell'ospedale Villa Scassi l'incubo che ha vissuto e, psicologicamente più che per le ferite, continua a vivere. In un'altra ala dell'ospedale è ricoverata in terapia intensiva la figlia Camilla, 24 anni.
Per lei il quadro clinico è molto serio, anche se per fortuna ora stabile: bacino rotto, alcune costole rotte, un polmone perforato, un braccio fratturato, una gamba schiacciata.
l'angoscia per il futuro
Ci vorrà un lungo tempo prima che Camilla possa tornare a una vita assolutamente normale, sana. Questo angoscia la madre, che alle proprie ferite riportate ed evidenti in volto e alla testa, non ci pensa.
Lei e Camilla erano in un negozio, una cosiddetta 'fabbrica del riciclo', a guardare se ci fosse qualcosa d'interesse, è un hobby che coltivano da tempo. Il negozio si trova in basso, nella zona a ridosso del torrente Polcevera e quindi del ponte Morandi.
Quando la campata centrale è venuta giù, una grossa pietra in cemento ha investito il negozio, seppellendo mamma e figlia.
La bocca piena di detriti
Marina racconta: "Io riuscivo a respirare, il mio viso era libero, ma Camilla era sotto, era coperta. Non la vedevo ma sapevo che era lì, era come se la sentissi, fino a poco prima eravamo vicinissime. E sono riuscita a sentirle una mano e a stringergliela...Sono arrivata anche a toccarle il viso e con la mano le toglievo dalla bocca i detriti. E continuavo a urlare, a chiedere aiuto".
Marina aggiunge che finalmente sono arrivati i soccorsi, "non so dire dopo quanto tempo. So soltanto che i vigili del fuoco sono stati eccezionali, ed anche i poliziotti, e ci hanno liberate da lì". Racconta anche che "quando stavano per tirarmi fuori ho detto di no, ho chiesto che salvassero prima mia figlia. Mi sono risvegliata qui, in ospedale...".
La donna non ricorda nulla degli attimi immediatamente prima di finire sotto i detriti, "ma mia figlia, le ho finalmente parlato ieri, mi ha detto che avevo visto crollare il ponte. Mi ha detto 'mamma, abbiamo sentito un boato, abbiamo guardato fuori da una finestra e hai urlato, ma io questo non me lo ricordo...".
Ora bisogna tornare a casa
Adesso Marina spera solo che la figlia recuperi del tutto, e con lei lo dicono il marito Maurizio Scabini - "Sono due miracolate, mi interessa che tornino a casa. Non m'interessa adesso sapere di chi sia la colpa..." - ed anche l'altro figlio e il fidanzato di Camilla. E sperare di tornare all'attività di famiglia, la 'Luminarie Guagliata', azienda nata nel 1950 e piuttosto nota nel Genovese.
Marina piange sommessamente, ricorda l'emozione provata ieri quando l'hanno portata in barella fino al letto della figlia. Un incontro che è stato come una prima volta nella loro vita, come il loro primo sfiorarsi e sentirsi mamma e figlia. Un momento intenso questo racconto e mettersi a nudo davanti al cronista da un letto d'ospedale, mentre Marina guarda oltre la porta della stanza dove è ricoverata. Quasi come a voler cercare la figlia oltre quella soglia.